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Gerusalemme: Abbas e Netayahu ancora più lontani

Euronews 06/12/2017
Gerusalemme capitale dello Stato Ebraico. Le opposte reazioni dei leader israeliano e palestinese subito dopo l’annuncio ufficiale della scelta dell’amministrazione Trump di riconoscere la città santa come capitale israeliana sono di per sé sufficienti a prevedere quanto il cammino del processo di pace sia destinato a diventare ancora più irto di difficoltà.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “Faccio appello a tutti i Paesi che vogliono la pace ad unirsi agli Stati Uniti nel riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e a spostare qui le proprie ambasciate. Voglio anche assicurare che non ci saranno modifiche di alcun tipo riguardo allo status dei luoghi santi. Israele assicurerà sempre la libertà di culto ad ebrei, cristiani e musulmani alla pari. Presidente Trump, grazie per la storica decisione di oggi di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele”.
Un dialogo tra sordi, le cui posizioni sembrano oggi un passo più lontane rispetto a ieri, nonostante le assicurazioni di Trump sul fatto che la decisione non rappresenti un posizionamento politico.
Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas: “È una misura deplorevole e inaccettabile che mina volutamente tutti gli sforzi di pace e corrisponde ad affermare che gli Stati Uniti abbandonano il loro ruolo di garanti del processo di pace, ruolo assunto nei decenni passati”.
La reazione più radicale è senza sorprese quella di Hamas: Ismail Radwan, figura di primo piano del movimento che governa di fatto la Striscia di Gaza, ha chiesto al Presidente Abbas di dichiarare il fallimento degli accordi di Pace di Oslo, firmati da Rabin e Arataf e Clinton nel 1993.