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La Turchia rivendica: “Siamo uno stato di diritto”, ma l’arresto dei sei giornalisti mobilita le associazioni. L’appello della Fnsi all’Europarlamento

Umberto De Giovannangeli 17/02/2018
“La Turchia è uno stato di diritto come la Germania e gli Usa”, taglia corto il premier turco Binali Yldirim.

“Nessun Paese ha il diritto di giudicare lo stato di diritto degli altri Paesi”, aggiunge. A proposito dei sei giornalisti in carcere, il premier se la cava così: “Lasciamo lavorare la giustizia”, e alla luce degli eventi più che un auspicio suona come una minaccia.

Tanto più che Yldirim anticipa che se i processi sono troppo lenti, la politica potrà lavorare “per velocizzare i procedimenti”, attraverso il Parlamento. Parlamento, come la magistratura, la polizia, l’esercito, è alle dipendenze del presidente.

E questo in un Paese che pretende di entrare, senza condizioni, nell’Unione europea e che fa parte, con il secondo esercito, dell’Alleanza Atlantica. La forza di Recep Tayyp Erdogan si specchia nell’Europa imbelle, che fa appelli senza seguito.


L’ennesima, gravissima, riprova si è avuta ieri, quando un tribunale penale di Istanbul ha condannato all’ergastolo lo scrittore turco Mehmet Altan, suo fratello Ahmet e i giornalisti Nazli Ilicak, con i suoi 74 anni decana dei reporter turchi, Fevzi Yazici, Yakup Simsek e Sukru Tugrul Ozsengul con l’accusa di ”aver tentato di rovesciare l’ordine costituzionale”.

“Questo verdetto, il primo contro i giornalisti accusati di essere collegati al fallito colpo di stato del luglio 2016, crea un precedente devastante per molti altri giornalisti e scrittori in Turchia che sono sotto processo con accuse altrettanto sprezzanti” afferma Jennifer Clement, presidente di PEN International.
“La condanna all’ergastolo inflitta dai giudici turchi ai giornalisti Ahmet e Mehmet Altan e Nazli Iliack e agli tre imputati, tutti già in detenzione preventiva da oltre un anno, decreta la morte dello stato di diritto in Turchia”. Ad affermarlo, in una nota, sono il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.


“Le autorità italiane ed europee – proseguono – non possono assistere passive alla condanna al carcere a vita di giornalisti e intellettuali colpevoli solo di aver svolto il proprio lavoro di informare i cittadini turchi e per questo trattati come terroristi. Chiederemo alla Federazione internazionale dei giornalisti di attivarsi subito per promuovere una grande manifestazione contro questa sentenza e scriveremo al presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, per chiedere che l’Europa prenda una posizione unita e decisa contro la sistematica violazione della libertà di stampa e dei diritti civili in Turchia”.

Nove organizzazioni (Article 19; Articolo 21; European Centre for Press and Media Freedom; International Press Institute; International Publishers Association; Italian Press Federation; PEN Belgium/Flandersm; PEN International; Reporters Without Borders), hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si chiede che “la Corte di Strasburgo assuma una decisione su questi casi”.


I firmatari chiedono anche agli Stati membri dell’Ue “di aumentare la pressione politica sulla Turchia per liberare Altans, Nazli Ilicak e gli altri giornalisti detenuti con accuse infondate”. Questo è un giorno nero per la libertà di stampa e la giustizia in Turchia, un giorno che stabilisce un tremendo precedente per altri giornalisti sotto processo per analoghe e inesistenti accuse di terrorismo”, afferma la direttrice di Amnesty International per l’Europa Gauri van Gulik.