RUSSIA: Non è il nostro zar. Violati i diritti umani alle proteste anti-Putin
Claudia
Bettiol, East Journal, 7 maggio 2018
Bettiol, East Journal, 7 maggio 2018
Le
proteste anti-Putin “Non è il nostro zar” tenutesi sabato 5 maggio in 27 città
russe hanno provocato numerosi arresti e violenze a discapito dei manifestanti,
i cui diritti umani sono stati (nuovamente) violati dal governo di Vladimir
Putin.
proteste anti-Putin “Non è il nostro zar” tenutesi sabato 5 maggio in 27 città
russe hanno provocato numerosi arresti e violenze a discapito dei manifestanti,
i cui diritti umani sono stati (nuovamente) violati dal governo di Vladimir
Putin.
Organizzate
dai sostenitori dell’oppositore del capo del Cremlino, l’ormai noto Aleksej Naval’nyj, le
manifestazioni sono state programmate appositamente a due giorni dall’inaugurazione
ufficiale del “nuovo” presidente, che si terrà lunedì 7 maggio. Un presidente
che non è stato scelto e che non vuole essere riconosciuto come uno zar da una
parte del popolo russo, la quale chiede oggi giustizia e rispetto.
dai sostenitori dell’oppositore del capo del Cremlino, l’ormai noto Aleksej Naval’nyj, le
manifestazioni sono state programmate appositamente a due giorni dall’inaugurazione
ufficiale del “nuovo” presidente, che si terrà lunedì 7 maggio. Un presidente
che non è stato scelto e che non vuole essere riconosciuto come uno zar da una
parte del popolo russo, la quale chiede oggi giustizia e rispetto.
Secondo i
dati dell’organizzazione non-governativa OVD-Info,
durante i cortei pacifici che proponevano gli slogan “Non è il nostro zar” e
“Noi non l’abbiamo votato”, sono state arrestate più di 1500 persone, di cui
704 a Mosca e 229 a San Pietroburgo. Oltre all’ennesimo arresto dello stesso
Aleksej Naval’nyj, accusato
di aver “coordinato un evento pubblico non autorizzato”, OVD-Info rende noto
che nella capitale sono stati fermati e picchiati diversi giornalisti, tra cui Oksana
Gandzjuk del canale televisivo Dožd’, Il’ia Gorškov
e Aleksandr Antjufeev della testata Daily Storm e il fotoreporter Michail
Grebenščikov di Novaja Gazeta. L’organizzazione, che sta seguendo
gli sviluppi della protesta aggiornando l’elenco completo e fornendo
informazioni dettagliate sugli arrestati, ha constatato che il numero degli
arresti è eguagliabile a quello delle manifestazioni contro la corruzione del
26 marzo 2017 e di piazza
Bolotnaja del 2011-2012. Tuttavia, la violenza usata contro i
manifestanti sembra essersi intensificata.
dati dell’organizzazione non-governativa OVD-Info,
durante i cortei pacifici che proponevano gli slogan “Non è il nostro zar” e
“Noi non l’abbiamo votato”, sono state arrestate più di 1500 persone, di cui
704 a Mosca e 229 a San Pietroburgo. Oltre all’ennesimo arresto dello stesso
Aleksej Naval’nyj, accusato
di aver “coordinato un evento pubblico non autorizzato”, OVD-Info rende noto
che nella capitale sono stati fermati e picchiati diversi giornalisti, tra cui Oksana
Gandzjuk del canale televisivo Dožd’, Il’ia Gorškov
e Aleksandr Antjufeev della testata Daily Storm e il fotoreporter Michail
Grebenščikov di Novaja Gazeta. L’organizzazione, che sta seguendo
gli sviluppi della protesta aggiornando l’elenco completo e fornendo
informazioni dettagliate sugli arrestati, ha constatato che il numero degli
arresti è eguagliabile a quello delle manifestazioni contro la corruzione del
26 marzo 2017 e di piazza
Bolotnaja del 2011-2012. Tuttavia, la violenza usata contro i
manifestanti sembra essersi intensificata.
Gli
arresti sono stati infatti accompagnati da scontri ultra-violenti con le unità
speciali dell’OMON, che non hanno esitato a tirar fuori i loro manganelli,
facendo uso addirittura di scosse elettriche. Le forze di polizia, inoltre,
sono state aiutate dai membri del movimento politico russo ultra-conservatore NOD
(Nacional’no-osvoboditel’noe dviženie) di Evgenij Fëdorov, i quali
si sono presentati tra i manifestanti con divise e cappelli da cosacchi e il nastro di San Giorgio,
loro simbolo identificativo.
arresti sono stati infatti accompagnati da scontri ultra-violenti con le unità
speciali dell’OMON, che non hanno esitato a tirar fuori i loro manganelli,
facendo uso addirittura di scosse elettriche. Le forze di polizia, inoltre,
sono state aiutate dai membri del movimento politico russo ultra-conservatore NOD
(Nacional’no-osvoboditel’noe dviženie) di Evgenij Fëdorov, i quali
si sono presentati tra i manifestanti con divise e cappelli da cosacchi e il nastro di San Giorgio,
loro simbolo identificativo.
Gli
attivisti per i diritti umani, grazie anche al sostegno di diversi media
nazionali e internazionali, hanno denunciato, ancora una volta, l’estrema
violenza della polizia, nonché evocato
il rischio che contro alcuni degli arrestati vengano avviati dei procedimenti
penali simili a quelli del caso “Bolotnaja”.
attivisti per i diritti umani, grazie anche al sostegno di diversi media
nazionali e internazionali, hanno denunciato, ancora una volta, l’estrema
violenza della polizia, nonché evocato
il rischio che contro alcuni degli arrestati vengano avviati dei procedimenti
penali simili a quelli del caso “Bolotnaja”.
Pochi
giorni dopo la giornata
mondiale per la libertà di stampa, ci risiamo: la Russia di Putin
continua ad essere un pericolo per la libertà di espressione e
associazione. “La detenzione dei giornalisti minaccia anche la libertà di
stampa” ha dichiarato
la portavoce di Federica Mogherini. Nonostante la protesta “Non è il nostro
zar” non sia stata autorizzata ufficialmente, gli arresti e la brutalità
manifestata dalle autorità russe non sono giustificabili, né tanto meno
perdonabili. L’UE si aspetta che la Russia rispetti gli impegni internazionali
concordati e rilasci immediatamente manifestanti e giornalisti.
giorni dopo la giornata
mondiale per la libertà di stampa, ci risiamo: la Russia di Putin
continua ad essere un pericolo per la libertà di espressione e
associazione. “La detenzione dei giornalisti minaccia anche la libertà di
stampa” ha dichiarato
la portavoce di Federica Mogherini. Nonostante la protesta “Non è il nostro
zar” non sia stata autorizzata ufficialmente, gli arresti e la brutalità
manifestata dalle autorità russe non sono giustificabili, né tanto meno
perdonabili. L’UE si aspetta che la Russia rispetti gli impegni internazionali
concordati e rilasci immediatamente manifestanti e giornalisti.