Dal no di Macron al sì di Sanchez: come cambia la crisi sui migranti
Giovanna
Faggionato, Lettera 43, 11 giugno 2018
Nel 2017
Spagna e Francia chiusero le porte. L'Italia iniziò la crociata contro Ong e
Malta. Poi si è arenata la riforma di Dublino. Solo l'avvicendamento di governo
a Madrid ha sbrogliato la matassa.
Settecento
miglia da colmare sono una realtà ben diversa dal porto sicuro più vicino. L’11
giugno 2018, come in tante altre giornate degli ultimi mesi, l’Italia ha
accantonato pezzi di diritto del mare e del diritto umanitario ritenute poco
utili a fini politici: 629 persone, 123 minori - le cifre che ormai sono state
ripetute a oltranza nelle cronache sulla vicenda
dell’Aquarius che l’Italia non ha voluto accogliere nei suoi porti -
dovranno attendere altri quattro giorni per poter sbarcare a Valencia.
SANCHEZ
PREMIER DA 10 GIORNI. E nell’attesa di vederli scendere dall’imbarcazione di
Sos Méditerranée, quello che resterà di questa giornata è la fotografia del
primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, arrivato al
potere da nemmeno 10 giorni, che ha deciso di dire un sì dove il suo
predecessore aveva detto no.
L'annuncio
del governo spagnolo.
|
GENTILONI
SPINSE PER LA CONDIVISIONE. L'Italia se ne fa carico, ma non riesce a
rimpatriarli. Spesso li lascia passare in altri Stati europei. In quel momento
la riforma di Dublino era già in stallo e in ogni caso dal punto di vista
italiano non avrebbe risolto il problema. La soluzione su cui spinse il governo
Gentiloni era la condivisione degli sbarchi, l'apertura dei porti.
Il tentativo
doveva necessariamente passare dalla modifica dello statuto dell'operazione
Triton, che prevedeva nero su bianco che tutti le navi fossero accolte
dall'Italia. Ma veniva portato avanti in maniera felpata, a piccoli passi, come
si fa quando si vuole incassare un risultato a Bruxelles.
LA GELATA
SULL'ITALIA DA BERLINO. Al vertice del
22 e del 23 giugno il primo ministro italiano riuscì a infilare
nelle conclusioni del Consiglio europeo la «cooperazione regionale per le
attività di accoglienza e salvataggio». Formula piuttosto vaga, ma in cui
rientrava perfettamente la gestione degli sbarchi. Nei giorni successivi il
nostro ambasciatore presentò la richiesta ufficialmente e in maniera molto
chiara. Ma il 29 giugno, a Berlino, durante il vertice di preparazione per il
G20, su Gentiloni arrivò la
gelata.
MACRON E
RAJOY SI OPPOSERO. Durante la conferenza stampa un giornalista chiese conto a
Emmanuel Macron della solidarietà francese sulla crisi migratoria in Italia e
il presidente della République in conferenza stampa ribadì la sua posizione:
accogliamo i rifugiati, non i migranti economici. A quel punto la richiesta di
apertura dei porti era già morta. Fonti diplomatiche italiane confermarono poi
che sia la Francia di Macron sia la Spagna di Mariano Rajoy si erano opposte. E
a questo punto il governo italiano cercò un sistema per controllare - qualcuno
direbbe ostacolare - l'attività delle Organizzazioni non governative (Ong).
Paolo
Gentiloni ed Emmanuel Macron.
|
ACCORDO
DEL 2015 CON MALTA. A febbraio il vero gestore di tutto il dossier, il ministro
dell'Interno Marco Minniti, ha poi voluto prendersi il merito della svolta: la
fine dell'operazione Triton e quindi delle sue regole,