I primi passi della zona autonoma di Seattle
Amy Goodman 17/06/2020 |
Il citizen journalist Omari Salisbury è stato testimone della creazione della Chaz a Capitol Hill. In questa intervista pubblicata da democracynow racconta quello che ha visto e sentito nelle strade della città statunitense. Estratto.
Tradotto da Giulia Musumeci
Amy Goodman: I manifestanti di Seattle, Washington, hanno preso il controllo di diversi isolati della città dopo un lungo scontro con le forze di polizia, chiudendo un distretto di polizia e dichiarando parte del quartiere di Capitol Hill come zona autonoma, Capitol Hill Autonomous Zone, o CHAZ. Uno striscione sul perimetro dell’area dice, «Questo spazio è ora proprietà del popolo di Seattle». Gli attivisti hanno preso la zona dopo una settimana di tensione crescente per l’uccisione di George Floyd da parte della polizia, che a sua volta ha risposto con gas lacrimogeni e con la forza, facendo pressione per le dimissioni del sindaco di Seattle, Jenny Durkan. Il citizen journalist, Omari Salisbury, ha trasmesso in diretta la polizia di Seattle che usava spray urticanti, gas lacrimogeni e granate stordenti su manifestanti e giornalisti, come lui.
Amy Goodman: Dunque, puoi parlarci di ciò che è successo in queste ultime due settimane da quando George Floyd è stato ucciso dalla polizia di Minneapolis. Descriverci quello che è successo a Seattle. Lo hai trasmesso in diretta streaming perché il mondo lo vedesse.
Omari Salisbury: Esatto. Beh, sai, il fatto è che le grandi proteste nel centro di Seattle, le abbiamo già viste, una sorta di Primo Maggio e simili, nel lontano ’99, alla conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio. E, sapete, è stato un terribile scenario. Ma poi, domenica è stato il momento in cui la gente pacifica ha reclamato le strade. In un certo senso, è iniziato tutto domenica. Hanno marciato fino a qui, volevano attraversare il Distretto Est. Ma il Distretto Est non avrebbe permesso il passaggio di domenica e hanno fatto tornare indietro i manifestanti due volte. Così ogni giorno fino a lunedì quando sono tornati e hanno cercato di passare pacificamente. Nuovamente, la polizia di Seattle non ha concesso loro il passaggio barricando la strada. Da lì è iniziato il braccio di ferro.
Prima dell’utilizzo dei lacrimogeni tutto riguardava George Floyd. Così è tuttora. Si tratta ancora di disuguaglianza e simili condizioni. Ma la maggior parte delle persone sono residenti. Quindi si tratta anche di qualcosa di diverso. Si sono trincerati. Quando succede qualcosa in centro poiché nessuno vive davvero nel quartiere finanziario, la gente se ne torna a casa. Ma lunedì, mentre uscivano il gas, i proiettili di gomma e le granate stordenti e la gente del quartiere veniva colpita, la protesta si è radicata molto. Hanno allestito delle linee di rifornimento, di aiuto reciproco, con i loro medici e tutto il resto, per alimentare la protesta, perché dicevano: «Amico, non c’è alcuna possibilità che lasceremo il nostro quartiere, sai, abbiamo barricato questa strada».
Il punto è che per giorni, per più di una settimana, hanno affermato di voler solamente passare pacificamente Pine Street. Ma non credo che la polizia gli abbia creduto, sai. E sono sicuro che abbia avuto le sue ragioni per non farlo, così come le ha avute la gente, quando ha visto quello che era successo a Minneapolis con il terzo distretto. Ma alla fine si è arrivati a una vera e propria occupazione. Nonostante non la si fosse prospettata le persone stavano già occupando l’area. E così qui, c’erano persone nei parchi e band che suonavano. C’erano aiuti reciproci. Si offriva cibo, acqua, rifornimenti e altro alle persone. E loro, hanno alimentato le proteste. Alcuni si sono addirittura accampati. Sono rimasti qui in prima linea.
Ogni giorno era un’incognita. A tre giorni di violenza, si alternavano tre giorni di pace e di nuovo due giorni di violenza. E poi, domenica è stato il giorno in cui la situazione è peggiorata. Anche se non potevano più usare il gas lacrimogeno, c’era ogni altro genere di sostanza chimica nell’aria. Sono apparsi i proiettili di gomma, la Guardia Nazionale. I proiettili di gomma! Il nostro addetto alla sicurezza era davanti a me ed è stato colpito cinque volte con i proiettili di gomma, solo per proteggermi, sai, in modo da poter continuare la diretta.
Poi, lunedì, stavano per costruire una recinzione metallica, perché continuavano ad avere problemi con le barricate. E il Municipio sembrava aver cambiato idea. Lunedì hanno cambiato idea, sono passati dal costruire una recinzione ad abbandonare il distretto. Ed eravamo proprio qui, quando la città ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che stavano solo riducendo la presenza. Ma noi avevamo capito. C’erano camion in movimento che andavano e venivano, ufficiali che portavano borse. Hanno sbarrato l’edificio. Ci hanno messo un cancello. Hanno definitivamente abbandonato il distretto.
E poi, più tardi nella stessa giornata, hanno rimosso le barricate e la gente di Capitol Hill è corsa per le strade e ha festeggiato davanti al distretto, ha iniziato subito a sviluppare idee su come sarebbe stata la loro zona. Voglio dire, solo per essere trasparente, che i manifestanti non sono partiti con l’intenzione di creare una zona autonoma. Quando la polizia si è ritirata dalla zona, ha generato una situazione. E la polizia aveva già barricato parte del quartiere di Capitol Hill. La gente diceva: «Beh, senti, non vogliamo che la polizia torni. Ci sorveglieremo da soli. Avremo la nostra zona».
Bisogna comunque tener presente che questo è il distretto artistico di Seattle. Perciò, sai cosa intendo? Ci sono ragazzi che si muovono velocemente con le arti, le idee, i concetti creativi e cose del genere. All’inizio, ero tipo: «Oh, ok, la zona autonoma. Suona bene». In qualche modo la mandi giù. Ma, amico, questi ragazzi sono veramente seri. È una cosa davvero importante da queste parti. E stanno attualmente lavorando insieme con il capo dei pompieri che viene qui ogni mattina e ispeziona gli edifici. Si stanno coordinando con Medic One, servizio medico gestito dai vigili del fuoco di Seattle, per l’intervento, le consegne, l’accesso alle barricate e tutto il resto.
Non so quanto durerà, considerando che ieri la polizia di Seattle ha affermato di volersi riprendere il loro distretto, il che crea un problema, perché sappiamo bene cosa farà la polizia di Seattle per riprendersi il distretto.
Ma sono state tre notti di pace qui, sai. La scorsa notte è stata come una grande festa di quartiere. Tutti fuori. Hanno messo un videoproiettore proprio accanto al Distretto Est. Guardano i film e tutto il resto. Per loro, per quello che stanno dicendo, credo che molte persone abbiano pensato che, rilasciato il distretto, questo sarebbe stato raso al suolo. Invece la prima cosa che i membri della comunità hanno fatto è stato circondare il distretto. Dicendo di volerlo proteggere. Dicendo: «Ehi, amico, vogliamo trasformarlo in un centro per la comunità». E sai, si poteva pensare a persone che vi sarebbero entrate, occupandolo, bruciandolo e saccheggiandolo o cose simili, ma ciò non è avvenuto qui.
Amy Goodman: E così, ora avete il Presidente Trump che twitta, che se il sindaco non riprende il controllo della sua città, se lo Stato non riprende il controllo su Seattle, lo farà lui. Qual è la tua opinione al riguardo Omari, quando il sindaco risponde «Torna al tuo bunker» e nel frattempo, i manifestanti, alcuni di loro, hanno chiesto le sue dimissioni?
Omari Salisbury: Beh, lascia che ti aiuti a impostare la scena. Capitol Hill è un quartiere pieno di persone, primi soccorritori, dato che qui ci sono un sacco di ospedali. Quindi hai dottori, infermieri e medici professionisti. Inoltre, ci sono molte persone di Amazon, Facebook e Google che vivono in questo quartiere. È anche una comunità artistica e tutto il resto. Perciò, quando si parla di riprendere, soprattutto con la forza, è necessario tenere a mente, sai cosa intendo no, di chi si parla, cioè delle persone che abitano qui. Queste non sono persone, almeno al momento, che sono migrate in questa zona. Questi sono residenti che vivevano in questa zona.
Insomma, penso che, sì, ci sia sicuramente bisogno di una qualche formalizzazione di quello che sta succedendo qui. È una situazione molto incerta. Non credo che alimentare le fiamme in questo momento sarebbe utile. E dovete ricordarvi che queste persone hanno appena passato molti giorni laggiù, in segno di protesta. E non se ne andranno semplicemente via. Ma le persone più assennate devono sicuramente prevalere. Ho sempre detto sulla mia diretta che questa è un’opportunità di avanzamento perfetta per la leadership. Credo che forse un vuoto nella leadership tra il governo della città e la gente gli abbia permesso di arrivare a questo punto.