Un omaggio a un eroe ebreo sudafricano e combattente per la libertà
07/05/2020 DI INVICTA PALESTINA |
In Israele nessuno vuole sapere di Goldberg e dei suoi compagni. L’ambasciata del Sud Africa a Ramat Gan è vuota da mesi, in segno di protesta contro l’occupazione e l’apartheid.
Di Gideon Levy – 3 Maggio 2020
Un eroe ebreo è morto il Giorno dell’Indipendenza di Israele, senza che nessuno lo sapesse. Denis Goldberg è morto a Cape Town, la città in cui è nato, all’età di 87 anni. Era l’epitome della lotta, del sacrificio, del coraggio e della solidarietà, tutte le qualità che mancavano alla sinistra di Israele. Se fosse emigrato qui, sarebbe stato considerato un traditore e un terrorista. Ma Israele non ha mai avuto ebrei come lui, disposti a immolarsi nella lotta per la libertà dei palestinesi.
In Sud Africa non era l’unico ebreo a sacrificare tutto per lottare a difesa della libertà dei nativi. Ruth First è stata uccisa da un pacco bomba che gli hanno spedito, Albie Sachs ha perso un braccio e un occhio, diventando in seguito giudice della Corte costituzionale del Sudafrica. Non ci sono molte comunità ebraiche che hanno dato origine a tali eroi. In Israele, ovviamente, nessuno racconta le loro storie.
Goldberg non era un ebreo stimato come Sheldon Adelson o influente come la giornalista israeliana Sivan Rahav Meir, ma lui e i suoi amici erano gli eroi che la storia ricorderà. Non hanno combattuto per la loro nazione, hanno combattuto per gli altri. È difficile pensare a principi più alti, comportamenti più onorevoli o più coraggiosi. Se c’è una ragione per l’orgoglio ebraico, sono questi ebrei che in Sudafrica hanno deciso di non allinearsi con la posizione assunta dai leader ebrei nel loro paese e dal Consiglio ebraico dei deputati, il più grande collaboratore del regime di apartheid e del suo storico alleato, lo Stato di Israele
Goldberg fu arrestato insieme a Nelson Mandela l’11 luglio 1963, nella fattoria di Arthur Goldreich, un altro eroe ebreo. Dei 17 membri del Congresso nazionale africano che furono arrestati quel giorno alla fattoria di Liliesleaf, cinque erano ebrei. Al processo di Rivonia, Goldberg fu condannato, insieme a Mandela, a quattro ergastoli, per 200 atti di terrorismo. Questi arciterroristi sono ora considerati eroi nazionali e internazionali, e spunti di riflessione in Israele.
In un acceso dibattito nella sezione letteraria di Haaretz durante il fine settimana, i professori Hannan Hever e Dan Miron hanno discusso del coraggio dell’autore S. Yizhar, uno dei primi scrittori a redigere e pubblicare una denuncia morale legata agli eventi del 1948. Goldberg avrebbe potuto servire da esempio per rafforzare la posizione di Hever, poiché credeva in una lotta armata. Ha trascorso 22 anni in prigione fino al suo rilascio, dovuto in parte a Herut Lapid, un attivista israeliano che ha ottenuto la liberazione di molti prigionieri.
Goldberg è stato trasportato in aereo in Israele, dove ha trascorso un breve periodo nel kibbutz di sua figlia prima di ripartire. Come i suoi compagni di lotta, detestava ciò che stava accadendo in Israele. Disse allo storico Tom Segev che Israele era il Sud Africa del Medio Oriente e che la stessa soluzione doveva essere adottata in entrambi i paesi: uno stato con uguali diritti per tutti. La sua visione si realizzò nel suo paese e Goldberg vi tornò con tutti gli onori.
Durante il fine settimana, il nipote di Mandela, Zwelivelile Mandela, ha scritto su WhatsApp:
“Salutiamo un grande uomo e un leader della nostra lotta che apparteneva a una generazione speciale di persone che hanno scelto una vita di lotta ad una di convenienza, sfidando la brutalità dello stato di apartheid.”
Mandela ha concluso il testo con le parole ebraiche per commemorare la memoria di una persona. Brividi e orgoglio ebraico. Ha aggiunto una sua foto con Goldberg, ormai costretto sulla sedia a rotelle.
Non lo conoscevo, ma ho incontrato due dei suoi compagni di lotta, Ronnie Kasrils, che era ministro dei servizi d’informazione sotto Mandela, e Ben Turok, membro del parlamento a nome del Congresso Nazionale Africano, entrambi ebrei. Non ci sono molti ebrei così fortemente critici di Israele come loro. Non si può essere combattenti per la libertà come loro e pensare in un altro modo. Agli occhi di persone così, che qualcosa ne sanno sui diritti umani, l’uguaglianza e la lotta, Israele è uno stato di apartheid proprio come lo era il loro paese.
Ma in Israele nessuno vuole sapere di Goldberg e dei suoi compagni. L’ambasciata del Sud Africa a Ramat Gan è vuota da mesi, in segno di protesta contro l’occupazione e l’apartheid. In una coincidenza ironica, Goldberg è morto il giorno dell’indipendenza di Israele. Accendiamo una candela commemorativa simbolica in suo onore.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org