L’inamovibile Abbas, il miglior amministratore dell’occupazione a favore degli interessi israeliani.
26/05/2020 DI INVICTA PALESTINA |
Nei prossimi mesi l’occupazione militare dei territori palestinesi subirà un’accelerazione con l’inevitabile annessione a Israele del 30% della Cisgiordania. I principali responsabili di questa tragica situazione sono lo stesso presidente Mahmud Abbas e l’Unione Europea, determinati a continuare con le loro dichiarazioni prive di contenuto e al servizio di Israele.
Eugenio Garcίa Gascón – 21 maggio 2020
Immagine di copertina: il presidente palestinese, Mahmud Abbas. / Europa Press
Il presidente palestinese Mahmud Abbas ha annunciato nella notte tra martedì e mercoledì la cancellazione di tutti gli accordi con Israele e con gli Stati Uniti, compresi gli accordi di sicurezza che, da quando nel novembre 2004 assunse la guida dopo la morte di Yaser Arafat, hanno mantenuto nella Cisgiordania occupata una stabilità pagata a caro prezzo.
In questi sedici anni Abbas ha fatto assolutamente tutto ciò che gli israeliani gli hanno ordinato di fare. La comunità internazionale, con l’ineffabile Unione Europea al timone, credeva che le cose si sarebbero risolte da sole e che ad un certo punto Israele sarebbe rientrato in sé. Non è stato così.
Anzi, ci sono stati quotidiani segnali che andavano in senso opposto, dall’inarrestabile sviluppo delle colonie ebraiche illegali, alle incursioni che i soldati effettuano ogni notte contro qualsiasi “terrorista” palestinese o contro chi è semplicemente critico nei confronti del governo di Abbas, che nonostante i suoi 85 anni non ha alcuna intenzione di lasciare la poltrona su cui è seduto.
Qualcuno crede veramente che Abbas rinuncerà agli accordi con Israele? In Israele non se ne danno per inteso e tra i palestinesi nessuno crede che il proclama del loro presidente, diffuso martedì sera a Ramallah, sia da prendere sul serio. È l’ennesima volta che lo fa e conosciamo tutti la storia di Pierino e il lupo, ascoltata così tante volte.
L’annessione del 30% della Cisgiordania è imminente. Israele vuole portarla a termine prima delle elezioni americane di novembre, in modo che Joe Biden, se eletto, non possa eventualmente bloccarla. Agli occhi di Israele, un presidente come Donald Trump vale tanto oro quanto pesa, soprattutto in un momento in cui l’UE è in fase di disgregazione, non solo riguardo la sua politica estera, specialmente in Medio Oriente, dove la decomposizione è iniziata molti decenni fa, ma anche per quanto riguarda la sua politica interna.
Mercoledì l’agenzia palestinese Wafa ha riferito dell’incontro di emergenza tenuto a Ramallah dai leader palestinesi per discutere i piani del tandem formato dal primo ministro Benjamin Netanyahu e da Trump, e lo hanno fatto chiaramente. Tuttavia, le loro sono parole vuote. Come accade per i leader israeliani, anche ai leader palestinesi non si deve credere.
La regola che dovrebbe vigere nel dare le informazioni su Israele e sui palestinesi dovrebbe essere riferire ciò che fanno, che è cosa abbastanza diverso da ciò che dicono. Ma ecco cosa l’agenzia ufficiale ha pomposamente scritto citando le parole di Abbas: “L’Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo stato della Palestina sono esenti, ad oggi, da tutti gli accordi e da tutte le intese con i governi americano e israeliano e da tutti gli obblighi basati su tali intese e accordi, compresi quelli di sicurezza “.
Abbas ha aggiunto: “Da oggi l’autorità israeliana per l’occupazione dovrà assumersi tutte le responsabilità e gli obblighi nei confronti della comunità internazionale come potenza occupante sul territorio dello stato occupato della Palestina”. Parole burrascose che tuttavia non avranno ripercussioni neppure nel caso in cui l’annessione israeliana venga nei prossimi mesi ufficialmente formalizzata.
La soluzione a questo conflitto non dipende dagli israeliani, che non vogliono risolverlo, tant’è che dopo l’annessione del 30% della Cisgiordania continueranno nel non stabilire i loro confini, perché successivamente sperano di fare un ulteriore passo e di acquisire l’intero territorio dalla Cisgiordania. Né dipende dai poveri palestinesi che subiscono una brutale occupazione militare su base giornaliera, in quanto non possono fare nulla. La soluzione dipende esclusivamente dalle potenze straniere, e più precisamente dall’Unione Europea, ma con i leader della statura di una Angela Merkel e di un Emmanuel Macron, abbiamo la garanzia che non verrà fatto nulla, a parte emanare le note e vuote comunicazioni a cui siamo ormai abituati.
Mercoledì alcuni analisti hanno detto che le implicazioni delle parole di Abbas “non sono chiare”. Un grave errore, poiché sono molto chiare invece. Sono le solite bugie ripetute da un vecchio confinato a Ramallah che ha contribuito in tutti i modi a consolidare l’occupazione e l’espansione israeliana nei territori palestinesi.
Per dare una possibilità alla pace, Abbas avrebbe dovuto dimettersi molto tempo fa. Le ambizioni territoriali israeliane non sono nuove e solo gli evanescenti inviati europei hanno potuto credere alle bugie che i leader israeliani hanno propinato loro per anni. Gli stessi diplomatici europei, che vedevano quotidianamente ciò che stava accadendo , avevano avvertito i loro ministeri, ma Angela Merkel, Emmanuel Macron e i loro compari hanno sempre evitato di prendere qualsiasi decisione di una qualche rilevanza . Ecco come si è arrivati fino a qui .
Se Abbas si fosse dimesso un decennio fa, si sarebbe attivata la resistenza e ci sarebbe stata una speranza di raggiungere la pace. L’evacuazione israeliana della Striscia di Gaza ha chiarito che solo la resistenza può cambiare la mente dei leader israeliani. L’esercito e i coloni ebrei non lasciarono Gaza perché erano innocenti angioletti che desideravano la pace, ma perché la situazione era diventata insopportabile, con attacchi quotidiani ai coloni e con la distruzione dei carri armati e la morte continua di soldati.
In Cisgiordania Abbas ha preferito fare il lavoro sporco di Israele, cioè governare e amministrare una comoda occupazione militare senza ottenere nulla in cambio anzi, portando la situazione a un punto di non ritorno. È chiaro che Israele, e non Abbas, dovrebbe assumersi al più presto le proprie responsabilità di potere occupante e amministrare l’occupazione con tutte le conseguenze che ciò implica, da qui le dimissioni del vecchio presidente sono la condizione più urgente che i palestinesi devono raggiungere per una soluzione del conflitto, senza prestare attenzione all’Europa, ai “fratelli” arabi o a chiunque altro.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org