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In Cisgiordania i palestinesi riprendono a usare le pietre come arma.

27/05/2020 DI INVICTA PALESTINA
Come conseguenza della politica arbitraria di sicurezza perseguita dall’occupante israeliano e dall’Autorità Palestinese (PA) contro la resistenza in Cisgiordania, così come della confisca di ogni tipo di arma, ai palestinesi non restano che le pietre per impedire all’esercito israeliano di continuare a reprimere e a uccidere, oltre che confiscare la loro terra.

Adnan Abu Amer – 16 maggio 2020
Immagine di copertina: manifestanti lanciano pietre contro i soldati israeliani mentre protestano contro gli insediamenti illegali israeliani, di fronte a un checkpoint a Hebron, in Cisgiordania, il 28 febbraio 2020. [Mamoun Wazwaz – Anadolu Agency]
Palestinesi e israeliani sono rimasti sorpresi dalla recente operazione di guerriglia che ha avuto luogo nella città di Ya’bad, nella periferia di Jenin, nella parte settentrionale della Cisgiordania. Durante l’operazione infatti, un soldato israeliano dell’élitaria Brigata Golani è rimasto ucciso quando un giovane palestinese gli ha lanciato una grossa pietra, uccidendolo all’istante.
L’elemento di sorpresa per i palestinesi e per gli israeliani è stato il fatto che l’arma che ha ucciso il soldato sia stata una pietra e non una pistola, un fucile, un dispositivo esplosivo o una molotov. Era una pietra, l’arma più antica conosciuta dai palestinesi. È facile da usare e non può essere sequestrata o confiscata.
Nella storia recente, le pietre sono state l’arma principale dei palestinesi in Cisgiordania, a simboleggiare l’irreversibile persistenza nel resistere all’occupazione, indipendentemente dalla differenza nell’equilibrio dei poteri.
Le pietre sono state le prime armi nelle rivolte precedenti e le più comuni e diffuse tra i palestinesi, grazie alla loro disponibilità illimitata, trasformandole per Israele in una questione militare, politica e di sicurezza.
Come conseguenza della politica arbitraria di sicurezza perseguita dall’occupante israeliano e dall’Autorità Palestinese (PA) contro la resistenza in Cisgiordania, così come della confisca di ogni tipo di arma, ai palestinesi non restano che le pietre per impedire all’esercito israeliano di continuare a reprimere e a uccidere, oltre che confiscare la loro terra.
I palestinesi hanno adottato l’uso del lancio di pietre durante gli anni di resistenza all’occupazione, al punto da farle diventare la principale preoccupazione dei funzionari israeliani. La resistenza usava le pietre poiché era facile raccoglierle e usarle in ogni quartiere, strada, vicolo, casa e tetto.
L’uso delle pietre ha obiettivi di vasta portata ed è una sicura indicazione del fatto che il popolo palestinese si è rialzato e ha ripreso l’iniziativa, utilizzando tutte le lezioni delle precedenti esperienze di combattimento, armato con questo tipo di arma primitiva e dei suoi innovativi metodi di lotta. È un’affermazione della sua capacità di continuare a crescere ed è un’azione rivoluzionaria che gli consente di imporre una nuova realtà nel corso del conflitto contro l’occupazione israeliana.
Tornando indietro di tre decenni, alla Prima Intifada, che è stata classificata tra le rivoluzioni del mondo moderno e conosciuta come la “rivoluzione delle pietre”, nessun ribelle prima di essa avrebbe creduto di poter affrontare con le sole pietre l’esercito assediante con i suoi carri armati e i suoi cannoni.
Ci si sarebbe aspettato che durante questi tre decenni l’approccio della resistenza palestinese si evolvesse ma, sebbene a Gaza la resistenza si sia sviluppata in quello che sembrava essere un esercito regolare e addestrato, dotato di armi di fabbricazione locale, non si è sviluppata allo stesso modo in Cisgiordania, a causa delle repressione israeliana e dell’AP contro qualsiasi tipo di azione.
Tutto ciò ha reso le pietre l’arma più famosa della Cisgiordania, unitamente ai suoi molteplici usi,specialmente negli scontri durante le tumultuose manifestazioni contro l’occupante. Il lancio delle pietre offre un vantaggio significativo ed è uno strumento efficace contro le forze armate e i veicoli militari. Le pietre vengono anche usate per sollevare barriere, bloccare strade e costruire tumuli e barricate.
La recente operazione di Jenin non è avvenuta per caso. Alcuni anni fa, le masse palestinesi hanno ampiamente utilizzato le pietre contro convogli e automezzi militari, pattuglie e aree abitate dai coloni. Le operazioni durante le quali sono state utilizzate le pietre come strumento d’offesa principale sono aumentate, così come è stato registrato un costante aumento dell’uso delle pietre negli scontri con le forze militari, come pubblicato dal portavoce militare israeliano.
L’uso delle pietre non richiede sessioni di addestramento , la resistenza palestinese può lanciarle e poi ritirarsi, garantendo la propria sicurezza. Le pietre non richiedono un’organizzazione centrale o una forte leadership. Se usate in modo creativo, impediscono agli israeliani di poter considerare ciò che sta accadendo in Cisgiordania come azioni di guerra, eventualità che consentirebbe all’esercito di adottare varie forme di combattimento, in particolare di utilizzare l’artiglieria pesante.
La resistenza palestinese in Cisgiordania è riuscita, con l’uso delle pietre, a togliere all’occupazione israeliana il vantaggio strategico della guerra lampo, per loro la più conveniente. L’ideologia militare dell’occupazione si basa infatti sull’uso della tecnologia avanzata e la forza di un attacco militare porta a vittorie che danno all’occupazione un senso di sicurezza per anni.
L’elemento più importante nell’uso delle pietre è che il popolo palestinese sotto occupazione soffre di una debolezza fondamentale a causa di uno squilibrio di potere. Ciò avrebbe potuto costringere la resistenza a combattere la sua battaglia contro l’occupazione attraverso una resistenza popolare disarmata. Quella adottata è una resistenza costituita dalla combinazione di combattimenti e attacchi costanti e quotidiani dei ribelli e dall’uso di strumenti e metodi di combattimento primitivi, capaci di destabilizzare l’occupante.
L’uso delle pietre ha assunto varie forme nei campi e nei quartieri popolari, caratterizzati da vicoli stretti e tortuosi. Queste forme includono il lancio di pietre da parte dei resistenti, contro soldati e coloni e i loro mezzi di trasporto, e il lancio di grosse pietre dai tetti, con l’intenzione di uccidere un militare o un colono, come accaduto nella recente operazione a Ya’bad.
La resistenza in Cisgiordania si rese conto che il carro armato israeliano non era progettato per combattere un bambino o un giovane palestinese che lanciavano pietre contro di esso e che attingevano la propria forza e il proprio coraggio dai compagni, armati da una forte e ferma volontà nazionale e supportati da valide armi morali. Le pietre svolsero un ruolo significativo nel suscitare uno sdegno mondiale davanti alle immagini di giovani palestinese che, armati di soli sassi, affrontavano i soldati dell’occupazione e le loro jeep blindate.
Pertanto, i palestinesi, specialmente in Cisgiordania dove soffrono di una grave carenza di armi da fuoco, hanno optato per le pietre, che non devono essere acquistate, non richiedono rifornimenti, munizioni, , supporto esterno o accordi internazionali. Le strade e le colline sono piene di pietre, i combattenti della resistenza devono solo allungare la mano per raccoglierle e lanciarle contro i loro occupanti. Questo tipo di guerra spontanea non può essere controllata o fermata , il che gli ha dato le ali per volare in alto, lontana e libera, nonostante l’occupazione possieda un arsenale mortale che include armi nucleari, aerei e missili. Tuttavia, tutti sono indifesi davanti ai giovani palestinesi che lanciano pietre contro i convogli israeliani e i loro soldati.
Una pietra è una pietra, ma in Cisgiordania, nelle mani dei combattenti della resistenza, le pietre sono diventate proiettili potenti. Chiunque osservi lo stato d’animo dei soldati occupanti, può certamente sentire la paura e il terrore che provano per essere stati battuti. Questo è solo un esempio di ciò che ha insegnato la recente operazione a Ya’bad, insegnamento che può ispirare future operazioni.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org