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Hanno nazionalizzato la Federal Reserve?

Ellen Hodgson Brown 06/04/2020
Il Congresso ha appena nazionalizzato la Fed? No. Ma hanno spalancato la porta per quella eventualità.

Tradotto da Leopoldo Salmaso
I politici sul mainstream insistono da tempo che Medicare per tutti, un reddito di base universale, la riduzione del debito degli studenti e una serie di altri programmi pubblici tanto necessari sono fuori discussione perché il governo federale non può permetterseli. Ma questo succedeva prima che un virus costringesse Wall Street e il mercato azionario a sollecitare misure di sopravvivenza. Tutt’a un tratto il Congresso ha scoperto il magico albero dei soldi. Ci sono voluti solo pochi giorni perché il Congresso approvasse all’unanimità la Legge sugli aiuti, il soccorso e la sicurezza economica per il Coronavirus (CARES) che, per contrastare la crisi, distribuirà 2.200 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali andrà alle multinazionali statunitensi e a poche loro sussidiarie. Oltre a ciò, la Federal Reserve sta mettendo a disposizione oltre 4.000 miliardi a banche, hedge fund e istituzioni finanziarie di ogni genere; ha azzerato il tasso federale dei prestiti (il tasso al quale le banche si prestano reciprocamente denaro); e ha reso disponibili 1.500 miliardi per il mercato dei pronti contro termine.
È sempre la Federal Reserve che, almeno inizialmente, pagherà il conto per questa bonanza. La banca centrale statunitense ha aperto le paratoie per un quantitative easing illimitato, acquistando titoli del Tesoro e titoli garantiti da ipoteca “ai prezzi necessari per supportare le normali funzioni del mercato”. Il mese scorso, la Fed ha acquistato titoli federali per un valore di 650 miliardi. A quel ritmo, osserva Wall Street on Parade, la Fed sarà proprietaria di tutte le emissioni del Tesoro tra circa 22 mesi. Come ha riconosciuto il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, in 60 minuti, “La quantità di denaro presso la Federal Reserve è infinita”.
In teoria, il Quantitative Easing (QE, “alleggerimento quantitativo”) è solo una misura temporanea, reversibile vendendo le obbligazioni sul mercato quando l’economia si rimette in piedi. Ma in pratica, abbiamo visto che il QE è una strada a senso unico. Quando le banche centrali hanno tentato di invertirlo con un “restringimento quantitativo”, le economie si sono contratte e i mercati azionari sono crollati. Quindi è probabile che la Fed continui a prorogare le obbligazioni, cosa che comunque accade normalmente con il debito federale. Il debito non viene mai saldato, ma viene semplicemente rinnovato di anno in anno. Solo gli interessi devono essere pagati, con un esborso di 575 miliardi nel 2019. Il vantaggio che sia la Fed piuttosto che i privati a detenere le obbligazioni è che la Fed rimborsa i suoi profitti al Tesoro dopo aver dedotto i costi, rendendo i prestiti quasi gratuiti1. I prestiti senza interessi rinnovati indefinitamente sono in effetti denaro gratuito. La Fed sta “monetizzando” il debito.
Ma gli individui, le famiglie, le comunità, i governi statali e locali che cosa ricaveranno da questo massiccio salvataggio? Non tanto. Le persone elegibili riceveranno un pagamento una tantum di 1.200 dollari, e le indennità di disoccupazione sono state prorogate per i prossimi quattro mesi. Ai governi locali sono stati assegnati 150 miliardi per la riduzione della crisi, e uno degli Strumenti Speciali della Fed, recentemente ampliati, acquisterà obbligazioni municipali. Ma non vi è alcuna disposizione per ridurre il tasso di interesse sulle obbligazioni, che di solito vengono acquistate dagli acquirenti privilegiati al 3 o 4 percento, più commissioni, e con tasse condonate su molte emissioni. A differenza del governo federale, i governi municipali non riceveranno sconti sugli interessi dei titoli da loro emessi.
In questo accordo, è chiaro che i contribuenti sono stati imbrogliati. David Dayen lo definisce “una rapina in corso”.
Ma ci sono alcuni sviluppi promettenti che potrebbero essere sfruttati a beneficio della gente. La Fed ha evidentemente abbandonato la sua decantata “indipendenza” e ora sta lavorando in collaborazione con il Tesoro. In un certo senso, la Fed è stata nazionalizzata. Una vera collaborazione, tuttavia, renderebbe disponibile l’emissione di moneta per qualcosa di meglio che acquistare i titoli tossici delle multinazionali. Una banca centrale gestita come servizio pubblico potrebbe finanziare programmi progettati per rilanciare l’economia, stimolare la produttività e, in generale, per servire il pubblico.
Sfruttare la banca centrale
Il motivo per cui la Fed ora sta lavorando con il Tesoro è che ha bisogno dell’aiuto del Tesoro per salvare un settore finanziario gravato da una valanga di attività rischiose che stanno rapidamente perdendo valore. Il problema per la Fed è che le è consentito acquistare o prestare soldi solo contro titoli con garanzie governative, inclusi titoli del Tesoro, titoli di agenzie garantiti da ipoteca, debito emesso da Fannie Mae e Freddie Mac e (probabilmente) titoli municipali. Per aggirare quell’ostacolo, come spiega Wolf Richter:
Il Tesoro creerà (o riesumerà) una serie di strumenti per scopi speciali (SPV) per acquistare qualsiasi tipo di attività finanziaria, sostenuta da 425 miliardi di garanzie fornite ad hoc dal contribuente statunitense tramite il Fondo di Stabilizzazione degli Scambi.
La Fed presterà denaro agli SPV contro questo tipo di garanzia che, se sfruttata bene, potrebbe finanziare 4-5 miliardi di dollari per acquisizioni di attività produttive.
Ciò include obbligazioni municipali, mutui non di agenzia, obbligazioni societarie, obbligazioni aziendali a breve termine, e ogni sorta di titoli garantiti da attività produttive. Le uniche cose che il governo non può acquistare (non ancora, in modo trasparente) sono le azioni quotate in borsa e le obbligazioni ad alto rendimento (quindi ad alto rischio -NdT).
A differenza del QE, in cui la Fed iscrive le attività produttive nel proprio bilancio, il Tesoro ora acquisirà quelle attività e garantirà i prestiti, di proprietà e controllo del Tesoro, tramite SPV. Gli SPV sono una specie di banca ombra, che come tutte le banche crea denaro “monetizzando” il debito o trasformandolo in qualcosa che può essere speso sul mercato. L’SPV decide quali attività acquistare e, per farlo, prende prestiti dalla banca centrale. La banca centrale quindi registra nel suo passivo i fondi che vengono utilizzati per acquistare le attività produttive a sostegno del prestito. Come scrisse Jim Bianco su Bloomberg:
In altre parole, il governo federale sta nazionalizzando vaste aree dei mercati finanziari. La Fed sta fornendo i soldi per farlo. BlackRock farà il lavoro. Questo schema in buona sostanza fonde la Fed e il Tesoro in un’unica organizzazione…
In effetti, la Fed sta dando al Tesoro l’accesso alla sua macchina da stampa (di banconote -NdT), In ultima analisi, ciò significa che l’amministrazione sarà libera di esercitare il proprio controllo, non il controllo della Fed, su questi SPV, incaricando la Fed di stampare più denaro in modo da poter acquistare titoli e distribuire prestiti, nel tentativo di spingere in alto i mercati finanziari, in periodo di elezioni.
Fra gli SPV designati, nessuno attualmente serve a scopi pubblici ma solo a sostenere i mercati; invece potrebbero essere progettati proprio per quello. I contribuenti sono pronti a ricostituire i 425 miliardi di dollari del Fondo di Stabilizzazione degli Scambi, e dovrebbero aver diritto a condividerne i benefici. Il Congresso potrebbe designare uno SPV per finanziare i suoi progetti infrastrutturali e per finanziare servizi pubblici tanto necessari tra cui Medicare per tutti, un reddito di base universale, riduzione del debito degli studenti e programmi simili. Potrebbe inoltre acquistare una partecipazione di controllo in banche insolventi o in sofferenza, compagnie farmaceutiche, compagnie petrolifere e altri evasori fiscali, e metterli in regola in modo tale da servire l’interesse pubblico.
Un’altra possibilità è che il Congresso finanzi questi programmi come di consueto emettendo titoli di Stato, ma stipulando prima un accordo di partenariato in base al quale la banca centrale acquisti i titoli, li rinnovi indefinitamente e rimborsi gli interessi al Tesoro. È così che il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha finanziato i suoi programmi di stimolo, senza nessuno degli effetti inflazionistici previsti sui prezzi al consumo. In effetti, l’indice giapponese dei prezzi al consumo si sta attestando su uno 0,4% molto basso, ben al di sotto persino dell’obiettivo del 2% della banca centrale giapponese (BoJ), sebbene la BoJ abbia finanziato quasi la metà del debito del governo. La metà del debito degli USA sarebbe di oltre 11.000 miliardi di dollari. Supponendo che occorrano 6.000 miliardi per gli attuali salvataggi delle multinazionali, significa che altri 5.000 miliardi potrebbero essere tranquillamente monetizzati per programmi a beneficio di individui, famiglie e governi locali. (Come fare questo senza far salire i prezzi al consumo sarà oggetto di un altro articolo).
Respiro per i governi statali e locali
I governi statali e locali, che sono in prima linea per fornire servizi di emergenza, sono stati in gran parte esclusi dalla bonanza per i salvataggi. Mentre stiamo aspettando un’azione dal Congresso, la Fed potrebbe rendere disponibili prestiti a basso costo ai governi locali usando i poteri di cui già gode ai sensi del Federal Reserve Act, Sec. 14 (2) (b), che autorizza la Fed ad acquistare cambiali e obbligazioni dei governi statali e locali con scadenze a sei mesi o meno. Poiché i governi locali devono far quadrare i loro bilanci, questi prestiti dovranno essere rimborsati, ma potrebbero essere estesi per un periodo ragionevole, come avviene per i prestiti pronti-contro-termine e per il debito federale.
I prestiti ai governi locali potrebbero essere erogati allo stesso tasso di interesse, prossimo a zero, che le banche pagano ora sui prestiti. I governi statali e locali sono affidabili almeno quanto le banche: hanno una base contributiva ed enormi risorse. In effetti il settore bancario privato sarebbe stato insolvente molto tempo fa se non fosse stato per la tasca senza fondo della banca centrale e per i salvataggi del governo federale, compreso il sistema assicurativo FDIC che salvò le banche dal fallimento nella Grande Depressione.
C’è un modo in cui i governi statali e locali possono trarre vantaggio dai tassi di interesse prossimi a zero disponibili per le banche, anche senza intervento federale: possono costituire banche di proprietà pubblica. Oltre alla possibilità di prendere in prestito molto più a buon mercato, avere banche proprie consentirebbe ai governi statali e locali di sfruttare la leva sui prestiti. Un fondo a rotazione da 100 milioni che emette prestiti al 3% frutterebbe allo stato 3 milioni all’anno. Se gli stessi 100 milioni fossero utilizzati per capitalizzare una banca, questa potrebbe emettere prestiti pari a dieci volte quella somma, incassando 30 milioni l’anno. Da tali guadagni si devono dedurre i costi, compreso il costo dei capitali; ma il costo dei capitali oggi è molto basso per le banche. Esse, per soddisfare le loro esigenze di liquidità, possono prendere prestiti dal pool dei depositi, o allo 0,25% nel mercato dei fondi federali, o circa allo stesso tasso nel mercato dei pronti contro termine, che ora è sostenuto dalla banca centrale.
Le palesi disparità nella risposta del Congresso all’attuale crisi hanno fatto luce sui modi in cui il nostro sistema finanziario è truccato a favore di una ricca élite e contro il popolo.
La crisi è occasione di cambiamento; questo è il momento di unirsi per chiedere un cambiamento a nome del popolo. Come l’economista greco Yanis Varoufakis ha ammonito in un recente post:
La nuova fase della crisi, ora almeno, ci sta chiarendo che tutto va bene, che tutto è ormai possibile… Se l’epidemia aiuterà a costruire una società o migliore o più malvagia dipenderà… dal fatto che i progressisti riescano a fare fronte comune. Perché non ci riusciremo, come nel 2008 non ci siamo riusciti, i banchieri, i piccoli sciacalli, gli oligarchi e i neofascisti dimostreranno, ancora una volta, che loro sì sanno come non lasciar andar sprecata una buona crisi.
NdT
1- Questo vale solo per gli USA, fintantoché sul mercato valutario e delle materie prime vige un sostanziale regime di monopolio del dollaro USA.