Dal 1967, Israele ha arrestato oltre 17.000 donne palestinesi
Quds Press 26/8/2019 |
La Commissione degli Affari dei prigionieri e degli ex detenuti ha dichiarato che, dal 1967, sono state arrestate da Israele e detenute nelle sue carceri oltre 17 mila donne palestinesi (adulte e minorenni).
“Il periodo della prima Intifada palestinese (rivolta di pietre), iniziata nel 1987, è stato testimone del maggior numero di arresti di donne palestinesi, per un totale di 3000 donne“, ha dichiarato l’organismo ufficiale per i diritti umani in un rapporto di giovedì 22 agosto.
Durante la seconda intifada palestinese (Intifada di al-Aqsa ), scoppiata nel 2000, il numero di arresti contro donne palestinesi ha raggiunto circa 1000 casi.
Dal 2009 all’inizio di 2012, è stata registrata un’ondata di arresti, aumentata nel 2015 e poi in escalation dal 2018, soprattutto nella moschea di Al-Aqsa, e durante il 2019.
Alla data di pubblicazione di questo rapporto, il numero di donne detenute nelle carceri israeliane ha raggiunto le 36, la Commissione per gli affari dei prigionieri e degli ex detenuti. E’ importante sottolineare che tutte le donne prigioniere, tra le quali 20 madri, e 6 ferite con proiettili durante gli arresti, che attualmente languiscono nel carcere di al-Damon si trovano in condizioni umanitarie difficili e preoccupanti.
La metà del numero totale di donne detenute sono state condannate a pene variabili fino a 16 anni e metà è ancora in carcere.
Il rapporto ha aggiunto che le detenute soffrono di negligenza medica deliberata sia nei casi di malattie sia di ferite da proiettili e che le prigioniere si sono lamentate per molti anni della mancanza di un medico donna nella clinica carceraria e della mancanza di medicine adeguate.
Il caso della prigioniera Israa Al-Jabis è tra i più difficili, in quanto necessita di un intervento chirurgico urgente dopo aver subito gravi ustioni durante l’arresto e l’amputazione di otto dita.
Le prigioniere soffrono anche per il trasferimento alla prigione di Hasharon: ad alcune di loro vengono negate le visite; non c’è una cucina; hanno un tempo limitato per fare il bagno e ci sono telecamere di sorveglianza installate permanentemente.
Traduzione per InfoPal di Angela Lano e Duha Yahia
Fonte “Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it”