La “Marcia del Milione” contro il blocco di Gaza
Michele Giorgio 30 marzo 2019 |
Oggi decine di migliaia di palestinesi si raduneranno lungo le linee con Israele nel primo anniversario della Grande Marcia del Ritorno. Si teme un massacro. L’esercito israeliano ha schierato ingenti forze militari. Stamattina ucciso un giovane palestinese.
AGGIORNAMENTI:
20.30 Aumenta ancora il bilancio di palestinesi uccisi. E’ morto Bilal Abogamous, 17 anni di Rafah, ferito gravemente da un proiettile sparato dall’esercito israeliano.
ore 17:55 Sale a tre il numero dei palestinesi uccisi dai soldati israeliani
Il ministro della sicurezza di Gaza ha annunciato che Tamer Hashem Abu al-Khair, 17 anni, è morto a causa delle ferite ricevute oggi. Abu al-Khair era stato colpito al petto da una pallottola sparata dall’esercito israeliano nella parte orientale di Khan Younis (est della Striscia di Gaza).
ore 16:30 Fonti palestinesi: “Israele ha accettato gran parte delle richieste palestinesi”. Tuttavia, Hamas e Jihad islamica promettono: “Le manifestazioni di proteste continueranno”
Secondo fonti palestinesi, Israele avrebbe accettato gran parte delle richieste palestinesi (tra cui, ampliamento della zona di pesca, apertura dei confini, arrivo nella Striscia di altri fondi dal Qatar, creazione di migliaia di posti di lavoro per i disoccupati).
Secondo Khalil al-Haya dell’ufficio politico di Hamas, gli ufficiali egiziani che stanno mediando la tregua tra le parti domani si recheranno in Israele per discutere dell’intesa finora raggiunta con Tel Aviv. Tuttavia, ha chiarito al-Haya, “le manifestazioni continueranno finché non verranno raggiunti tutti gli obiettivi”.
Khaled al-Batsh, importante ufficiale della Jihad Islamica, ha detto alla stampa che le proteste per la “Marcia del ritorno” dureranno per un altro anno. I palestinesi, ha spiegato al-Batsh, sono “determinati a fermare il cosiddetto ‘accordo del secolo’ di Trump’”
ore 16:05 Haniyeh (leader di Hamas): “Venerdì prossimo continueranno le manifestazioni di protesta nella Striscia”
Haniyeh ha poi aggiunto che le proteste della prossima settimana avranno come titolo “Vittoria della dignità”.
Sinwar (capo di Hamas nella Striscia): “Parliamo con gli egiziani della questione dei prigionieri, di Gerusalemme e di temi relativi a Gaza”.
ore 15:45 Secondo fonti palestinesi, i gazawi feriti sono finora 112. Tra questi, 26 sono bambini. 8 sono donne
ore 14 – Ucciso un secondo palestinese a Gaza
Secondo il ministero della Salute della Striscia, la vittima è Adham Amara, 17 anni, morto dopo essere stato ferito al volto.
ore 13.45 – Manifestazioni in Cisgiordania
Manifestazioni per la Giornata della Terra si stanno tenendo anche in Cisgiordania: a Nablus l’esercito sta lanciando lacrimogeni e granate contro i manifestanti riuniti vicino al checkpoint di Huwwara, tra i più temibili della Cisgiordania occupata; feriti si registrano anche ad al-Bireh, a Ramallah. In molte delle proteste di oggi si commemora il giovane paramedico di soli 18 anni ucciso giovedì dall’esercito israeliano nel campo profughi di Dheisha, Sajed Mizhir.
ore 12.35 – Identificato il giovane palestinese ucciso
Il ministero della Salute di Gaza ha identificato il giovane palestinese ucciso questa mattina: Mohammad Jihad Sa’ad, 20 anni, residente nel quartiere di Shajaya, a Gaza City, una delle zone più duramente colpite nel 2014 durante Margine Protettivo (il quartiere era stato completamente raso al suolo).
Il 20enne è stato colpito da una scheggia di proiettile alla testa a est di Gaza City. Era già stato ferito in precedenza, a un altra protesta della Marcia del Ritorno, e usava le stampelle.
ore 12.30 – Fazioni palestinesi invitano alla calma
I partiti palestinesi hanno invitato i manifestanti a mantenere la calma lungo i confini. Intanto il ministero della Salute di Gaza fa sapere di aver messo a disposizione 8mila membri della sicurezza, tra poliziotti, medici e paramedici.
ore 11.40 – Esercito Tel Aviv: Miglioramenti delle condizioni di vita se le manifestazioni sono pacifiche
Il portavoce dell’esercito israeliano per i media arabi, Avichay Adraee, ha promesso “miglioramenti” delle condizioni di vita se le manifestazioni saranno non violente, come in realtà sono finora state, come spiegano i rapporti di Onu e organizzazioni internazionali, che hanno segnalato solo in alcuni casi il lancio di palloncini incendiari che non hanno provocato danni a persone ma bruciato campi. “Se non si useranno mezzi violenti e terroristi oggi, passi concreti saranno presi per migliorare la vita in diverse aree civili della Striscia di Gaza. Pensateci prima di usare violenza e terrorismo”, ha detto Adraee.
ore 11.30 – Haniyeh alla protesta
Il leader di Hamas, Haniyeh, è arrivato in uno degli accampamenti lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele, accompagnato dalla delegazione egiziana che sta mediando tra il movimento islamista e il governo di Tel Aviv.
ore 11 – Immagini dall’accampamento di Abu Safie, dove stanno iniziando ad affluire i palestinesi
ore 10.30 – Nuovi gas lacrimogeni usati dall’esercito israeliano
Palestinesi denunciano l’uso da parte delle truppe israeliane di gas lacrimogeno di colore giallo che avrebbe un effetto particolarmente irritante per gli occhi e il sistema respiratorio (foto @gazapost_e ). Intanto sono già 3500, secondo i media di Gaza, i manifestanti che hanno raggiunto i cinque accampamenti nei pressi delle linee di demarcazione con Israele. Altri tre feriti: uno alla testa all’altezza di al Burej e due ad al Malaka.
.
ore 9.30 – Ucciso un palestinese
La “Marcia del Milione”. Un palestinese ucciso, un altro ferito gravemente alla testa. Manifestazioni già in corso all’accampamento “al Malaka”. Gruppo di giovani avrebbe superato le barriere di demarcazione con Israele all’altezza di Khan Yunis. Hamas, Jihad e altre formazioni palestinesi avvertono che un attacco israeliano alla Grande Marcia del Ritorno riceverà una risposta analoga da parte palestinese.
La Striscia di Gaza si prepara a vivere oggi una delle sue giornate più importanti, si teme tra le più drammatiche, dalla fine dell’offensiva militare israeliana “Margine Protettivo” quasi cinque anni fa. È il 43esimo anniversario del “Giorno della Terra” che ricorda le sei vittime palestinesi in Galilea durante le proteste contro la confisca delle terre arabe. Ma per i due milioni e passa di palestinesi che vivono in questa lingua di terra più di ogni altra cosa è il primo anniversario della “Grande Marcia del Ritorno”, la protesta popolare contro il blocco israeliano di Gaza. Decine di migliaia di palestinesi, qualcuno azzarda centomila, oggi raggiungeranno i cinque accampamenti di tende allestiti nella fascia orientale di Gaza, ad alcune centinaia di metri dalle barriere di demarcazione con Israele, per affermare che gli oltre 250 uccisi e le migliaia di feriti (dozzine dei quali hanno subito amputazioni) dal fuoco dei tiratori scelti dell’esercito israeliano durante le manifestazioni settimanali tenute da un anno a questa parte, non hanno affievolito il desiderio di spezzare la morsa che strangola la Striscia da oltre 12 anni e di vivere una vita degna di questo nome.
Un nuovo bagno di sangue è possibile. Anzi probabile prevedono molti considerando lo schieramento di forze militari che Israele ha messo in piedi negli ultimi giorni a ridosso di Gaza. Nei cinque accampamenti sono stati allestiti ospedali da campo. Medici e paramedici si preparano a ricevere negli ospedali un numero eccezionalmente alto di feriti. Come finirà la giornata lo decideranno i comandi militari israeliani e il risultato della mediazione egiziana per un accordo di cessate il fuoco di lunga durata tra Hamas e Israele (di cui si parla dall’anno scorso). È stato esplicito ieri Ismail Haniyeh, il capo del movimento islamico Hamas al potere a Gaza che ormai tiene nelle sue mani il volante della Marcia del Ritorno limitandone il carattere spontaneo che aveva avuto il 30 marzo di un anno fa e nei mesi successivi. Haniyeh ha spiegato che la situazione «è a un bivio». In sostanza se ci sarà un’intesa con Israele le forze di sicurezza di Hamas terranno i dimostranti lontano – a 300 metri secondo le notizie circolate – dalle barriere di demarcazione. Il Jihad, l’altra organizzazione islamista, ha chiesto ai dimostranti «di salvaguardare la propria incolumità». Se le trattative falliranno le proteste potrebbero essere lasciate libere. L’esercito israeliano è pronto ad usare la forza contro chi si avvicinerà alle barriere.
Ieri si parlava di una bozza di intesa tra le parti. Oltre all’aumento del numero di camion e merci che da Israele entrano a Gaza e all’estensione della zona di pesca a 12 miglia, prevede, secondo le anticipazioni circolate, anche l’aumento delle forniture elettriche a Gaza, l’allentamento delle restrizioni israeliane all’importazione ed esportazione delle merci palestinesi e la ripresa dei trasferimenti di fondi (del Qatar) verso la Striscia. In cambio Hamas dovrebbe fermare il lancio di razzi e tenere lontano dalle linee con Israele le future manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno. Però non è stata finalizzata. Colleghi palestinesi ci riferivano del pessimismo espresso da un dirigente di Hamas, Ghazi Hamad. Il movimento islamico – ha spiegato Hamad – vuole un’intesa nero su bianco, con impegni ben definiti per entrambe le parti durante la tregua. Israele non va oltre le promesse verbali, alternandole a minacce di guerra in caso di mancato accordo. Il premier Netanyahu, nel pieno della campagna per le elezioni del 9 aprile, non ha alcuna intenzione di mostrarsi “dialogante” con Hamas.
Sullo sfondo c’è la frustrazione dei giovani palestinesi con meno di venti anni che a Gaza sono la metà della popolazione. Maher Abu Samadana, di Rafah ma studente a Gaza city, non segue l’andamento della mediazione egiziana. Non ha mai avuto un lavoro e non pensa che riuscirà ad averne uno vero nei prossimi anni. Si sente chiuso in gabbia. «Non ho nulla da perdere» ci spiega rappresentando tanti altri ragazzi di Gaza, «per me la Marcia del Ritorno è l’unica possibilità di svolta verso la libertà. Se non spezzeremo l’assedio non avremo mai una vita diversa». Maher oggi sarà all’accampamento “Al Malaka” assieme ai suoi amici. «Non ho paura di morire» afferma. Alla manifestazione non parteciperà Ali Abu Sheikh, 24 anni, del gruppo “We are not numbers” che racconta sui social la condizione difficile ma anche le capacità dei civili di Gaza, oltre le notizie diffuse dai media. «Ero entusiasta della Marcia del Ritorno – ci spiega – Mi affascinava il progetto, amavo la sua dimensione popolare. Negli accampamenti prima delle manifestazioni si faceva cultura, si giocava con i bambini, si discuteva di tutto. Era importante». Ora, aggiunge, «la Marcia è segnata dalle manovre politiche di questa o di quella parte, mentre Israele non cessa l’occupazione e tiene la nostra terra stretta nell’assedio».