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8 marzo, a Roma abbiamo ascoltato storie di dolore e riscatto. Così Reama supporta le vittime di violenza

7 Marzo 2019
Alice ha subito violenza fisica, economica e psicologica. Un giorno lui l’ha caricata su un’auto e l’ha massacrata di botte.

Poi, credendola morta, l’ha infilata nel porta bagagli e ha cercato di sbarazzarsi del corpo. Avevano tre figli insieme, l’ultimo era molto piccolo. Alice è viva e ha fondato un gruppo di auto-mutuo aiuto per le donne ma il suo ex è a piede libero.

Damiano dopo una lunga battaglia legale ha adottato il nipote, figlio della sorella uccisa dal marito. Ora è il suo bambino a tutti gli effetti e vivono insieme come una grande famiglia.
Giovanna aveva quattro figli, una notte il marito ha deciso che li avrebbe ammazzati tutti per uccidere lei attraverso la loro morte. Tre figli sono sopravvissuti ma Lauretta non c’è più e da allora Giovanna porta avanti il “Sogno di Laura” di creare case rifugio per animali abbandonati.
Alfredo è un orfano di femminicidio, è accaduto tanto tempo fa e adesso è cresciuto. Si sta laureando in giurisprudenza per “difendere le donne vittime di violenza come mia madre”.
Sono storie di dolore ma anche di riscatto quelle raccontate durante la presentazione di Reama, la Rete per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto (www.reamanetworkorg) per le donne che subiscono violenza e per i loro figli, nata dall’impegno Fondazione Pangea Onlus (www.pangeaonlus.org) con il sostegno di Fondazione Just Italia.
Alla Casa internazionale delle donne di Roma, una sala gremita da oltre da oltre 70 realtà aderenti al progetto e provenienti da tutta Italia, hanno unito simbolicamente le stelle simbolo di Fondazione Pangea intorno alla grande rete di Reama fatta sì di centri antiviolenza, case rifugio, sportelli ma anche di associazioni territoriali, gruppi di auto mutuo aiuto, professioniste (avvocate, insegnanti, ricercatrici, psicologhe…), donne uscite dalla violenza e parenti di vittime di femminicidio.
Sono loro le cosiddette “antenne” di Reama, che lavorano in tutta Italia per contrastare la violenza contro le donne ma anche e soprattutto per far conoscere e applicare la Convenzione di Istanbul.
“In un periodo storico in cui i diritti delle donne sono sempre più sotto attacco – spiega Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea – l’esigenza di mettere in rete varie realtà e persone, non poteva per noi che tradursi in qualcosa di concreto, a sostegno e a rafforzamento di quanto già esiste. Siamo quindi un tassello ulteriore nel panorama della prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, che ha come obiettivo l’applicazione della Convenzione di Istanbul”.
Nella Rete nessuno perde la propria identità ma lavora in sinergia per orientare le donne e i minori che vivono i maltrattamenti; prevenire la violenza di genere; rafforzare le reti territoriali volte a proteggere le vittime e dare loro strumenti di empowerment per uscire dalla violenza; sostenere le donne durante le investigazioni e nel percorso giudiziario; sensibilizzare sui temi della violenza e della Convezione di Istanbul realizzando una campagna di informazione rivolta alla pubblica opinione, all’associazionismo, alle istituzioni.
Per fare questo Reama può contare, oltre che sulla rete delle “Antenne”, sul Comitato Scientifico, sul Gruppo Giuridico, ovvero una rete nazionale di avvocate professionalizzate sulla violenza, che fanno gratuito patrocinio, per l’analisi di casi complessi e la produzione di materiali giurisprudenziali e sul Coordinamento nazionale che cura il lavoro con le istituzioni, la comunicazione, l’orientamento delle donne alle antenne territoriali.
Diversi gli strumenti a disposizione di Reama: due sportelli, uno Antiviolenza online (sportello@reamanetwork.org) e uno specifico sulla violenza economica – Mia Economia – (miaeconomia@reamanetwork.org), per sostenere le donne che vivono o hanno vissuto una condizione di violenza economica e aiutarle gratuitamente ad analizzare il debito o, se possibile, a rinegoziarlo.
Reama mette a disposizione anche un piccolo Fondo vittime, ovvero un piccolo sostegno economico alle donne sopravvissute alla violenza, ai loro figli e figlie o ai loro familiari come spinta per “rincominciare” e organizza seminari di Formazione – informazione comune per approfondire temi ed esperienze in uno scambio reciproco di saperi, metodologie e buone pratiche.