Stupro in Spagna, anche le suore di clausura contro i giudici
Lettera 43,
28 aprile 2018
Il Paese
percorso dalle proteste contro la sentenza che ha graziato il branco. E
anche il convento si schiera: «Noi non usciamo e portiamo un abito
fino ai piedi: questa è una scelta libera, e per questo difenderemo con
tutti i mezzi il diritto di tutte le donne a fare il contrario senza che
vengano violentate».
percorso dalle proteste contro la sentenza che ha graziato il branco. E
anche il convento si schiera: «Noi non usciamo e portiamo un abito
fino ai piedi: questa è una scelta libera, e per questo difenderemo con
tutti i mezzi il diritto di tutte le donne a fare il contrario senza che
vengano violentate».
Hanno
voluto schierarsi anche loro contro quella sentenza che ha derubricato lo
stupro del branco della festa di San Firmin a un semplice “abuso” e
che ha sollevato l’indignazione di metà Spagna, superando anchei muri della
clausura. Le suorea del convento carmelitano di Hondarribia, nella diocesi di
San Sebastian, hanno voluto far conoscere la loro totale contrarietà alla
decisione dei giudici via Facebook.
voluto schierarsi anche loro contro quella sentenza che ha derubricato lo
stupro del branco della festa di San Firmin a un semplice “abuso” e
che ha sollevato l’indignazione di metà Spagna, superando anchei muri della
clausura. Le suorea del convento carmelitano di Hondarribia, nella diocesi di
San Sebastian, hanno voluto far conoscere la loro totale contrarietà alla
decisione dei giudici via Facebook.
TUTTE
HANNO IL DIRITTO A UNA SCELTA LIBERA. «Noi viviamo in clausura, portiamo un
abito quasi fino alle caviglie, non usciamo di notte (se non per le emergenze),
non andiamo a feste, non assumiamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità.
Questa è una scelta che non ci rende migliori né peggiori di chiunque altro,
anche se paradossalmente ci renderà più libere e felici di altri. E perché è
una scelta libera, difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione (questo
è uno) il diritto di tutte le donne a fare liberamente il contrario senza che
vengano giudicate, violentate, intimidite, uccise o umiliate per questo. Sorella,
io ti credo», hanno scritto le sedici suore carmelitane sul social network,
chiarendo il loro appoggio al movimento #yositecreo che sostiene le ragioni
della vittima.
HANNO IL DIRITTO A UNA SCELTA LIBERA. «Noi viviamo in clausura, portiamo un
abito quasi fino alle caviglie, non usciamo di notte (se non per le emergenze),
non andiamo a feste, non assumiamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità.
Questa è una scelta che non ci rende migliori né peggiori di chiunque altro,
anche se paradossalmente ci renderà più libere e felici di altri. E perché è
una scelta libera, difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione (questo
è uno) il diritto di tutte le donne a fare liberamente il contrario senza che
vengano giudicate, violentate, intimidite, uccise o umiliate per questo. Sorella,
io ti credo», hanno scritto le sedici suore carmelitane sul social network,
chiarendo il loro appoggio al movimento #yositecreo che sostiene le ragioni
della vittima.
«Noi
viviamo in clausura, portiamo un abito quasi fino alle caviglie, non usciamo di
notte (se non per le emergenze), non andiamo a feste, non assumiamo alcolici e
abbiamo fatto voto di castità. Questa è una scelta che non ci rende migliori né
peggiori di chiunque altro, anche se paradossalmente ci renderà più libere e
felici di altri. E perché è una scelta libera, difenderemo con tutti i mezzi a
nostra disposizione (questo è uno) il diritto di tutte le donne a fare
liberamente il contrario senza che vengano giudicate, violentate, intimidite,
uccise o umiliate per questo. Sorella, io ti credo»
La
ragazza aggredita ha appena 18 anni e viene da Madrid: alla festa di San Firmin
del 2016 fu avvicinata da un giovane durante la tradizionale corsa dei tori, e
poi violentata da lui e da altri quattro amici in un portone e lasciata
prostrata a terra in mezzo alla strada.
ragazza aggredita ha appena 18 anni e viene da Madrid: alla festa di San Firmin
del 2016 fu avvicinata da un giovane durante la tradizionale corsa dei tori, e
poi violentata da lui e da altri quattro amici in un portone e lasciata
prostrata a terra in mezzo alla strada.
NIENTE
STUPRO, SOLO ABUSO. Secondo i giudici del tribunale della Navarra, non ci fu
violenza perché la ragazza non reagì, paralizzata dalla paura, ai suoi
aggressori. E senza violenza, secondo la sentenza, non si può configurare il
reato di stupro, ma solo di “abuso”, per il quale, invece dei 20 anni
chiesti dall’accusa, i cinque della ‘manada’ (branco) sono stati condannati a
nove anni. «Questa sfumatura giuridica, che non è sempre facile da definire,
porta con sé questa dolorosa domanda: quanto deve combattere una persona per
cercare di resistere allo stupro senza arrivare ad essere uccisa e venire
ancora riconosciuta come vittima di un grave attacco contro la libertà sessuale
e senza che gli aggressori restino impuniti?», ha scritto il 28 aprile in un
editoriale El Pais. Mentre le donne – e non solo loro – dei movimenti
femministi, continuano a riempire le strade e le piazze in tutto il Paese. Il
27 aprile la procura della Navarra ha annunciato che farà appello, così come
anche la vittima.
STUPRO, SOLO ABUSO. Secondo i giudici del tribunale della Navarra, non ci fu
violenza perché la ragazza non reagì, paralizzata dalla paura, ai suoi
aggressori. E senza violenza, secondo la sentenza, non si può configurare il
reato di stupro, ma solo di “abuso”, per il quale, invece dei 20 anni
chiesti dall’accusa, i cinque della ‘manada’ (branco) sono stati condannati a
nove anni. «Questa sfumatura giuridica, che non è sempre facile da definire,
porta con sé questa dolorosa domanda: quanto deve combattere una persona per
cercare di resistere allo stupro senza arrivare ad essere uccisa e venire
ancora riconosciuta come vittima di un grave attacco contro la libertà sessuale
e senza che gli aggressori restino impuniti?», ha scritto il 28 aprile in un
editoriale El Pais. Mentre le donne – e non solo loro – dei movimenti
femministi, continuano a riempire le strade e le piazze in tutto il Paese. Il
27 aprile la procura della Navarra ha annunciato che farà appello, così come
anche la vittima.
PIÙ DI UN
MILIONE DI FIRME. Una petizione online lanciata da una donna spagnola di 38
anni per la sospensione dei giudici latori della sentenza-shock in poco più di
24 ore ha raccolto un milione e 200 mila firme. Adriana Lastra, dirigente del
Partito socialista, ha bollato la sentenza come «vergognosa»., «prodotto della
cultura patriarcale e machista spagnola».
MILIONE DI FIRME. Una petizione online lanciata da una donna spagnola di 38
anni per la sospensione dei giudici latori della sentenza-shock in poco più di
24 ore ha raccolto un milione e 200 mila firme. Adriana Lastra, dirigente del
Partito socialista, ha bollato la sentenza come «vergognosa»., «prodotto della
cultura patriarcale e machista spagnola».