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No, l’aborto non è ancora legale in tutti i Paesi

LetteraDonna, 19 marzo 2018

Dalla
Polonia a El Salvador: tutti gli Stati in cui l’interruzione volontaria di
gravidanza non è sempre regolamentata dallo Stato.

Quello
che per noi è un diritto, in un altro Paese può non essere considerato tale. O,
addirittura, non è minimamente contemplato nella Costituzione o comunque nel
corpus legislativo di uno specifico Stato. Altre volte ancora, viene
considerato ‘non diritto’. Pensiamo ad esempio all’aborto: in Italia c’è la legge 194 del
1978
che lo disciplina. In linea teorica, ci sarebbe anche in Polonia
ma la questione è molto più complicata: si può procedere all’interruzione
volontaria di gravidanza solo nel caso di stupro, di minaccia alla vita della
donna e a causa di malformazioni del feto. Ma non è finita qua: la Chiesa
polacca vorrebbe ulteriormente limitare questo diritto e ha chiesto al Parlamento
di velocizzare l’iter di approvazione della nuova legge. A moltissime donne non
è andata giù e sono scese in piazza in centinaia in 16 diverse città del Paese,
secondo quanto scrive il quotidiano Gazeta Wyborcza. Ma non è l’unico caso. In El
Salvador la Corte Suprema di Giustizia ha commutato la pena di Maíra Verónica
Figueroa Marroquín, condannata per aborto, da 30 a 15 anni.
La
protesta in polonia
La
situazione in Polonia è molto delicata perché, oltre all’appello dei vescovi,
anche il Parlamento ha intenzione di velocizzare i tempi di approvazione della
nuova legge. Il 19 marzo è in programma la discussione del testo da parte della
commissione parlamentare di giustizia e a breve potrebbe essere sottoposto al
voto degli deputati. «L’inferno delle donne può essere sulla terra» hanno detto
le manifestanti durante la protesta a Varsavia. «Dobbiamo difendere la nostra
salute, dignita e libertà minacciata dai vescovi» ha gridato l’attivista Marta Lempart
che già nel 2016 e 2017 ha promosso con successo altri scioperi delle donne in
difesa dell’aborto.
Cosa sta
succedendo in El Salvador
Grazie
alla commutazione della pena, Maíra
Verónica Figueroa Marroquín è libera dopo 15 anni di carcere
. Ha 34
anni ed è stata condannata per aborto nel 2003, quando ne aveva soltanto 19.
Ebbe un’emorragia nella casa in cui lavorava come domestica e, nonostate venne
portata in ospedale tempestivamente, perse il bambino. Non si conosce
esattamente la dinamica ma la giovane donna venne prima accusata di aborto e
poi di omicidio aggravato. C’è chi sostiene che Maíra Verónica Figueroa
Marroquín non ebbe nemmeno un processo equo visto che non ebbe a disposizione
un avvocato fino al giorno della prima udienza e, in tribunale, non fu mai
presentato il referto di un medico. Ma il suo non è l’unico caso nel Paese
dell’America Centrale: anche Teodora Vásquez, 35 anni, è stata rilasciata il 15
febbraio 2018 dopo essere rimasta per più di 10 anni in carcere.
I Paesi
dove l’aborto è ancora illegale
Proprio El
Salvador è uno dei Paesi in cui l’aborto è ancora illegale. Secondo uno studio
del Pew Research Center su 196 Stati (sulla base dei dati delle Nazioni Unite),
in 50 (25,51%) è permessa l’interruzione di gravidanza solo se serve a salvare
la vita della madre; in 82 (41,84%) è possibile solo in caso di stupro, di
incesto, di problemi del feto e di problemi economici (come la Polonia); in 58
(29,59%), invece, l’aborto è legale in qualsiasi situazione. Ma esistono sei
Paesi (3,06%) in cui non si può proprio, come El Salvador, Cile, Repubblica
Dominicana, Nicaragua, Città del Vaticano e Malta.