La lunga strada dell’Egitto contro le molestie sessuali
Lettera Donna, 13 marzo 2018
Le donne del Paese che trovano il coraggio di denunciare
le molestie subite sono ancora osteggiate, ma nell’opinione pubblica qualcosa
sta cambiando.
le molestie subite sono ancora osteggiate, ma nell’opinione pubblica qualcosa
sta cambiando.
Le proteste al Cairo nel 2011 contro le molestie subite da
alcune giornaliste. |
Ci vuole cautela, prima di azzardarsi a parlare di un #MeToo
egiziano. E però forse qualcosa sta cambiando nell’attenzione che i media e l’opinione
pubblica riservano a quelle donne (ancora poche) che accusano apertamente i
loro molestatori, chiedendo giustizia a gran voce e, soprattutto, contestando
la reale portata della rivoluzione del 2011, che per le donne forse si è
rivelata non essere poi così epocale. Anche perché, a volte, quegli stessi
attivisti che infarciscono i loro discorsi con parole come libertà e
uguaglianza, quegli stessi difensori dei diritti umani, in realtà, hanno la
stessa inclinazione alla molestia sessuale di tanti, troppi loro altri
consimili.
egiziano. E però forse qualcosa sta cambiando nell’attenzione che i media e l’opinione
pubblica riservano a quelle donne (ancora poche) che accusano apertamente i
loro molestatori, chiedendo giustizia a gran voce e, soprattutto, contestando
la reale portata della rivoluzione del 2011, che per le donne forse si è
rivelata non essere poi così epocale. Anche perché, a volte, quegli stessi
attivisti che infarciscono i loro discorsi con parole come libertà e
uguaglianza, quegli stessi difensori dei diritti umani, in realtà, hanno la
stessa inclinazione alla molestia sessuale di tanti, troppi loro altri
consimili.
FARE FINTA DI NIENTE
Lo scandalo è fresco: un’attivista soprannominata
dal New York Times «Email Girl» nel 2015 inviò a molti altri
attivisti una mail in cui accusava un avvocato di stupro e l’ex candidato alla
presidenza Khaled Ali di comportamente sessuali inappropriati. Praticamente
nessuno dei suoi compagni mosse un dito o disse una parola per difenderla e
schierarsi dalla sua parte. E lei ha scelto di non sporgere denuncia, perché a
suo modo di vedere non è una soluzione, ma preferisce mettere in guardia le
altre donne.
dal New York Times «Email Girl» nel 2015 inviò a molti altri
attivisti una mail in cui accusava un avvocato di stupro e l’ex candidato alla
presidenza Khaled Ali di comportamente sessuali inappropriati. Praticamente
nessuno dei suoi compagni mosse un dito o disse una parola per difenderla e
schierarsi dalla sua parte. E lei ha scelto di non sporgere denuncia, perché a
suo modo di vedere non è una soluzione, ma preferisce mettere in guardia le
altre donne.
EMANCIPAZIONE E BORSETTA
L’altra eroina è Rania Fahmy. Ha 23 anni, ed è diventata
un fenomeno virale per essere stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza di
un negozio mentre prendeva a borsettate un molestatore. La reazione del
pubblico, che ha salutato le sue gesta come quelle di una popolare eroina,
testimoniano come la mentalità riguardo ai diritti delle donne stia evolvendo.
Sono passati dieci anni, ormai, dalla prima condanna per molestie sessuali
avvenute in strada, a seguito della battaglia condotta da una donna che era
stata palpeggiata da un poliziotto durante una protesta di piazza.
un fenomeno virale per essere stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza di
un negozio mentre prendeva a borsettate un molestatore. La reazione del
pubblico, che ha salutato le sue gesta come quelle di una popolare eroina,
testimoniano come la mentalità riguardo ai diritti delle donne stia evolvendo.
Sono passati dieci anni, ormai, dalla prima condanna per molestie sessuali
avvenute in strada, a seguito della battaglia condotta da una donna che era
stata palpeggiata da un poliziotto durante una protesta di piazza.
PUNTO DI SVOLTA
Finora i media e le forze dell’ordine hanno sempre cercato
di zittire le donne. E lo stesso atteggiamento si riscontra in molte famiglie,
complice anche una mentalità secondo cui una molestia è una vergogna per chi la
subisce. Incastrate tra tabù e vergogna, le donne egiziane stanno vivendo un
momento che potrebbe sfociare in un grandioso momento di emancipazione e giustizia,
oppure rimanere lettera morta. Ma la speranza è che l’esempio di donne come
Rania Fahmy e Email Girl possano spingere altre vittime a far sentire la
propria voce.
di zittire le donne. E lo stesso atteggiamento si riscontra in molte famiglie,
complice anche una mentalità secondo cui una molestia è una vergogna per chi la
subisce. Incastrate tra tabù e vergogna, le donne egiziane stanno vivendo un
momento che potrebbe sfociare in un grandioso momento di emancipazione e giustizia,
oppure rimanere lettera morta. Ma la speranza è che l’esempio di donne come
Rania Fahmy e Email Girl possano spingere altre vittime a far sentire la
propria voce.