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Rapporto ONU – diritti umani: sotto attacco chi difende e protegge i migranti.

Osservatorio Diritti 21 FEBBRAIO 2018
Il nuovo rapporto del relatore speciale Onu sui Difensori dei diritti umani denuncia l’attacco in corso contro chi protegge le persone in movimento.

Si parla di processi contro chi dà da mangiare ai migranti, campagne di denigrazione e accuse di vicinanza ai trafficanti. E c’è spazio pure per l’Italia.

Denunce e processi contro chi dà cibo e acqua ai migranti, accuse infondate di collusione con i trafficanti contro le organizzazioni non governative che salvano vite in mare, minacce e aggressioni contro gli operatori di centri che offrono sostegno a migranti e rifugiati, campagne di delegittimazione e stigmatizzazione: come evidenzia il nuovo report «sulla situazione dei difensori dei diritti umani» di Michel Forst, relatore speciale dell’Onu sui Difensori e le difensore dei diritti umani, chi si impegna a proteggere i diritti delle persone in movimento è sempre più sotto attacco.
Pubblicato il 14 febbraio, il report sarà presentato il 1° marzo al Consiglio per i Diritti umani dell’Onu a Ginevra. Andando oltre le categorie – spesso inappropriate o riduttive – di migranti economici, ambientali, sfollati interni, vittime di tratta, rifugiati o richiedenti asilo, nel report si utilizza la più ampia definizione di difensori dei diritti di persone in movimento (“people on the move“).
Si tratta di una precisazione importante, che sottolinea come ognuna di queste persone– al di là delle motivazioni che l’hanno spinta o costretta a lasciare il proprio Paese – abbia gli stessi diritti e la stessa dignità e come chiunque abbia il diritto a proteggerle e agire in solidarietà con loro.
Xenofobia e razzismo: chi colpisce i difensori dei diritti


Secondo Forst, uno dei principali motivi degli attacchi contro i difensori dei diritti delle persone in movimento è il clima xenofobo e razzista sempre più diffuso e radicato in tutto il mondo:
I leader politici utilizzano le persone in movimento come capro espiatorio, incolpandoli di problemi sociali e politici che hanno ben altra origine. La violenza xenofoba diventa uno strumento per fare campagna elettorale, e i media non fanno altro che riprodurre e amplificare queste narrative semplicistiche e inaccurate».


A peggiorare il quadro, secondo il relatore speciale, sono la «mercificazione» delle persone in movimento (considerate solamente da un deumanizzante punto di vista economico e numerico), l’approccio securitario invece che umanitario al tema della migrazione e un uso repressivo delle leggi sulla cittadinanza e sullo status di residenza che fa sì che vengano negati diritti universali e inalienabili.

Diritti umani in pericolo: chi li difende è “sovversivo”


In questo contesto, con le persone in movimento considerate responsabili di ogni male, chi sta dalla loro parte diventa un facile bersaglio. Gli attacchi ai difensori dei diritti delle persone in movimento si inseriscono in un momento storico in cui è il concetto stesso di “diritti umani” a essere sotto attacco.
In tutto il mondo, infatti, si assiste a un crescente restringimento dello spazio d’azioneper i movimenti e le organizzazioni della società civile. Chiunque difenda i diritti Lgbt, quelli delle donne, dell’ambiente, dei popoli indigeni o dei migranti è considerato una minaccia, perché sfida e cerca di cambiare lo status quo. Difendere i diritti non è più un gesto legittimo, ma piuttosto un’azione sovversiva da contenere, frenare e fermare a ogni costo.
Reati di solidarietà: in Italia vietato aiutare i migranti


Tra i casi citati dal relatore speciale spicca l’Italia, dove ong e attivisti per i diritti dei migranti hanno subito processi e gravissime campagne di delegittimazione. Nell’agosto 2016, ad esempio, contro quattro attivisti del movimento No Borders fu emesso un foglio di via, che vietava loro l’ingresso in sedici comuni della provincia di Imperia per tre anni. La loro “colpa” era aver portato acqua e supporto a dei migranti a Ventimiglia.
La sentenza è stata poi annullata dal Tar, perché il tribunale ha riconosciuto che il foglio di via «lede il diritto a manifestare e limita la libertà di circolazione in maniera pregiudicante».
La criminalizzazione dei difensori rinforza lo stigma verso le persone in movimento e chi è solidale con loro. Come dice un attivista italiano citato da Forst, «criminalizzare la solidarietà rischia di promuovere, nell’opinione pubblica e nell’arena politica, l’indifferenza verso migranti e rifugiati, o posizioni razziste e nazionaliste».