ISLAM E TERRORISMO: UN’ASSOCIAZIONE INFELICE
Cristina Diaz 18/08/2017 |
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via“, scrisse Cesare Pavese nel suo ultimo romanzo. Parole con le quali Sumaia Abdirashid, giovane musulmana somala di 23 anni nata e cresciuta a Torino, si identifica molto. “Pur non avendo mai avuto l’occasione di andare nel mio paese, la Somalia mi manca proprio perché la immagino come il posto in cui mi sentirei a casa.
Torino mi piace, è una bellissima città in cui si è svolta finora tutta la mia vita, ma certe volte mi chiedo come sarebbe stato crescere in un luogo dove il mio incarnato, il mio modo di vestire o la mia lingua non spiccassero in mezzo ad una folla. Ogni tanto mi ritrovo ad immaginare il giorno in cui ci “tornerò”, perché in qualche modo mi sembra di averne ereditato il ricordo attraverso i racconti dei miei genitori e dei nonni, ” racconta la giovane studentessa del primo anno di Magistrale in Architettura al Politecnico di Torino.
Sumaia è una ragazza molto ambiziosa. Ama scrivere ed è una accanita lettrice. “Ho cominciato a scrivere ad otto anni. Prendevo i libri di Harry Potter e li copiavo, poi mi crogiolavo nella gioia di sentirmi come la Rowling. Inoltre, tutti i sabati andavo in biblioteca con mio padre e mio fratello, e con una mia amica facevamo a gara a chi leggeva più libri alla settimana, chi conosceva più classici, chi sapeva più poesie a memoria,” racconta Sumaia con tono nostalgico. “Se ripenso a quegli anni, provo invidia per tutto quel tempo libero.”
Nel tempo, Sumaia, le ha provate tutte: scrivere storie online, comporre fanfiction… e da quando ha tredici ha iniziato una nuova avventura nel mondo dei blog. Nel 2014, Sumaia decide di partecipare al Concorso letterario nazionale Lingua Madre con il suo racconto “ci saranno giorni come questo” con il quale ha vinto il terzo premio. “Ho voluto dedicare il mio racconto a mia nonna. Infatti, per scriverlo mi sono ispirata al rapporto che ho con lei e con ciò che mi racconta del nostro paese.“