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Impara il Boontling, il dialetto pazzo della California hippie

25 Marzo 2017

Nasce alla fine del XIX secolo, e si mantiene per decenni. Lingua che segue l’architettura dell’inglese ma inventa nuove parole ed espressioni conosciute solo dagli abitanti. Ora rischia la scomparsa, ma c’è chi la salva

Se in un paesino della California vi offriranno del “blue grass”, accettate: è il loro modo per dire “whisky”. E se una signora avvenente verrà definita “bahlness”, niente paura: significa “donna bella”. È il Boontling, una lingua (meglio, un dialetto) specifica del paesino di Boonville, in California, piccolo centro che conta 700 abitanti (molti di questi anziani) vive di vecchie tradizioni e di cultura hippie.

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, vista la sua posizione isolata, a Boonville è nato un linguaggio specifico. Segue le regole logiche e grammaticali dell’inglese, ma ha una serie di parole ed espressioni uniche. Mescola inglese, gaelico scozzese, irlandese, spagnolo e pomoan, una lingua indiana. Ha raggiunto un’ampiezza di 1.600 parole (più che sufficiente per esprimere quasi tutto occorra nella vita) ma non si è mai espanso oltre i confini di Boonville. Gli abitanti lo vivevano come un fatto personale, da non condividere con estranei. Molte espressioni, poi, nascevano da situazioni concrete vissute solo da chi abitava nella zona. Per capirsi, per dire “caffè”, si usa l’espressione “zeese”, derivante da Z.C., cioè Zachariah Clifton, il nome di uno dei primi baristi dell’area. E il telefono a pagamento si chiama Buckey Walter: “buckey” vuol dire “nickel”, e “Walter” era il nome del primo, nella regione, a possedere un telefono.