Dj Fabo, i diritti civili in Italia e i rapporti tra Chiesa e politica
28 Febbraio 2017
Il fine vita come i gay e l’aborto. In Italia i diritti civili sono fermi al palo. E a decidere, spesso, sono vescovi e Vaticano. E quella grossa fetta di politica che continua a schierarsi dalla loro parte.
La vicenda triste e drammatica di dj Fabo ha riaperto nel dibattito pubblico italiano un capitolo spinoso: quello dei diritti civili. E il quadro non è certo roseo, a prescindere dalla complessità del tema eutanasia. Anche il testamento biologico è fermo in parlamento, sballottato in una melina infinita fra Camera e Senato, mentre su questioni diverse, ma che pure rientrano nello stesso ambito politico – i diritti della persona – come le unioni civili, un passo avanti c’è stato giusto nel 2016, a suon di voti di fiducia, e nel furore di una discussione dai toni a volte grevi. Ma ci sono comunque voluti decenni, mentre in quasi tutta Europa e ormai in molti Paesi del mondo, matrimoni fra persone dello stesso sesso e riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, erano un dato acquisito e metabolizzato da tempo.
ANCHE LO IUS SOLI È FERMO. Anche sul fronte dello ius soli, la cittadinanza per i bambini di migranti nati in Italia, tutto tace, nel polverone di una xenofobia che travolge anche la retorica sulla famiglia “cellula fondamentale della società”; per non dire dello ‘ius culturae’, ovvero del diritto di cittadinanza per quei bambini e ragazzi che, pur non essendo nati nel nostro Paese, qui vivono, frequentano le scuole e crescono. Neanche una legge contro la tortura ha visto ancora la luce, nonostante i vari casi emersi negli anni, come quello di Stefano Cucchi, uno dei più celebri ma non il solo.
BARRICATE PURE CONTRO L’ABORTO. Infine, quando pure una legge esiste, come nel caso della 194 per l’interruzione di gravidanza, un sabotaggio più o meno strisciante – questa volta forzando a dismisura una possibilità offerta dalla norma, l’obiezione di coscienza da parte del medico – rischia di metterne in discussione l’applicazione, da qui la recente scelta della Regione Lazio di indire un concorso in un ospedale romano, il San Camillo, per due medici rigorosamente non obiettori. Se un Paese si giudica dallo stato dei suoi diritti civili, non c’è da stare allegri; anche perché in tutti questi casi a non essere tutelati sono soggetti deboli, o considerati marginali pur non essendolo.