Unione europea, se i progressisti tornano di sinistra
1 Febbraio 2017
La Terza via di Blair è in crisi: o destra radicale o socialismo delle origini. Da Schulz fino ad Hamon, i leader si allontanano dal centro. Verso marxisti come Corbyn e Tsipras. E il Pd?
I socialdemocratici (Spd) tedeschi mandano avanti Martin Schulz contro la cancelliera Angela Merkel per «un nuovo inizio» alle Legislative 2017. In Francia il premier uscente socialista Manuel Valls è stato sconfitto dal candidato dell’ala di sinistra Benoit Hamon: troppo simile al presidente François Hollande, Valls. Bacchettato dagli elettori per aver fatto approvare il Jobs act francese.
NON PIÙ CON MERKEL. Come l’omologo italiano Matteo Renzi, stroncato dai giovani al referendum anche per i voucher che hanno fatto invidiare i co.co.pro: i contratti a progetto privi delle tutele del lavoro di base. «Non si può andare avanti con una nuova Grande coalizione», ha dichiarato il candidato originario dell’Spd Sigmar Gabriel, dal 2103 anche ministro e vice di Merkel, dimettendosi dalla presidenza del partito.
Tempo per più giustizia, tempo per Schulz.
Gli slogan di Schulz sono «è tempo per più giustizia» e «più democrazia nell’Ue»: candidando l’ex bibliotecario diventato capo dell’Europarlamento, i socialdemocratici tedeschi tornano a guardare a sinistra, svincolandosi dall’abbraccio mortifero della cancelliera, che dura dal suo primo governo bipartisan del 2005, giacché da allora l’Spd (in conflitto con la sinistra radicale della Linke) vive in uno stato di sottomissione alla dottrina dell’austerity.
REDDITO MINIMO E TUTELE. Tra i socialisti d’Oltralpe, il candidato che ha battuto Valls con un vantaggio netto (il 59% contro il 41% delle preferenze) è il capofila di una corrente minoritaria e ha idee ancora più di sinistra di Schulz: Hamon è stato ministro all’Economia solidale ma presto è uscito dall’esecutivo Valls in contrasto con la sua linea centrista, e ha impostato la campagna per le Presidenziali 2017 sul reddito minimo di cittadinanza e sullo smantellamento delle riforme neoliberiste del lavoro.