Poesia del giorno. Elisa Biagini
Coi denti macchiati d’inchiostro: fotografie
a parola
silenzio ha
messo spine,
la sfiori
passando, ti
buchi le calze
a un suo
respiro.
∗
un passo alla volta, per negazione,
segno il perimetro a questo nostro
campo di racconto – lettere dense da
reggere il vento dei suoni.
∗
apri la finestra del polmone.
la sedia
rovesciata
per meglio copiare il
racconto di
luce, da sotto i
cassetti –
i capelli che sanno
di fiume.
∗
ti gonfi d’ore,
trattieni il respiro –
capelli ovunque
magri come lettere
i fili tesi al pensarti,
dove inciampo.
∗
tu racconti dell’erba
travolta, della piuma
incastrata alla
finestra, della pioggia
raccolta dentro
l’orecchio
(e il silenzio, qui
perde peso).
∗
ti guardo, come
si guarda una casa
in fiamme. (mi
guardi, come si guarda
un fil di ferro
in un prato.)
∗
respirano i
tuoi guanti
nel cassetto,
la maglia che
si tende alla
memoria –
la lampadina
e il suo
filamento.
∗
soffia dalla
mattonella il vento
delle 3, sposta la
mano nello scrivere,
fa della gonna
una vela.
∗
intrecciata alla federa,
siedo e taglio
le ore a fette sottili –
che durino.
∗
smangiata,
quel troppo passare
lungo i muri per
cercare la porta –
grattugiata
(risèntiti, nell’osso
piú cavo).
∗
con l’acqua dei
polmoni, annaffi
la gamba del
tavolo che
trema – il respiro
è di terra rivoltata.
∗
le cose che cadono
dai libri –
un fazzoletto per
le unghie tagliate, tenuto
da un capello
lungo.
∗
raggio di luna che
scardina il
cassetto, s’avvolge intorno
alla caviglia
(mi rimbocchi le
coperte per la notte –
la carta è ruvida e le
virgole pizzicano).
∗
ti conti i
piedi cercando il
sonno al suono,
ascolti il pesce nell’
orecchio che traduce
l’acqua increspata
del bicchiere.
∗
vicino alla prima
cervicale, dove
si salda il
pensare, sul
colletto, hai
ricamato l’alfabeto,
tutto.
∗
quello che resta
è il calco del
respiro, il
morso che hai
dato all’aria
per tenerla.
∗
la fronte appoggiata
nel buio, cuscino
striato d’inchiostro –
la rete d’acqua
dove rimbalzi
e poi ti alzi.
∗
nella gola è lo specchio
d’olio, riflette la
parola senza
ruggine.
∗
nell’acqua
alle caviglie
per lo specchio,
il polso, la
gola lasciati
distrattamente
aperti –
il coltello dei sogni
riluce.
∗
unturned stone-
words – hair
stuck in a window.
∗
conosci la misura
del respiro, il nodo al
fazzoletto, il peso
del tuo corpo
sulla soglia,
la lunghezza della
freccia nella
mano.
∗
stamani c’è come
un gorgo nel bicchiere,
c’è l’acqua che
ti chiama al suo
deserto.
∗
si addensa negli
angoli lo sguardo,
mercurio rotolato
dal termometro.
∗
tiri via la tua
mano dall’
inverno e
ascolti lo
scricchiolio del
legno, parola
alla soglia.
∗
il viso che decidi
d’ignorare, midollo
e neve insieme.
il mattino arriva
per caso, alla luce
del tuo stesso fuoco.
∗
s’accende la
candela al
tuo voltarti –
hai spazzolato
il sonno dai
capelli (o
spazzolato dentro
il buio?)
∗
c’è corrente
da sotto la porta,
il racconto della
polvere dietro,
dell’unica briciola
sul tavolo.
∗
è sempre centro
lí, dove il
pensarti riscalda
la coperta del
risveglio.
∗
scivola la carta
via dal palmo,
ti viene incontro
come tendine
slegato, ti si
cuce sul braccio.
∗
resta intatto
l’oggetto che ti
sfiora: tu t’impigli,
ti sfili, illividisci,
t’intacchi di tempo
a ogni contatto –
polpastrelli imbevuti
di lava.
∗
là rovina la
ruota dell’occhio,
inciampa nel
filo fattosi d’improvviso
scuro.
∗
scrivi ai bordi,
per lasciare respiro
al tuo dire
fuoco spento ogni giorno
col latte.
∗
sorridi
coi denti macchiati
d’inchiostro – sotto l’unghia
il nero della parola grattata
via oggi.
∗
l’orecchio è l’ultimo
volto. poi ti seguo
con la candela all’
orizzonte, dove
ti bagni i piedi
nel buio.