Terremoto, la Protezione civile e la catena decisionale
19 Gennaio 2017
L’hotel Rigopiano andava evacuato, le strade sgomberate. Ben prima della tragedia. Cicchetti Marchegiani, numero 1 Insfo, spiega cosa non funziona nell’emergenza sisma. Dalle Regioni all’Anas fino ai Comuni.
Sono decenni che insistiamo sulla prevenzione, ma non riusciamo a farlo capire». E così si tornano a contare i morti e a dover gestire migliaia di sfollati. È duro Giovan Battista Cicchetti Marchegiani, presidente dell’Insfo, l’Istituto nazionale superiore formazione operativa di Protezione civile. E prevenzione significa anche assicurare la viabilità delle strade ed evacuare chi si trova in situazioni di pericolo. Come gli ospiti dell’hotel Rigopiano sul Gran Sasso, travolto da una slavina causata dal sisma nel pomeriggio del 18 gennaio.
LA RICHIESTA DI AIUTO INASCOLTATA. Dalle 15 aspettavano nella hall con le valigie pronte e il conto già saldato lo spazzaneve che avrebbe dovuti trarli in salvo. E che, stando alle prime testimonianze, non è mai arrivato. I soccorsi sono partiti dopo l’allarme lanciato da Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti. Ci sono volute più di 10 ore perché i primi quattro uomini muniti di sci con le pelli di foca raggiungessero l’albergo. Parte della colonna di mezzi, bloccata contro un muro di neve, è invece arrivata a destinazione 20 ore dopo a quella telefonata. «Le istituzioni devono assolutamente collaborare a tutti i livelli, perché non sono tollerabili inefficienze e ritardi sugli aiuti», ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini incontrando i presidenti dei consigli regionali di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Invitando a evitare «inutili polemiche». Mentre la procura di Pescara ha aperto un’indagine per omicidio colposo.