Libano: il dramma delle spose bambine
15 Dicembre 2016
Giovani donne siriane costrette al matrimonio per sfuggire ai campi profughi
Non solo distruzioni, non solo morti, non solo esuli. Le conseguenze della guerra siriana, che da cinque anni sta infuocando la regione, sono molte, alcune potrebbero essere solo meno evidenti, ma non per questo meno agghiaccianti di quanto può esserlo una bomba. Il dramma delle bambine siriane costrette a sposarsi per sfuggire ai campi profughi e cercare di assicurarsi così un futuro meno tragico è un fenomeno in aumento. Ed è proprio la guerra ad aver esacerbato questa pratica. In Siria infatti il matrimonio precoce non è una novità: prima dello scoppio del conflitto il 13% delle donne di età compresa fra i 20 e i 25 anni si era già sposata entro il diciottesimo compleanno. Ma dopo cinque anni di guerra i casi sono aumentati toccando livelli allarmanti: “Diversi studi stanno cercando di inquadrare la situazione” spiega Saja Michael, program manager per i diritti di genere della Ong Abaad “Uno di questi studi mostra che circa il 27% delle giovani donne siriane in Libano vengono date in sposa dalle famiglie”, convinte che un matrimonio combinato possa essere la soluzione migliore per mettere al sicuro le proprie figlie. Ma non solo: “Esistono in realtà due fattori principali legati al fenomeno” spiega ancora Saja. Il primo di questi è di tipo sociale: il matrimonio precoce è considerato un modo per impedire rapporti sessuali prematrimoniali, un modo insomma per preservare l’onore delle giovani donne. “In questo caso le siriane vengono date in sposa non solo a uomini libanesi, ma anche ad altri siriani che vivono nei villaggi o in città vicine”. Il matrimonio si svolge quindi nel modo tradizionale: i genitori dello sposo chiedono la mano della giovane donna alla sua famiglia. L’unica differenza con i matrimoni che hanno luogo in Siria saranno le celebrazioni. La loro condizione precaria in Libano li costringe ad una festa molto meno sontuosa e più veloce rispetto ai loro standard. Ma dallo scoppio del conflitto è il secondo fattore, quello economico, a giocare un ruolo molto più importante. Le famiglie siriane, che nel paese vivono senza alcun diritto, sono spinte a far sposare le giovani figlie per alleggerire le proprie difficoltà economiche. “In questo caso le siriane vengono date in sposa prevalentemente a uomini libanesi” continua Saja, e questo per loro significa, oltre che assicurarsi una migliore condizione economica, anche ottenere i diritti connessi alla cittadinanza. La disperazione ha il sopravvento. Le famiglie siriane sono disposte a concedere le proprie figlie anche a uomini più anziani di loro con conseguenze molto spesso devastanti: le spose non di rado sono soggette ad abusi domestici e sessuali, oltre che a complicazioni durante la gravidanza o al momento del parto a causa della loro giovane età.
Il problema più grande è la loro vulnerabilità, subiscono passivamente la loro sorte. La guerra le ha costrette a lasciare la scuola esponendole così ad un alto rischio di matrimoni precoci. Dall’inizio del conflitto il tasso di scolarizzazione in Siria è passato dalla quasi totalità al 50%. E in alcune zone, come l’area nei dintorni di Aleppo, è scesa al 6%. La guerra ha lasciato circa 3 milioni di bambini senza la possibilità di andare a scuola limitando così la loro opportunità di istruzione e facendo emergere tutta la loro fragilità. Le giovanissime diventano spesso prede facili di approfittatori e delinquenti, che hanno reso il fenomeno dei matrimoni precoci ancora più scabroso. Una pagina Facebook chiamata ‘Syrian Refugees for marriage’ è rimasta aperta cinque giorni prima che gli attivisti di Kafa, una Ong per i diritti delle donne, la segnalassero per farla chiudere. Il sito offriva una vasta scelta di donne siriane desiderose di trovare marito lontano dalla guerra. I clienti potevano “visionare” i profili delle giovani, spesso ritratte con pochi veli addosso, per poi passare a “negoziarne l’acquisto” via email. Sapere chi abbia creato questa pagina è impossibile, ma anche se è stata chiusa dopo una raffica di segnalazioni, la tratta delle giovani siriane non è destinata a fermarsi. Molte organizzazioni umanitarie che seguono il conflitto sin dall’inizio, confermano che quello delle rifugiate siriane è un traffico che funziona ed è cresciuto esponenzialmente dallo scoppio della guerra.
“Il conflitto siriano ha fatto lievitare il numero dei matrimoni precoci, ma in Siria, così come anche in Libano, è sempre stata prima di tutto una pratica culturalmente accettata da tutti” spiega ancora Saja. Anche in Libano quindi famiglie in condizioni economiche precarie decidono non di rado di dare in sposa le proprie figlie a libanesi benestanti. L’Ong Abaad si batte da anni per rendere le ragazze e le loro famiglie più consapevoli: “I nostri programmi di prevenzione sono rivolti oltre che alle figlie, anche ai loro genitori, perchè sono loro che prendono la decisione di dare in sposa le ragazze”. Abaad fornisce anche un importante programma di protezione. Le loro ‘safe house’ accolgono giovani donne costrette al matrimonio e vittime di violenze e abusi da parte dei mariti, fornendo loro terapie individuali e di gruppo e assistenza clinica.