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Puerto Rico sfida la crisi con l’agricoltura locale

25 Ottobre 2016

Per la prima volta in trent’anni a Puerto Rico si possono comprare riso, funghi, cavoli e ananas coltivati sull’isola. Negli ultimi tempi, per fare fronte agli effetti di una crisi economica decennale, gli abitanti del territorio liberamente associato agli Stati Uniti hanno investito nell’agricoltura, facendo crescere un settore economico finora trascurato, molto marginale rispetto a quelli manifatturiero, finanziario e turistico. Le nuove coltivazioni hanno fatto fiorire anche i mercati contadini e i ristoranti che utilizzano prodotti locali.

Secondo i dati dell’ufficio del governatore, le entrate del settore agricolo sono cresciute del 25 per cento nel periodo 2012-2014, raggiungendo i 900 milioni di dollari. Anche la porzione di territorio dedicata ai campi è cresciuta del 50 per cento negli ultimi quattro anni, e sono stati creati almeno settemila posti di lavoro, su una popolazione complessiva di 3,5 milioni di abitanti. Per il resto la situazione economica è grave: decine di migliaia di persone rimaste senza lavoro si sono trasferite negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12 per cento e il governo locale non ha i mezzi per ripagare un enorme debito di 70 miliardi di dollari.

In questo contesto il rilancio dell’agricoltura è anche un modo per evitare costose importazioni di prodotti agricoli. L’ultimo produttore di riso dell’isola aveva chiuso nel 1989, ma ad agosto le confezioni di riso locale sono tornate sugli scaffali dei supermercati grazie ai lavoratori di Finca Fraternidad. È una delle 350 aziende locali sostenute dall’amministrazione puertoricana, che ha dato in concessione ai lavoratori di Finca Fraternidad 550 ettari di terreni pubblici incoltivati. Ma non sono solo le piccole realtà locali ad approfittare del rilancio dell’agricoltura a Puerto Rico: anche la tedesca Bayer e la statunitense Monsanto hanno annunciato importanti investimenti nell’isola.