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Il Banksy afghano che ricuce le ferite della guerra con la street art

di Dominella Trunfio, 01 luglio 2016.




E’ tornato nella sua terra, in Afghanistan, con un obiettivo ben preciso, quello di ricucire simbolicamente le ferite della guerra civile riempiendo i muri con i suoi graffiti.

Kabir Mokamel ha 46
anni ed è originario di Kabul, dopo aver vissuto per anni in Australia
ha deciso di portare il colore nella sua città natale attraverso la street art.

Per farlo si è ispirato all’artista Banksy e sulla falsariga dei suoi murales, Mokamel dipinge su chilometri di muri abbandonati, macerie di edifici distrutti dai talebani.




Un cuore trasportato con la carriola, un cerotto che cura la grave ferita
dell’Afghanistan e ancora grandi occhi segnali dal kajal, sono solo
alcune delle opere realizzate dall’artista e da un gruppo di
sostenitori.
Il sogno è quello di trasformare piano
piano Kabul, una città che stenta a rialzarsi, una città sotto assedio. A
Banksy quindi, l’artista afgano è legato non solo per la somiglianza
delle opere di street art ma anche per il messaggio rivoluzionario che
vuole lanciare. E’ per questo che le donne sono raffigurate senza burqua
ed è per questo che se i muri non si possono abbattere almeno si
possono trasformare.

I blocchi di cemento grigio stanno pian piano diventando un museo a cielo aperto, attraverso cuori, occhi, bambini si lanciano messaggi e ideologie rivoluzionarie.

Il primo graffito è stato realizzato nel
2015, lo sguardo di due occhi sui toni dell’arancione con lo slogan “Vi
vedo”, allusione alla corruzione presente a Kabul.


Ieri fucili e armi, oggi bombolette,
vernici e pennello. Anche l’arte fa la sua parte e la rivoluzione a
volte comincia anche da un po’ di colore in una grigia strada distrutta
dalle bombe.
Foto: Kabir Mokamel
FONTE: Greenme