Il Marocco e il mito dell’ospitalità: la sfida dell’accoglienza
di Annamaria Bianco, 29 giugno 2016.
La situazione dei
rifugiati nel Regno nordafricano è considerata “potenzialmente
esplosiva”. Ma in bilico tra proclami governativi e orrori gestionali
(si pensi a Ceuta e Melilla), l’instancabile lavoro delle ong sta
producendo risultati incoraggianti.
In Marocco sono 6471 le persone che rientrano sotto il mandato
dell’UNHCR: 4437 rifugiati e 2034 richiedenti asilo. Dati statistici
aggiornati al mese scorso1
dietro cui si nascondono storie di individui provenienti principalmente
da Siria (3058), Yemen (451) e Costa d’Avorio (279), assieme a Congo
(166), Iraq (133) e Repubblica Centrafricana (109).
Per quanto queste cifre non eguaglino quelle di altri Paesi dell’area MENA in rapporto alla popolazione nativa
di ciascuno, esse offrono comunque il quadro di una situazione
potenzialmente esplosiva che presenta sì molte sfide, ma anche diverse
opportunità, secondo il Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo (CNDH).
In un recente report tematico
sulla situazione dei migranti e dei rifugiati il CNDH ha pertanto fatto
appello al Governo per una radicale innovazione delle politiche di
accoglienza, di cui le enclaves di Ceuta e Melilla, coi loro centri di
identificazione, rappresentano dei tristissimi gap
che vanno a sommarsi alle campagne di espulsioni e respingimenti verso
l’Algeria e la Mauritania; vere e proprie violazioni dei diritti umani.
D’altro canto, esattamente tre anni fa, il Marocco ha firmato una
dichiarazione congiunta con l’Unione Europea ed i suoi Stati membri
finalizzata alla stipula di un partenariato di mobilità che ha reso il
Regno un principale interlocutore della sponda sud del Mediterraneo,
caricando il rispetto del principio di non-refoulement di implicazioni automaticamente extra-territoriali.
Per attirare l’attenzione sulle sue istanze, ma soprattutto sulle
storie dei rifugiati di cui si fa portavoce, il CNDH organizza
annualmente, a partire dal 2011, un ciclo di eventi in collaborazione
con l’UNCHR per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato, che sono
durati stavolta dal 16 al 21 giugno scorsi. Ad inaugurare la seigiorni
di mostre fotografiche e documentari, sfilate di moda, giochi per
bambini, concerti, spettacoli e f’tour interculturali, vi sono stati
Anis Birrou, Ministro responsabile dei Marocchini residenti all’estero e
degli Affari dell’Immigrazione, e El Yazami, Presidente del CNDH, i
quali, esprimendosi l’uno in arabo e l’altro in francese hanno espresso
preoccupazione per “la crisi dell’asilo” attualmente in corso fuori e
dentro i confini nazionali, facendo appello a sentimenti di fratellanza e
di umanitarismo che si spera diano i loro frutti, una volta piantati
nella società marocchina, tradizionalmente fondata sul rispetto dei
valori dell’ospitalità che sembrano oggi ritrovarsi solo nei piccoli
villaggi; quelli che al momento registrano il maggior numero di
stranieri.
A spingersi oltre la retorica è senza dubbio il lavoro di ONG come la Fondation Orient-Occident,
partner degli eventi da poco terminati, che si occupa dell’integrazione
e dell’avviamento al lavoro di migranti in larga parte africani,
attraverso l’attivazione di sportelli di assistenza e corsi di lingua
inglese, araba e francese.
Testimonianze preziose sono quelle raccolte nel volume fotografico appena pubblicato Un Si Long Chemin – Paroles de réfugiés au Maroc,
a cura di Jalil Bennani, psicanalista e scrittore che dalle sue
riflessioni sull’esilio e sul trauma della migrazione non reputa
efficace altra terapia all’infuori della “parola”, poiché “non si
conosce davvero l’altro se non tramite la parola”, il “fondamento
dell’essere umano”.
Dar voce dunque alle storie personali dei rifugiati, trasformarli da
“oggetti” a “soggetti” del discorso è – secondo Bennani – la migliore
delle strategie che si possa mettere in atto per interpellare la
coscienza sociale dei marocchini e plasmare la legge a immagine e
somiglianza di quest’ultima, a dispetto dalle sfide poste
inevitabilmente in essere. La sfida dell’accoglienza in Marocco è adesso
trasformare quotidianamente il mito in realtà.
N. b. La pagina ufficiale dell’UNHCR Marocco mostra ancora i dati di
marzo e aprile:
http://ma.one.un.org/content/unct/morocco/fr/home/agencesun/UNHCR.html. I
dati aggiornati a maggio sono stati invece forniti attraverso una nota
d’informazione distribuita durante le celebrazioni della giornata
mondiale del rifugiato che hanno avuto luogo a Rabat dal 16 al 21
giugno.
FONTE: Frontiere news