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Demosisto, il partito nato dal movimento degli ombrelli di Hong Kong

di
Cecilia
Attanasio Ghezzi, lastampa, 11 Aprile 2016

Il suo fondatore, Joshua Wong, ha 19
anni: «L’attivismo da strada non è abbastanza»


http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p3/2016/04/10/Esteri/Foto/RitagliWeb/2016-04-10T120924Z_1799198549_GF10000377485_RTRMADP_3_HONGKONG-POLITICS-koIG-U1070993564867x7G-1024x576@LaStampa.it.JPG
Joshua Wong (a destra) Foto Reuters

Il 19enne Joshua Wong, tra i
più giovani attivisti di Hong Kong, ha fondato un partito.
Demosisto, questo il nome che mette insieme la parola greca
«demos» e il verbo latino «sisto» e che potrebbe essere tradotto
con «sto con il popolo», è per la non violenza e
l’autodeterminazione. Wong aveva compiuto la maggiore età durante
i 79 giorni del 2014 in cui il cosiddetto «movimento degli
ombrelli
» aveva occupato il quartiere dei palazzi governativi
dell’ex colonia britannica. «L’attivismo da strada non è
abbastanza se vogliamo lottare per un futuro migliore», ha
dichiarato ai microfoni della Bbc. «Bisogna entrare nel sistema con
un partito se si vuole influire sull’agenda politica». 

Wong è ancora troppo giovane per
candidarsi, ma il partito appena fondato avrà dei candidati che
correranno per le elezioni del Consiglio legislativo già a settembre
prossimo. Il carisma del leader non gli manca, il suo arresto nel
2014 si era trasformato in una minaccia esplosiva per le pacifiche
manifestazioni che avevano portato oltre centomila hongkonghesi in
strada. Furono infatti soprattutto gli studenti a trascinare la
cittadidanza in piazza, sottraendo di fatto il movimento ai padri
fondatori – Benny Tai, Chan Kin-man e il reverendo Chu Yiu-ming –
espressione di un ceto medio maturo e moderato in cui non si
riconoscevano più. 

Il movimento rivelava un carattere
soprattutto generazionale: a Hong Kong, come in molte altre parti del
mondo “sviluppato”, sono i giovani a soffrire maggiormente per i
prezzi immobiliari inaccessibili, un mondo del lavoro sempre più
chiuso e i salari inadeguati al costo della vita. Una più ampia
democrazia elettorale poteva essere lo strumento per far sentire
la propria voce
contro il blocco sociale di grandi immobiliaristi
e interessi finanziari che di fatto governano Hong Kong con il
beneplacito di Pechino. 

L’obiettivo oggi è stato spostato
al 2047. 

Per quella data è prevista la fine di “un paese, due
sistemi”, lo status speciale contrattato dai britannici per l’ex
colonia quando nel 1997 furono costretti a riconsegnarla alla
Repubblica popolare. 

Prima di allora i sette milioni di cittadini
hongkonghesi dovranno decidere se adottare in blocco il sistema
politico cinese o lottare per la propria indipendenza. 

Perché la
Cina, dal canto suo, non sembra disposta a fare nessuna concessione.