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ProMosaik intervista l’autrice dell’11esimo comandamento, la Signora Hecht-Galinski


Buonasera dalla redazione italiana di ProMosaik e.V.

Vista la grandiosa risonanza che abbiamo raggiunto in
Germania con l’intervista all’autrice di origine ebraica e sostenitrice dei
diritti dei palestinesi Evelyn Hecht-Galinski, ho deciso di presentare
l’intervista anche in Italia. Per ProMosaik e.V. la Signora Hecht-Galinski è
una persona intelligente, coraggiosa, impegnata e soprattutto vera. 

La recensione del suo libro “L’undicesimo comandamento:
Israele può tutto” è già stata pubblicata da Palestina Rossa nella sua versione
italiana che trovate qui:
L’intervista tratta di diritti umani e giustizia, pace e
pari opportunità…
Israele è l’opposto di tutto ciò: si caratterizza infatti
come uno stato ingiusto e oppressore nei confronti del popolo palestinese.  
Il consiglio dell’autrice è quello di immischiarci!!!
Opponetevi dunque al doppio standard e al lavaggio del
cervello operato dai media israeliani ed occidentali quando si tratta di
Palestina!!!
Opponetevi alla manipolazione dell’olocausto a favore di
un regime che disprezza la dignità umana dei palestinesi!!!
Pensate in senso anticolonialista e agite di conseguenza!!!
Solo in questo modo si realizza la PACE.
Verità e informazione, diritti umani e democrazia, veridicità
e coraggio: ecco che cosa possiamo apprendere dall’autrice Hecht-Galinski e dal
suo libro.
Ecco l’intervista che ho condotto insieme a lei:
Dr. phil. Milena Rampoldi: Signora
Hecht-Galinski, quali sono gli aspetti che come ebrea l’hanno fatta dubitare
della facciata del regime israeliano?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Già da ragazza con mio
padre discutevo della religione e della sua strumentalizzazione. Questo fatto
mi irritava alquanto, quando andavo alle manifestazione della comunità ebraica
o al centro giovanile e si cantava l’inno nazionale israeliano Hatikva.  
Come cittadina tedesca di origine e religione ebraica non
riuscivo affatto a comprendere questa identificazione totale con il cosiddetto
“stato ebraico”. Ma ero stata educata in modo talmente tollerante e dunque
inizia presto ad orientarmi diversamente.
Più tardi, dopo alcuni viaggi nel cosiddetto “Stato
ebraico”, ho notato ben presto l’arroganza degli israeliani nei confronti degli
arabi/palestinesi.  
Non mi sono mai trovata bene in Israele. Dopo molte
letture di testi politici, naturalmente sul tema del conflitto
palestinese-israeliano, ho iniziato a oppormi alla politica dell’occupazione
israeliana, scrivendo lettere a quotidiani sovraregionali quali l’SZ e il
F.A.Z.
Mi opponevo anche radicalmente ai successori di mio padre
presso lo Zentralrat der Juden in Germania. Quello che mi irritava di più era
il fatto che proprio in Germania i media intellettuali lavorano secondo un
doppio standard quando si trattava dello stato di Israele.  



Al momento abbiamo a che vedere con un dibattito sulla
tematica dell’antisemitismo, fomentata dai lobbisti israeliani per distrarre
dai crimini dello “Stato ebraico”.



Infatti ogni critica rivolta a questi crimini viene etichettata
quale espressione di antisemitismo.
Chi tace sui crimini contro il diritto dei popoli e i
crimini di guerra commessi da Israele nei confronti dei palestinesi, si rende
complice.  



Dr. phil. Milena Rampoldi: Lei per me è
un’antisionista umanista e pacifista. Che possibilità di collaborazione vede
con gli antisionisti ebrei credenti e quali limiti e quali problemi porterebbe
portare con sé questa cooperazione?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Nel conflitto politico la
fede non conta. Quando si tratta di umanità e di violazioni dei diritti umani, il
criterio è la carta dei diritti umani, alla quale si riferiscono sempre le
democrazie occidentali.  
Tra gli autori della Carta figuravano anche ebrei e
musulmani.
Ma né la politica del cosiddetto “Stato ebraico” né i
metodi di tortura degli USA corrispondono alle esigenze di questa Carta. E
anche George W. Bush fece riferimento alla religione cristiana per giustificare
la sua guerra contro il terrorismo che considerava un compito cristiano.



Mi fa rabbia sentir sempre parlare dell’Islam come
religione violenta, mentre invece l’ebraismo sarebbe la religione della pace.
Invece vedo più strumentalizzazione della religione e più violenza nell’Antico
Testamento al quale fa riferimento il cosiddetto “stato ebraico” nelle sue
leggi.



Proprio nell’attuale campagna elettorale israeliana vedo
un numero inquietante di strumentalizzazioni dell’ebraismo da parte dei coloni
e dei politici.



Basta pensare all’esempio di Avigdor Lieberman, il
ministro degli esteri israeliano, che richiede di decapitare gli “arabi israeliani
sleali”.



Perché non ci indigniamo? Perché non ci opponiamo ai
rabbini razzisti che incitano ad uccidere i palestinesi e a distruggere Gaza?



L’islamofobia praticata in Germania da diversi editori e
dai media ha assunto delle dimensioni inquietanti che poi hanno causato la
formazione di Pegida e di gruppi islamofobi simili. Perché i musulmani devono
scusarsi sempre dei propri estremisti e prenderne le distanze? Perché invece i
cittadini di origine ebraica non devono prendere le distanze dai crimini dello
stato di Israele e i cristiani non devono prendere le distanze dalle guerre
occidentali o da altri crimini?
Se la fede prevale, un conflitto politico diviene
difficilmente gestibile. E in ciò consiste l’obiettivo di coloro che perseguono
degli scopi del tutto diversi da quelli dell’affermazione dei valori
occidentali o della difesa della propria religione.  
Ma in Palestina si continua a morire: muoiono numerosi
bambini, tante donne e moltissimi civili che sono stati mutilati in modo
terrificante o violentemente uccisi.
Basta pensare all’ultimo massacro di Gaza delle
cosiddette “forze di difesa israeliane” in cui morirono oltre 2600 palestinesi.
E non si deve solo parlarne, ma una cosa del genere deve essere impedita! Gaza
è un campo di concentrazione e il blocco israeliano ed egiziano deve essere
immediatamente eliminato. L’occupazione illegale e l’annessione della parte
orientale di Gerusalemme devono essere immediatamente terminate.
Dr. phil. Milena Rampoldi: Come pensa si possa
combattere nel modo migliore il lavaggio del cervello israeliano?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Quello che fanno gli
israeliani in Israele, non lo si può combattere. Infatti già alla scuola
materna ed elementare i bambini vengono appassionati per l’esercito.  
Non si può che informare e ammonire, quando arriva la
prossima campagna mediatica della lobby israeliana… considerando il fatto che queste
campagne sono praticamente continue.  
L’internet è una possibilità per opporsi a questa
propaganda. La maggior parte dei cittadini tedeschi oramai diffida dei media
tradizionali e preferisce informarsi in modo indipendente. Come diceva
Kurt-Tucholsky, per i media le menzogne fanno parte del gioco.
Molti tedeschi oramai non sono più d’accordo con il
sostegno che il governo tedesco offre al regime di Tel Aviv. Per lo stesso
motivo rifiutano anche le campagne di diffamazione contro Putin e la Russia.
Dr. phil. Milena Rampoldi: Perché per il Suo
libro ha optato per il titolo L’UNDICESIMO COMANDAMENTO?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Perché ci sono 10 comandamenti
strumentalizzati dallo Stato di Israele che manipola l’ebraismo per i suoi
scopi politici sionisti.
Israele può tutto! Israele vuole tutto fuorché la pace!
Dr. phil. Milena Rampoldi:  Se dovesse
riassumere in poche parole il Suo bellissimo libro L’UNDICESIMO COMANDAMENTO, che
cosa direbbe?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Riassumendo i miei
articoli sulla base dei fatti, ho cercato di informare i lettori e di mostrare
loro l’ingiustizia commessa dalla forza di occupazione israeliana nei confronti
dei palestinesi per liberarli dai pregiudizi e dalla propaganda menzognera.
Dr. phil. Milena Rampoldi: Quali sarebbero per
Lei i pilastri di un’educazione antisionista ed umanista per i giovani israeliani
di oggi?
 
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Non vale la pena pensarci.
Sarebbe già un buon inizio se i libri di scuola dello stato israeliano
informassero sulla nakba e sulla pulizia etnica nei confronti dei palestinesi.
La Professoressa Nurit Pellet ha analizzato l’immagine deformata della
Palestina in Israele. La Sua opera intitolata La Palestina nei libri di
scuola
dovrebbe far parte del curriculum scolastico israeliano.  
Dr. phil. Milena Rampoldi: Fino a che punto
ritiene vi sia un forte legame oggi tra il sionismo e le lobby delle armi?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: Si tratta di due
modelli commerciali che si condizionano a vicenda – in ogni guerra di Gaza
l’apparecchiatura di successo dell’industria delle armi israeliana può essere
testata sul campo  – non ci sono dunque
argomentazioni di vendita migliori per esportare queste armi in tutto il mondo.
Dr. phil. Milena Rampoldi: Lei chiama Netanyahu
un “errore storico”. Che cosa lo distingue dai suoi predecessori?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: In fin dei  conti solo la sua presenza arrogante. Per il
resto agisce come i suoi predecessori. Erano corrotti, continuavano a occupare
la Palestina e strumentalizzavano l’olocausto per giustificare la loro politica
disumana.
Dr. phil. Milena Rampoldi: Che cosa desidera
per il futuro del Medio Oriente e dei suoi figli?
Signora Evelyn Hecht-Galinski: La pace e uno stato, un
governo palestinese che rappresenta gli interessi della sua popolazione. Una
Palestina senza occupazione, senza governo corrotto. Un mondo che probabilmente
non vedrò mai!
Come tedesca di origine ebraica mi sento obbligata ad
immischiarmi nella regione.
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