General

ProMosaik intervista Anti-Slavery International (traduzione italiana)


Carissime
lettrici e carissimi lettori,
Come sicuramente
saprete il nostro “Manifesto” di ProMosaik recita:
ProMosaik significa lotta
all’ingiustizia, alla schiavitù, allo
sfruttamento, alla tratta di
persone, alla povertà e all’ignoranza.
Per quanto
riguarda la schiavitù fino ad ora le nostre pubblicazioni erano incentrate
sulla Mauritania ove la schiavitù esiste fino ad oggi, rimanendo fortemente
ancorata nelle strutture sociali del paese. Sulla tematica della schiavitù
nell’era post-moderna in generale e sulla schiavitù in Mauritania in
particolare abbiamo intervistato la Signora Sarah Mathewson, la coordinatrice
del programma per l’Africa dell’organizzazione Anti-Slavery International di
Londra.
A questo punto
vorrei nuovamente ringraziare Sarah per le sue preziosissime informazioni.
La schiavitù è
una realtà da prendere sul serio visto che spesso si tratta anche di
oppressione nascosta, in particolare se pensiamo alla schiavitù domestica
mauritana.  
Nella sua
intervista Sarah ci mostra delle strategie importanti per combattere la
schiavitù in Mauritania. Per ProMosaik e.V. un aspetto importante riguarda anche
la religione che viene manipolata dagli schiavisti per mantenere il loro potere
sugli schiavi, manipolando l’Islam che in verità è una religione egalitaria che
persegue lo scopo di abolire la schiavitù mediante una riforma graduale del
sistema schiavista preislamico, a quei tempi diffuso in tutto il mondo.
Vorrei
ringraziare voi tutti per la vostra attenzione. L’obiettivo primario che
perseguiamo con quest’intervista consiste nel diffondere una presa di coscienza
sulla schiavitù in tutte le sue forme e manifestazioni storiche. Infatti siamo convinti
che la presa di coscienza e la conoscenza del problema costituiscano i primi
passi per abolire la schiavitù.
Vi preghiamo di
inviare i vostri commenti e suggerimenti al seguente indirizzo:
info@promosaik.com
Grazie mille!
Dr. phil. Milena
Rampoldi
ProMosaik e.V.
ProMosaik e.V.:
Signora
Mathewson, come spiegherebbe il concetto della schiavitù moderna ai nostri
lettori?
Sarah Mathewson:
L’organizzazione Anti-Slavery International, fondata nel 1839 per
combattere il commercio transatlantico degli schiavi, è la prima organizzazione
internazionale per i diritti umani. Dal 1839 Anti-Slavery lavora a livello
locale, nazionale ed internazionale per porre fine a numerose forme di schiavitù
moderna esistenti fino ad oggi. Le varie forme della schiavitù persistono fino
ai nostri giorni ovunque nel mondo. Dalle donne costrette alla prostituzione,
ai bambini e agli adulti costretti a lavorare in agricoltura, in ambito
domestico o in fabbriche e imprese di sfruttamento che producono per le catene
dei fornitori globali, fino ad intere famiglie forzate a lavorare a titolo
gratuito per pagare i debiti di generazioni o alle ragazzine costrette a
sposare uomini molto più vecchi di loro: questa pratica illegale persiste anche
nella nostra epoca contemporanea.

Secondo l’organizzazione mondiale del lavoro 21 milioni di uomini, donne e bambini
nel mondo vivono in schiavitù.

Diverse caratteristiche distinguono la schiavitù da altre violazioni dei
diritti umani, ma basta che se ne presenti una per provare l’esistenza della
schiavitù. Una persona è ridotta in schiavitù se su di essa si esercitano
diritti di proprietà. Ad esempio si possono verificare i seguenti casi:



·       
Persone
costrette a lavorare mediante ricatto morale o forzatura fisica;
·       
Persone
possedute o controllate da un cosiddetto datore di lavoro, normalmente mediante
abuso mentale o fisico o la minaccia di abuso;
·       
Persone
disumanizzate, trattate come un oggetto o acquistate e vendute come “proprietà”;
·       
Persone
costrette fisicamente a lavorare con una libertà di movimento limitata.  
ProMosaik e.V.:
Nei suoi libri
contro lo schiavismo nei paesi islamici l’associazione ProMosaik e.V. persegue
l’obiettivo di lottare contro la mentalità della schiavitù. Quali strategie
applica la Sua organizzazione nella sua lotta contro la schiavitù in
Mauritania?
Sarah Mathewson:
Per porre fine e prevenire la schiavitù in Mauritania, è necessario che si
realizzi quanto segue:
       
Lo
sviluppo e l’applicazione di una struttura legislativa determinata per inviare il
messaggio chiaro agli schiavisti secondo cui la pratica è assolutamente
inaccettabile e i colpevoli verranno puniti;
       
Fondi
di emergenza e di sostegno (supporto, protezione, programmi di formazione, ecc.)
per coloro che sono riusciti a liberarsi dalla schiavitù;
       
Lo
sviluppo e l’applicazione di politiche e di programmi a sostegno dei diritti di
gruppi a rischio (facilitando ad esempio l’accesso all’educazione, alla terra,
alle risorse, all’impiego e alla sanità). Queste misure servono al superamento
della discriminazione di questi gruppi; offrono delle alternative alla
schiavitù, allo sfruttamento e alla povertà, permettendo alle persone di
divenire dei cittadini veramente emancipati che godano di pari opportunità.
       
L’educazione
e la promozione di persone vulnerabili e a rischio (ad esempio organizzandole
per affermare i propri diritti). È essenziale concentrarsi sui diritti delle
donne al fine di superare tutta una serie di fattori che mantengono la schiavitù
femminile.   
Perseguiamo l’obiettivo di realizzare questi aspetti attivandoci come
segue:
       
Assicurando
di perseguire penalmente gli schiavisti mediante movimenti di massa, un
minuzioso scrutinio nazionale e internazionale e la pressione da parte di
gruppi di sostegno a tutti i livelli;
       
Fornendo
assistenza legale e socio-economica alle vittime e formando dei gruppi di
pressione per rafforzare e applicare le leggi anti-schiaviste;
       
Sviluppando
politiche e interventi programmatici modello (ad es. scuole, centri di
formazione e progetti di micro-crediti) da riprodurre da parte del governo e
delle maggiori istituzioni;
       
Sviluppando
le competenze dei movimenti anti-schiavisti mediante fondi per i costi
organizzativi (affinché siano ben forniti di personale e dotati delle risorse
necessarie per eseguire in modo efficiente il loro lavoro) e anche l’educazione
e la formazione per i membri.
Fonte: CNN
ProMosaik e.V.:
Il giornalista e
attivista anti-schiavista Louis Hunkanrin nel 1930 scriveva che non esiste
alcuna religione che giustifichi lo schiavismo. Come spiegare dunque
l’esistenza di numerose élite che manipolano la religione per giustificare lo
schiavismo?
Sarah Mathewson:
È vero che numerosi apologeti dello schiavismo fanno riferimento alla
religione per giustificare la schiavitù, e senza dubbio la religione è parte
integrante dell’influenza esercitata dagli schiavisti sugli schiavi; agli
schiavi si dice che non entreranno in paradiso se disobbediscono ai loro
padroni. Invocare la religione e minacciare gli schiavi dicendo loro che
andranno all’inferno in effetti costituisce un’arma importante per mantenere le
persone intimorite affinché accettino il loro destino da schiavi.  
Senza dubbio ci sono molteplici interpretazioni dei testi sacri. Per questo
cerchiamo di non dibattere la tematica dello schiavismo a livello teologico, ma
preferiamo riferirci gli standard internazionali sui diritti umani e alle leggi
nazionali che proibiscono categoricamente la schiavitù e la perseguono
penalmente.  
Le nostre organizzazioni partner musulmane insegnano alle persone che
l’Islam non tollera la schiavitù, diffondendo un messaggio molto forte a favore
dell’emancipazione e dell’egalitarismo. Infatti puntano tantissimo sui
religiosi affinché sostengano questo messaggio. 
ProMosaik e.V.:
Quali sono i
problemi principali in Mauritania? Per quale motivo la schiavitù è ancora così radicata
nella società?
Sarah Mathewson:
Come in molte altre società, anche in quella mauritana si hanno divisioni in
caste etniche e sociali. Esistono una forte tradizione razzista nella
popolazione dei mauri bianchi nei confronti dei mauritani neri e una tradizione
di possedere degli schiavi nei vari gruppi etnici. Il retaggio dello schiavismo
e della politica razzista del governo ha causato una concentrazione del potere
nelle mani di un gruppo minoritario, mentre la maggioranza della popolazione è
rappresentata in modo insufficiente in ambito politico ed economicamente
marginalizzata. I potenti in generale non vogliono che i loro privilegi vengano
messi a rischio o indeboliti; sono interessati a mantenere l’attuale gerarchia,
con una classe “servile” in seno ad una popolazione che fornisce una forza
lavoro a buon mercato o gratuita e sostegno politico. Ovviamente con le élite
di governo (incluse le forze dell’ordine e l’apparato di giustizia) che
intrattengono rapporti stretti con gli schiavisti, non ci sorprende affatto che
non vi sia la volontà di applicare la legge e di introdurre delle politiche che
promuovono l’eguaglianza.
ProMosaik e.V.:
Saidou Kane parla
dell’importanza di persone socialmente impegnate nella lotta contro la
schiavitù. Come è possibile raggiungere oggi questo obiettivo in Mauritania?
Sarah Mathewson:
È essenziale garantire che il governo mauritano e le élite degli schiavisti
vengano poste di fronte alla loro responsabilità. Un modo per farlo consiste
nel garantire un’educazione della maggioranza della popolazione relativa a temi
quali l’eguaglianza, i diritti e l’illegalità della schiavitù al fine di creare
un gruppo che eserciti pressione politica per avviare un cambiamento radicale
del sistema. Le élite degli schiavisti detengono il potere, ma conta anche il
potere delle masse. Una popolazione educata e impegnata determina in modo
cruciale il capovolgimento delle ideologie e politiche dominanti che permettono
la persistenza del sistema schiavista. Questo significherebbe anche una
maggiore rappresentanza politica per chi combatte lo schiavismo, un clima che
sostenga le persone a liberarsi dal sistema schiavista e pene sociali e legali
più dure per gli schiavisti.
Anti-Slavery International, in cooperazione con la sua organizzazione
partner in Mauritania, SOS-Esclaves, sostiene la presa di coscienza e l’impegno
del movimento anti-schiavista. Lavoriamo in loco, a livello nazionale ed
internazionale, organizziamo la sua presenza in loco e diversi incontri,
parliamo in dibattiti televisivi e in programmi radiofonici, esprimendo
raccomandazioni politiche in seno alla comunità internazionale e mediante i
meccanismi dei diritti umani delle Nazioni Unite. 
ProMosaik e.V.:
Le donne e i
bambini sono le vittime che più soffrono all’interno del sistema schiavista.
Come possiamo aiutarli oggi in Mauritania?
Sarah Mathewson:
Questo è sicuramente vero. Gli uomini in tutti i paesi del mondo detengono
la maggior parte del potere politico ed economico; secondo una stima di Amnesty
International solo l’1 percento della ricchezza del mondo appartiene alle
donne, mentre il 70% dei poveri di questo mondo sono donne. Vi è dunque una
discriminazione implicita ed esplicita a favore degli uomini in numerose
istituzioni legali e culturali. Questo fatto ovviamente limita notevolmente il
potere femminile. Un rigido controllo dei ruoli maschili e femminili può anche
rafforzare le dinamiche dello schiavismo in quanto la sottomissione e la docilità
vengono fortemente associate alla femminilità, mentre l’autorità e
l’aggressività sono considerate delle caratteristiche tipicamente maschili. Il
lavoro domestico e la cura dei figli da tempo sono considerati una funzione
naturale femminile (più che un lavoro vero e proprio). Queste ineguaglianze
creano una cultura che favorisce l’esercizio di diritti di proprietà degli
uomini sulle donne.
Sebbene via siano sia donne sia uomini schiavi (che eseguono i tipi lavori
nei settori della pastorizia, dell’agricoltura e dei lavori domestici), le loro
esperienze sono molto diverse. Bambine e donne vengono sistematicamente
violentate dai padroni. Tutti i bambini nati da questa violenza sono
considerati schiavi; di conseguenza le donne sono un’importante risorsa per
generare nuovi schiavi. Ne consegue che alle donne schiave normalmente si affidano
lavori domestici, limitando dunque i loro movimenti e le loro interazioni
sociali al fine di prevenire la loro fuga o altre minacce al controllo sessuale
e riproduttivo dei padroni. Il fatto che le donne potrebbero avere dei bambini
rende per loro impossibile o difficilissima la fuga. Le schiave che riescono a
fuggire corrono un rischio maggiore di destituzione; a causa dell’ineguaglianza
e la discriminazione diffuse, le donne hanno opportunità economiche alquanto
limitate e un sostegno sociale molto debole. Inoltre devono anche occuparsi dei
bambini.
Nel nostro lavoro ci occupiamo delle donne che si liberano dalle catene
della schiavitù per aiutarle ad accedere alla giustizia per far condannare
coloro che hanno violato i loro diritti, cercando di garantire la loro condanna
(inviando dunque anche un messaggio deterrente agli altri schiavisti) e
promuovendo il potere femminile (riducendo la probabilità che esse possano
nuovamente divenire vittime di schiavitù e sfruttamento).
Collaboriamo con lo staff dell’associazione SOS-Esclaves e con i suoi
membri in due regioni con una prevalenza di schiavismo, focalizzando in
particolare sulla mobilizzazione di membri femminili per migliorare la nostra
capacità di agire sul campo, l’identificazione e il sostegno e monitorando le
donne e i bambini liberati dallo schiavismo. In questo modo miriamo al sostegno
efficiente delle donne e dei bambini vittime della schiavitù, sostenendoli non
solo legalmente, ma mostrando anche sensibilità per le loro esperienze e i loro
bisogni riguardanti lo schiavismo e la violenza degli uomini contro le donne.
Speriamo di aumentare la pressione sul governo affinché si impegni per
porre fine allo schiavismo. Auspichiamo di farlo sia direttamente (impegnandoci
con una serie di attori governativi e di istituzioni importanti) sia attraverso
attori internazionali influenti. Il governo si preoccupa della reputazione
internazionale della Mauritania. La stessa preoccupazione ce l’hanno anche i
gruppi di interesse governativi. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere
la questione delle donne schiave a livello internazionale, di obbligare il
governo ad introdurre una serie di riforme sociali e legali che servirebbero
per porre termine al sistema schiavista e alle ineguaglianze fortemente
radicate tra uomini e donne.