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La guerra dei 30 anni in Iraq – il nuovo ordine mondiale uguale al vecchio colonialismo

 di Ted Kelly, Workers World
,
6/2/2021, traduzione italiana di Milena Rampoldi, ProMosaik. Dal punto di vista
dei giovani del mondo, l’imperialismo statunitense ha condotto una guerra
contro l’Iraq durata tutta una vita. I bambini iracheni nati nello stesso anno
in cui è iniziata la guerra del Golfo, che dovrebbero avvicinarsi all’età di 31
anni, sono stati assassinati dalle sanzioni o dalle bombe statunitensi. Questa
guerra dei 30 anni ha plasmato la coscienza politica di un’intera generazione.


L’International
Action Center ha pubblicato questo libro sul crimine delle sanzioni
statunitensi contro l’Iraq.

Le relazioni
tra gli Stati Uniti e l’Iraq dal 1990 non sono quelle tra due stati confinanti
che combattono per un confine. Si tratta invece di un’atrocità continua che un
impero commette contro una nazione oppressa. È il progetto di Washington che
persegue l’obiettivo di dominare l’Asia occidentale.

Il “nuovo ordine mondiale”
è uguale a quello del vecchio colonialismo

Dopo il crollo
dell’Unione Sovietica è venuto a mancare il contrappeso che finora aveva
scoraggiato l’invasione imperialista dei suoi vicini. Gli strateghi americani
hanno dunque colto questa nuova occasione per riconquistare le ex colonie
dell’impero. Il loro obiettivo principale in Iraq consisteva nel controllo
delle risorse petrolifere e nella creazione di basi militari permanenti da dove
lanciare campagne militari in tutta la regione.

Washington ha
gettato innanzitutto le basi, creando il caos e indebolendo i poteri sovrani
locali. Per prolungare l’aspra guerra tra Iran e Iraq dal 1980 al 1988, che ha
causato la morta di oltre un milione di persone, gli Stati Uniti hanno inviato
armi e denaro ad entrambe le parti.

Due anni dopo
che il conflitto si è concluso in una situazione di stallo, gli Stati Uniti
hanno inviato messaggi contrastanti attraverso i loro diplomatici in Kuwait e
in Iraq, aumentando le tensioni e incoraggiando il governo iracheno ad invadere
il suo vicino meridionale.

Non appena le
truppe irachene hanno attraversato il confine, “la trappola è saltata”, ecco le
parole usate dall’analista militare Manilo Dinucci su Workers World/Mundo
Obrero il 21 gennaio. “Gli Stati Uniti – che da tempo si stavano preparando
alla guerra, osservando il dispiegamento di forze irachene con satelliti
militari e individuando gli obiettivi da attaccare – formarono una coalizione
internazionale che inviò un grande esercito di 750.000 soldati nel Golfo al
comando del generale americano Norman Schwarzkopf”.

Questa
massiccia mobilitazione e la devastante campagna di bombardamenti hanno
forgiato un nuovo punto d’appoggio per gli Stati Uniti, creando delle basi in
Arabia Saudita e, per usare le parole del presidente George H.W.  Bush, “la crisi del Golfo passerà alla storia
come il crogiolo del nuovo ordine mondiale”.

Nel corso del
decennio successivo, le sanzioni e gli attentati statunitensi hanno ucciso 1,5
milioni di iracheni, inclusi 500.000 bambini. Alla domanda rivoltale su questa
politica genocida, il Segretario di Stato Madeleine Albright ha risposto:
“Pensiamo che ne valga la candela.”

L’amministrazione
di George W. Bush ha inventato il pretesto per la prossima fase di riconquista,
lanciando un’invasione su vasta scala. Washington affermò ingiustamente che
Saddam Hussein si era coordinato con i pianificatori degli attacchi dell’11
settembre 2001 contro il World Trade Center e il Pentagono e che stava anche
accumulando armi chimiche, le cosiddette armi di distruzione di massa. Entrambe
le affermazioni erano false.

Gli Stati
Uniti hanno iniziato a bombardare Baghdad il 19 marzo 2003, prendendo di mira i
dintorni del Palazzo Presidenziale. Più di 200.000 soldati americani e britannici
si sono scatenati nel paese, conquistando il palazzo creando una cosiddetta
“Zona Verde” di tre miglia quadrate nella capitale, per poi preparare
l’occupazione permanente.

L’occupazione
militare ha istituito un regime fantoccio che ha privatizzato le istituzioni
dello stato iracheno, comprese la sanità e l’istruzione. La Guardia
repubblicana irachena è stata sciolta. Le istituzioni che hanno mantenuto gli
iracheni impiegati durante i dodici anni delle sanzioni sono state eliminate.

In un batter
d’occhio, migliaia di lavoratori hanno perso la loro unica fonte di reddito.
Una politica nota come “de-bathificazione” ha imprigionato i membri del partito
Baath o li ha epurati dalle restanti istituzioni statali. Questo è stato anche
fatto con tutti qui lavori non politici che richiedevano l’appartenenza al
partito, come ad esempio la professione degli insegnanti.

Diverse forze
di resistenza hanno cercato di ottenere il controllo delle risorse del paese e
di mantenere l’aspetto di uno stato sovrano. Le truppe di occupazione
statunitensi li hanno schiacciati con la forza bruta, imprigionando migliaia di
lavoratori iracheni e fomentando divisioni tra i lavoratori per motivi etnici e
religiosi.

Le squadre
della morte armate dagli Stati Uniti vagavano per le aree che resistevano
all’occupazione. I soldati e mercenari americani hanno commesso un numero
incalcolabile di atrocità. Le forze di occupazione hanno utilizzato talmente
tante munizioni radioattive all’uranio impoverito, soprattutto nell’area di Bassora,
che i bambini fino ad oggi nascono con delle deformazioni fatali.

Un altro
milione di iracheni sono morti negli anni successivi all’invasione del 2003. I
capitalisti occidentali controllavano i giacimenti petroliferi dell’Iraq.
Centinaia di migliaia di soldati stranieri pattugliavano la nuova colonia.

Gli Stati
Uniti hanno spostato il quartier generale della colonia dalla “Zona Verde” a un
complesso di ambasciate di nuova costruzione, il più grande della storia
dell’umanità. L’occupazione statunitense è riuscita a costruire un’enorme
fortezza militare più grande del Vaticano, proprio nel cuore dell’Asia
occidentale. Nel 2009, nell’ambasciata USA di Baghdad, lavoravano 16.000
soldati e personale diplomatico.

E nel mezzo di
questo caos è emerso il cosiddetto Stato Islamico (IS). L’amministrazione del
presidente Barack Obama ha usato l’ISIS come pretesto per riprendere i regolari
attacchi aerei, mentre tacitamente indirizzava i combattenti dell’IS in Siria
nel tentativo di esacerbare la guerra civile che vi aveva istigato. Ma dopo
anni di spargimenti di sangue, uno sforzo di collaborazione da parte di
iracheni, iraniani, Hezbollah e l’esercito siriano, infine, è riuscito a
sconfiggere gli Stati Uniti.

Sebbene ci
siano molte meno truppe di occupazione che in passato, gli Stati Uniti hanno
ancora una forza di circa 2.500 soldati combattenti attivi in Iraq e 4.000
dipendenti nella fortezza dell’ambasciata degli Stati Uniti. Il Ministero della
Difesa impiega più di 6.000 “appaltatori di sicurezza” oltre ai soldati da
combattimento.

È risaputo che
questi appaltatori hanno commesso crimini di guerra contro il popolo iracheno
e, come mercenari, ricevono un’eccellente paga per questo – fino a $ 22.500 al
mese.

L’influenza degli Stati Uniti
deve affrontare nuove sfide

Al culmine del
suo potere, intorno al 1950, il Partito Comunista Iracheno era il più grande
della regione. Ma nonostante sia il partito politico più longevo del paese, il
partito è stato severamente represso dal regime baathista di Saddam Hussein.

Dopo
l’occupazione statunitense del 2003, contro il PCI sono state sollevate delle
critiche importanti per la sua partecipazione al regime clientelare sostenuto
dagli Stati Uniti. Negli ultimi anni, è emersa una nuova opposizione, visto che
i comunisti iracheni hanno formato una coalizione – tra l’altro con i
sostenitori del religioso sciita Muqtada al-Sadr e il partito del movimento
giovanile per il cambiamento – che ha conquistato la maggior parte dei seggi in
occasione delle elezioni parlamentari del 2018.

Il 31 dicembre
2019, i manifestanti iracheni hanno preso d’assalto la fortezza dell’ambasciata
degli Stati Uniti in risposta agli attacchi aerei che hanno distrutto magazzini
di armi appartenenti a gruppi militanti in Iraq. L’irruzione di successo dei manifestanti
nell’ambasciata è stata una straordinaria dimostrazione di coordinamento e di
forza popolare e ha rappresentato una vittoria simbolica a sostegno di un nuovo
spirito di resistenza contro l’occupazione.

Pochi giorni
dopo, la banda di Trump ha ordinato un attacco con i droni, uccidendo il
popolare generale iraniano Qassem Soleimani e un leader della milizia irachena
sul suolo iracheno. Soleimani è stata una figura decisiva che ha permesso la
sconfitta degli Stati Uniti. Milioni di iracheni e iraniani hanno marciato in
segno di protesta e sono scesi in piazza per commemorare il funerale di
Soleimani.

Il ministro
degli Affari esteri della Repubblica islamica dell’Iran, Javad Zarif, ha
dichiarato in un’intervista (pubblicata su Facebook) che l’omicidio criminale
di una figura così rispettata ha segnato un punto di svolta permanente per la
presenza militare statunitense nel Paese: “Gli Stati Uniti devono rendersi
conto del fatto che la gente di questa regione è infuriata, che la gente di
questa regione vuole che gli Stati Uniti se ne vadano via”.

La Repubblica
Popolare Cinese è un altro importante alleato del popolo iracheno attraverso la
sua iniziativa “Una cintura una strada”. In seguito alla pandemia del COVID-19,
il prezzo del petrolio è precipitato e l’economia irachena ha subito un
decremento del 12%. La compagnia petrolifera statale irachena questo mese ha
raggiunto un accordo di 2 miliardi di dollari per fornire petrolio grezzo alla
compagnia petrolifera cinese ZenHua per cinque anni a un prezzo più alto.
Inoltre, la Cina permette allo stato iracheno di determinare la logistica e la
tempistica dello scambio.

Solidarietà internazionale

Un giorno, la
lotta rivoluzionaria del popolo iracheno per l’autodeterminazione nazionale
caccerà via tutti i soldati delle forze di occupazione presenti in Iraq. La
classe operaia americana deve impegnarsi in questa lotta per scatenare la
nostra stessa lotta rivoluzionaria per impedire ai capitalisti di mantenere
questo progetto coloniale, disarmare la borghesia e smantellare la sua macchina
bellica.

La questione è
semplice: La classe operaia americana e il popolo iracheno hanno un nemico
comune che è il regime imperialista americano. Lo stesso sistema la cui polizia
uccide i bambini neri per le strade di Filadelfia ha inviato le sue truppe per
uccidere i bambini iracheni a Fallujah, Bassora, Mosul e Baghdad.