General

La malattia come abito dell’essere umano, una prospettiva giavanese

di Claudia Azizah Seise, Islamische Zeitung, 25.12.2020. Traduzione italiana di Milena Rampoldi per Tlaxala, 4 gennaio 2021.  Il contenuto del presente articolo si basa su un seminario svoltosi presso l’Università Statale Islamica di Yogyakarta, in Indonesia, sul tema della malattia e della pandemia dal punto di vista giavanese, al quale l’autrice ha partecipato. La malattia è l’abito dell’essere umano che non può essere dissociato dall’essere umano: ecco come viene descritto nella cultura giavanese lo stato spesso deplorato della mancanza della buona salute. Questo significa che senza la malattia l’uomo sarebbe nudo. Inoltre, nella cultura giavanese dell’isola di Giava in Indonesia si parte dal presupposto che la malattia si manifesti quando è turbato lo stato dell’armonia fisica, sociale o ecologica.



La conservazione dell’armonia costituisce un elemento centrale della cultura e del sentire giavanese. Nella lingua indonesiana il termine rasa costituisce la base per raggiungere questa armonia a livello sia individuale che collettivo, religioso o spirituale. È anche il sentimento necessario che permette di interagire con altre persone, con gli animali, la natura e il mondo invisibile nella vita di tutti i giorni. Quando l’armonia è turbata, emergono le malattie. E se il sentimento profondo ed intenso che è necessario per mantenere l’armonia viene turbato, le malattie diventano più frequenti. Ed è allora che si verifica una pandemia che nella lingua di Giava è detta Pagepluk e che si presenta quando l’armonia è gravemente turbata all’interno di una o più aree geografiche. La pandemia presuppone che vi sia un turbamento drastico e collettivo complessivo dell’interno armonia a livello individuale. Se questo disturbo non viene contrastato, si intensificherà fino a raggiungere un livello inaspettato.

Nella cultura giavanese si distinguono diversi fattori scatenanti della malattia. Il primo aspetto è puramente individuale e presuppone che tutte le persone ad un certo punto si ammaleranno e che la malattia rappresenti un esame per la persona. In questo approccio viene messo in primo piano Chi possiede l’essere umano, ovvero Dio. In questo senso la malattia va sopportata con benevolenza e pazienza. Il secondo aspetto riguarda il fattore scatenante della malattia che riconduce la sua causa ad un errore o a un trattamento erroneo da parte di un’altra persona. Questo aspetto tra l’altro include insulti, offese del cuore, ma anche danni sul versante fisico. Questo secondo aspetto può anche comprendere un errore o una dimenticanza nei confronti degli abitanti invisibili di questo mondo. Ad esempio, potrebbe essere avvenuto di aver gettato della spazzatura senza rispetto in un luogo in cui vivono altre persone. O senza pensare si sono soddisfatti i propri bisogni, attirando l’ira degli abitanti locali. Un terzo aspetto importante, che secondo gli insegnamenti della cultura giavanese, può causare malattie, è quando la cultura del luogo in cui ci si trova non è stata adempiuta o è stata adempiuta in modo insufficiente. Questi aspetti ad esempio includono il matrimonio in dei mesi che non sono considerati favorevoli secondo la cultura locale o il matrimonio di un figlio con una persona di una regione che non è desiderabile secondo la tradizione culturale locale.

Un altro aspetto importante che potrebbe causare una malattia è quando un individuo non riesce a adempiere i suoi obblighi sul piano religioso. Questo aspetto, ad esempio, include il fatto che i musulmani trascurano le cinque preghiere rituali o il pagamento della tassa della zakat islamica nei casi in cui essa sia obbligatoria. La malattia può anche sorgere se è stata “inviata” da un’altra persona. Ovviamente in questi cinque aspetti è fondamentale rifarsi sempre a Dio visto che in questo mondo nulla accade se non per Sua volontà e per Suo sapere.

A questi cinque aspetti sopra menzionati che potrebbero causare la malattia, c’è un’altra componente profonda: la protezione dell’armonia con la natura e l’ambiente e il mondo invisibile. I crescenti conflitti sul versante ecologico innescano una disarmonia che sembra sostituire l’armonia culturalmente desiderata. Al fine di neutralizzare una forma di disarmonia e prevenire potenziali malattie, la cultura giavanese pratica il rito dello slametan. Il rito dello slametan è un festival comunitario in cui il cibo viene cucinato insieme e condiviso con la comunità e i poveri. Nella maggior parte dei casi si recitano anche dei versetti coranici, in particolare la Surah Yasin, e delle suppliche per richiedere la benedizione di Dio. Il rito dello slametan è considerato efficace per superare qualsiasi disarmonia.

Nei testi storici giavanesi ritroviamo informazioni su diverse epidemie verificatesi a Giava in diverse epoche storiche. Tra l’altro, Giava fu colpita dalla peste. È stato stabilito che quando si verificano delle pandemie, è necessario compiere degli sforzi culturali e spirituali per ristabilire l’armonia. In questo contesto, le misure puramente mediche e igieniche non bastano. Nella storia, i riti dello slametan venivano eseguiti a Giava al fine di ristabilire l’armonia di una regione, a seconda dell’estensione della pandemia, superandola dunque anche a livello culturale e/o spirituale. Questi eventi rituali sono chiamati grebeg e di solito vengono tenuti dalle autorità culturali o spirituali, ad esempio dal Sultano a Yogyakarta.

Inoltre, nella cultura giavanese si raccomanda di non affrontare una malattia o una pandemia con eccessiva preoccupazione a livello emotivo, ma con un’accettazione equilibrata e rilassata della situazione. In questo contesto, l’accompagnamento spirituale di una pandemia non diventa solo una responsabilità collettiva, ma anche individuale. Ciò avviene con diverse preghiere di suppliche e dua’ per rafforzare il cuore spirituale e per giungere alla certezza che tutto ciò che accade è l’espressione della volontà di Dio.