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La vita spezzata di Giulio Regeni nella stanza 13 e il silenzio assordante del governo italiano

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La vie brisée de Giulio Regeni dans la chambre de torture n° 13 et le silence assourdissant du gouvernement italien 

La vita di Giulio

di Beniamino Pagliaro, La Repubblica, 11 Dicembre 2020

La vita di Giulio Regeni è stata spezzata dopo giorni di interminabili sevizie e tormenti. La procura di Roma ha chiuso l’inchiesta su quanto accadde al Cairo all’inizio del 2016.
Il giovane italiano fu tenuto sotto sequestro e torturato in una
stanza, la numero “13”, al primo piano di un villino degli anni ’50 nel
centro del Cairo. La casa era a due chilometri in linea d’aria
dall’ambasciata italiana: per nove giorni le autorità egiziane avevano
ripetuto di ignorare chi fosse e dove fosse quel giovane ricercatore.

Gli uomini che portano la responsabilità del sequestro, le torture e
dell’omicidio di Giulio sono quattro ufficiali della National security
agency, il Dipartimento della sicurezza nazionale. La procura di Roma
chiede il loro giudizio con un atto di accusa di 94 pagine, chiudendo
cinque anni di indagini e sollevando il velo non solo sulle
responsabilità materiali dell’omicidio ma anche su quelle politiche
della magistratura e delle istituzioni egiziane.

L’atto di accusa investe però anche il governo e il Parlamento italiano. “Le 94 pagine – scrive Carlo Bonini – non consentono acrobazie logiche o lessicali.
Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio
hanno il dovere di spiegare innanzitutto al Paese quali decisioni
sovrane il nostro governo intende a questo punto assumere e per quali
ragioni”. Bisogna dunque scegliere tra la prevalenza degli interessi
economici e geopolitici e una risposta. “L’unica strada che non è
concessa è il silenzio”.

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