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Moria, il campo adesso è lungo le strade Tre paesi accoglieranno 400 minori da Lesbo

Carlo Lania 13/09/2020

Moria d’Europa. A migliaia dormono all’aperto senza nessuna assistenza. Trasferiti 406 bambini.

Il giorno dopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi di Moria la Grecia è sempre più un Paese law&order. «Chiunque pensa di poter raggiungere la terraferma e poi viaggiare fino a in Germania lo dimentichi. Agli adulti non sarà consentito lasciare Lesbo», ha chiarito fin dal mattino il viceministro per l’Immigrazione Giorgos Koumoutsakos parlando in televisione. Chi sperava, come pure era stato richiesto dalle istituzioni europee, che una parte dei richiedenti asilo venisse trasferita sul continente in modo da alleggerire la pressione sull’isola dell’Egeo, in questo modo è servito. L’ordine viene prima della pietà.
Quello che rimane del campo di Moria (nella notte l’esplosione di alcune bombole ha provocato nuovi roghi subito spenti dai vigili del fuoco) è l’immagine della sconfitta dell’Europa nell’affrontare la questione migranti. Rimasti senza più nulla dopo aver perso tra le fiamme anche le poche cose che possedevano, 12 mila uomini, donne e bambini hanno passato la notte dormendo all’aperto in qualunque posto potesse offrire loro un minimo di riparo: nelle strade, nei parcheggi, alle fermate dei pullman.
Alcune centinaia hanno raggiunto gli uliveti che si trovano nei dintorni dell’ex campo ormai incenerito. Tantissimi aspettano seduti sull’asfalto. Se l’inferno di Moria offriva quanto meno un bagno ogni 160 persone, adesso non hanno più neanche quello e sono in molti a spingersi nei villaggi alla ricerca di un po’ d’acqua. «Hanno bisogno di tutto, dai beni di prima necessità al supporto psicologico» spiega Vera Megali Keller, avvocato e attivista tedesca che si trova sull’isola.
A rendere poi tutto ancora più complicato ci sono i blocchi stradali fatti da parte della popolazione locale, e che hanno reso difficile anche per le ong come Medici senza frontiera raggiungere gli ospedali in cui operano. La situazione si è sbloccata in serata quando almeno per lo staff di Msf è stato possibile ricominciare a lavorare. Tra i primi a essere curati c’era un bambino: «Ha la febbre alta, ha inalato fumo e gas lacrimogeni. Lui e la sua famiglia dormono sul ciglio della strada», ha spiegato su Twitter l’ong.
Le cose potrebbe migliorare un po’ oggi con il trasferimento di almeno duemila persone a bordo di tre navi, un traghetto e due imbarcazioni della Marina militare greca. Altre due navi sono in arrivo cariche di generi di prima necessità come coperte, tende e cibo. Dopo aver proclamato lo stato d’emergenza per l’isola, il governo ha assicurato che il campo di Moria non verrà ricostruito, senza spiegare però con cosa intenderebbe sostituirlo. Nel frattempo ieri si è lavorato per rimettere in piedi le poche tende sopravvissute alle fiamme.
Per fortuna almeno i minori non accompagnati non si trovano più sull’isola. 406 sono stati prima trasferiti in strutture adeguate e sicure, e poi con tre voli portati nel nord della Grecia e alloggiati in ostelli in attesa del loro ricollocamento in Europa. Un piano messo a punto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron prevede il ricollocamento praticamente per tutti loro per ora in Germania, Francia e Olanda. «L’Europa non ignori quanto accaduto a Moria e non volti la faccia dall’altra parte», ha chiesto ieri sera la presidente greca Katerina Sakellaropoulou sollecitando probabilmente il ricollocamente anche degli adulti dopo quello dei minori. Su questo, però, l’Europa sembra ancora lontana.
Unione europea. Accordo Merkel-Macron. Anche l’Olanda partecipa alla ripartizione. Il governo austriaco blocca il comune di Vienna che accoglierebbe cento bambini
Una cosa sono le promesse, specie se fatte sull’onda emotiva delle immagini che arrivano dal campo profughi di Moria distrutto dalle fiamme. Diverso quando dalle parole bisogna passare ai fatti, sempre complicati quando di mezzo ci sono i migranti. E così lo sdegno mostrato dalle istituzioni europee per quanto accaduto sull’isola greca di Lesbo si attenua notevolmente di fronte alla necessità di trovare in tempi brevi una sistemazione ad almeno una parte dei 12 mila richiedenti asilo rimasti senza nemmeno una tenda dove vivere. «La situazione è complessa nelle isole greche», mette le mani avanti fin dal mattino un portavoce della Commissione europea. «Cerchiamo di affiancare agli aiuti economici anche operazioni sul campo. Ciò che non vogliamo è ritrovarci con così tante persone in un campo profughi», spiega il portavoce.
Il riferimento è all’imminente riforma dell’asilo più volte annunciata e sempre rimandata ma che ora, a quanto pare, Bruxelles si preparerebbe a presentare nelle prossime settimane. E che, se le notizie circolate fino a oggi verranno confermate, non promette niente di buono per la sorte di quanti fuggono alla ricerca di una vita migliore in Europa. Con una certezza che pare già assodata: non sarà prevista nessun ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo tra gli Stati membri, ma tutto sarà lasciato ad una non meglio precisata «solidarietà flessibile». Il che significa che chi vorrà accogliere un certo numero di profughi potrà farlo e chi invece non vorrà potrà limitarsi a fornire aiuti economici, mezzi o personale ai Paesi di primo approdo. Un cedimento agli egoismi dei paesi dell’Est e non solo che non lascia sperare in niente di buono.
La riprova si è avuta anche ieri. Quando si è trattato di farsi avanti per togliere almeno i minori non accompagnati dall’inferno di sporcizia e violenza che era ed è ancora il campo di Moria, ad alzare la mano inizialmente sono stati solo due Paesi, e tra l’altro sempre gli stessi: Francia e Germania. Un accordo tra la cancelliera Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron permetterà il trasferimento dalla Grecia di 400 minori non accompagnati. Non è chiaro quanti verranno presi in carico da Berlino e quanti da Parigi, dettagli (si fa per dire) che ieri non erano ancora stati definiti, ma la cosa sembra fatta. I due leader avrebbero anche cercato di convincere altri Paesi e solo in serata si è avuta notizia della disponibilità dell’Olanda ad accogliere cento bambini. Dura, come al solito, l’Austria dove il governo ha bloccato sul nascere l’intenzione dell’amministrazione comunale di Vienna di accogliere altri cento minori da Lesbo.
Un film già visto. L’ultima volta lo scorso mese di marzo quando, al termine di una visita in Grecia della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e della commissaria agli Affari interni Ylva Johansson vennero stanziati 700 milioni di euro in aiuti per l’assistenza ai profughi, ma si decise anche il ricollocamento di 2.000 minori non accompagnati. Ad essere davvero trasferiti sono stati finora solo 640, più di 460 dei quali sono stati accolti dalla Germania come, non a caso, ha ricordato ieri la cancelliera Merkel.