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Quelle perizie mediche che esonerano i poliziotti e i gendarmi assassini: il caso Adama Traoré si aggiunge a una lista già troppo lunga

Geoffroy de Lagasnerie 12/06/2020
Il giornale Le Monde del 29 maggio rivela che l’ultima perizia medica richiesta dai giudici d’istruzione nel caso di Adama Traoré « esonera i gendarmi per la morte di Adama Traoré ». Sarebbe morto di malattia.

Tradotto da Silvana Fioresi
In nessun caso bisognerebbe cedere a questa operazione d’intimidazione, e ricordare che in Francia (come all’estero) esiste tutta una storia che vede la perizia medica come manovra che mira a inventare delle situazioni in cui i ragazzi che muoiono tra le mani dei poliziotti o dei gendarmi in realtà muoiono da soli, che in qualche modo si sarebbero autodistrutti, e che quindi non c’entra niente il contatto che hanno avuto con le forze dell’ordine. Abbiamo tutti la tendenza a credere agli esperti o ai medici – anche se sappiamo che formano comunque uno dei corpi professionali più sottomessi all’autorità. 


Facciamo fatica a pensare che possano mentire. E invece è una situazione ricorrente tra i casi di violenza della polizia. L’operazione svolta dai medici riguardo la morte di Adama Traoré non è caso isolato. Si iscrive all’interno di una storia politica: fare come se, quando muoiono tra le mani delle forze dell’ordine, gli individui muoiano da soli, non è cosa nuova. Le mistificazioni che i medici producono potrebbero anche evidenziare il fatto che hanno talmente interiorizzato un’immagine idealizzata delle forze dell’ordine che, quando vedono un corpo la cui morte potrebbe essere legata a un’azione della polizia o della gendarmeria, questa eventualità sembra loro inconcepibile, al punto che cercano immediatamente altrove la spiegazione finale.

► Un libro pubblicato dal collettivo Cases rebelles racconta la storia di 100 morti tra le mani dello Stato dal 1947 a oggi. Leggerlo nella sua continuità permette di scoprire il catalogo delle tecniche utilizzate per costruire dei racconti in cui la morte è avvenuta in modo indipendente dall’intervento della polizia. Emergono dunque due grandi categorie di tecniche : gli esperti presentano come causa della morte un fatto indipendente da una qualunque azione della polizia o della gendarmeria (malattia, droga), oppure invocano una causa visibilmente legata alla loro azione (asfissia, soffocamento, crisi cardiaca), ma che rifiutano di imputare ad essa la causa, dicendo che avrebbe potuto prodursi per altri motivi… è come se le azioni della polizia non agiscano mai né provochino mai dei danni.
► Possiamo citare altri casi :
♦ Patrick Mirval, morto asfissiato per strangolamento durante un trasferimento nel reparto disciplinare della prigione di Fleury-Mérogis nel 1974. 6 perizie si succederanno tra il 1974 e il 1975, per arrivare all’ ipotesi secondo la quale lui sarebbe morto da solo: l’asfissia sarebbe la conseguenza di una crisi « di rabbia per aumento del sistema simpatico » ;
♦ Mahamadou Maréga, nel 2010, entrato vivo in un ascensore con quatto poliziotti da cui ne esce morto qualche piano sotto con dei segni che fanno pensare all’utilizzo di un taser : l’esperto considera che sia morto a causa di una « crisi di anemia falciforme acuta» (proprio come Adama Traoré …)
♦ Loïc Louise, interpellato nel 2013 ubriaco per la strada, e sul quale i gendarmi hanno sparato con un taser. I medici affermano che è morto per «soffocamento » dovuto a dei « rigurgiti di alimenti », rifiutando di collegarlo alle scariche ricevute…
♦ Wissam El Yamni (probabilmente una delle storie di violenze poliziesche più brutali e scioccanti di questi ultimi anni) morto nel 2012 dopo essere stato interpellato a Clermont-Ferrand e sul quale sono state ritrovate tracce di colpi e di strangolamento, ma la cui morte i medici imputeranno all’ingurgitazione di un « cocktail tossico ». ACAT, una ONG cristiana di difesa dei diritti dell’uomo, creata nel 1974 con il nome di “Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura”, ha realizzato un rapporto su questo caso: « Diverse perizie mediche si succedono [sulle cause del decesso] ma si contraddicono. I primi rapporti medici redatti nei pronto-soccorsi evidenziano diverse fratture e lesioni, in particolare nella zona del collo, descritte come possibili segni di strangolamento. Un rapporto di autopsia evocherà successivamente un decesso per asfissia, accusando la pratica di un «piegamento », il cui effetto sarebbe stato accentuato da una malformazione ossea della vittima, ed escluderebbe il decesso per strangolamento. Nuove perizie mediche invocheranno successivamente un decesso dovuto a un’intossicazione cardiaca provocata dal consumo di droga, ipotesi pertanto esclusa dai precedenti rapporti medici e smentita da un rapporto tossicologico realizzato su richiesta della famiglia.
► Il rapporto medico non è un atto indipendente dall’istituzione giudiziaria e dalla produzione istituzionale di menzogna di Stato che esso organizza per proteggere le forze dell’ordine. Esso fa parte dell’ingranaggio e deve essere denunciato come tale. D’altra parte teniamo conto del fatto che, al contrario, quando la famiglia Traoré ha ingaggiato degli esperti indipendenti dall’istituzione giudiziaria per la morte di Adama, essi sono arrivati alla conclusione di una morte per asfissia.
► La menzogna medica, che conferma la menzogna dello Stato, non vuole coprire solo le azioni delle forze dell’ordine. Fa parte di un sistema che espone alla morte e alla violenza determinate popolazioni. Dire, come si cerca di fare oggi, che Adama Traoré è morto da solo, è voler impedire di mettere in questione le pratiche della gendarmeria e della polizia, il modo di arresto e di controllo, le tecniche di interrogatorio, di come rendono la vita a coloro che vivono nei quartieri popolari. Significa rendere possibile la morte di altri Adama Traoré mantenendo delle strutture e delle pratiche che ne sono responsabili.
In questo senso, i medici e i giudici diventano complici dei gendarmi.