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La posizione vacillante del Consiglio di sicurezza dell’ONU riguardo l’autodeterminazione nel Sahara occidentale

Deich Mohamed Saleh 06/06/2020
Sono trascorsi circa ventinove anni da quando la forza di mantenimento della pace dell’ONU è arrivata nel Sahara Occidentale per una missione particolare, cioè la supervisione di un referendum riguardo l’autodeterminazione per il popolo del territorio.

Tradotto da Ylenia Rapisardi
Il referendum in questione, però non ha ancora avuto luogo dovuto ad una mancata azione decisionale da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nonostante le numerose risoluzioni da parte dell’ONU e dell’OAU-AU e l’impegno di personalità illustri. Sfortunatamente, l’unico a beneficiare della situazione di procrastinazione è il Regno del Marocco, che occupa illegalmente il territorio mentre la vittima è in realtà il legittimo proprietario, il popolo del Sahara occidentale, ormai stufo di questa lunga attesa. Il fallimento dell’ONU, che si protrae da più di cinquant’anni, nell’applicazione del diritto legittimo del popolo del Sahara occidentale all’autodeterminazione e all’indipendenza, non lascia dubbi su come l’azione della Comunità Internazionale sia controllata da meri interessi e non da principi.
Il processo di decolonizzazione
Il processo di decolonizzazione del Sahara occidentale risale all’epoca della colonizzazione spagnola (1884-1976). Da quando il territorio è stato iscritto nel 1963 nella lista dei territori non autonomi, l’ONU è intervenuta sulla questione basandosi sulla Risoluzione 1514 (XV) della sua assemblea generale, contenente la dichiarazione della garanzia d’indipendenza ai popoli e ai paesi coloniali. Tuttavia, l’assemblea generale delle Nazioni Unite nelle sue prime risoluzioni sulla questione dell’allora Sahara spagnolo (2072(XX) del 1965 e 2229(XXII) del 1966), consecutivamente, chiede alla Spagna di decolonizzare il territorio attraverso un referendum di autodeterminazione il popolo del Sahara occidentale. L’incremento delle pressioni interne ed internazionali spinse la Spagna a dichiarare nell’agosto del 1974 la sua intenzione di organizzare un referendum per l’autodeterminazione del territorio all’inizio del 1975. Re Hassan II del Marocco annunciò che il suo paese non poteva accettare un referendum prevendendo l’opzione dell’indipendenza e fu raggiunto dalla Mauritania nel rivendicare il Sahara occidentale, chiedendo l’arbitrato da parte della Corte internazionale di giustizia (CIG) per emettere una sentenza sullo status giuridico precoloniale del territorio. Nella risoluzione 3292 (XXXII) del 1974, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite chiese alla Corte internazionale di giustizia un parere consultivo sullo status del Sahara occidentale prima della colonizzazione spagnola, ed invitò la Spagna a rinviare il referendum fino a quando l’Assemblea Generale non sarebbe stata in grado di decidere su un processo di decolonizzazione che includesse un parere consultivo della CIG. Tuttavia, questo parere, pubblicato il 16 ottobre 1975, negò qualsiasi vincolo di sovranità da parte del Marocco e della Mauritania sul Sahara occidentale. La CIG approvò la decolonizzazione del territorio basandosi sul principio dell’autodeterminazione. In risposta alla sentenza della CIG, re Hassan II, con la complicità di alcune potenze occidentali, ordinò l’invasione militare e l’occupazione del Sahara occidentale il 31 ottobre 1975.
Da parte sua, l’Organizzazione dell’unità africana( OAU/ adesso Unione Africana (AU) fu guidata dai principi e dagli obiettivi della sua Carta nel trattare la questione del Sahara occidentale sin dalla sua creazione nel 1963, in particolare quelli riguardanti la decolonizzazione dei territori africani sotto occupazione straniera. La posizione del blocco africano fu rafforzata dallo status del territorio, dichiarato come territorio non-autonomo delle Nazioni Unite
il cui popolo era autorizzato ad esercitare il proprio diritto inalienabile alla autodeterminazione in conformità alla risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale. L’Organizzazione Africana si fece notevolmente carico della questione del Sahara occidentale chiedendo la decolonizzazione immediata del territorio e mostrando la propria solidarietà al popolo del territorio contro la dominazione spagnola. Lo stesso Marocco votò la risoluzione CM/Res. 272 (XIX) del 1972, adottata all’unanimità a Rabat, in Marocco, dal Consiglio dei ministri dell’OUA, che sancisce il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza del popolo dell’allora Sahara spagnolo. La decolonizzazione del Sahara occidentale non ha ancora avuto luogo, e la Spagna rimane la potenza amministrativa fino al completamento del processo di decolonizzazione. Essa deve pertanto rispettare gli obblighi di cui agli articoli 73 e 74 (d) della Carta delle Nazioni Unite. Ciò è stato ribadito dal parere giuridico del sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari giuridici, Hans Correll, nel 2002.
Lo Stato saharawi
Nella relazione fatta dall’ONU sulla visita nel Sahara occidentale nel maggio e giugno 1975, la Missione di visita dell’ONU “osservò che la popolazione, o almeno quasi tutte le persone incontrate dalla Missione, si schierava categoricamente per l’indipendenza ed era contro le rivendicazioni territoriali del Marocco e della Mauritania… e il Fronte Polisario appariva come la forza politica dominante nel territorio. La missione assistette a dimostrazioni di massa in supporto del movimento in diverse zone del territorio”. Il Fronte Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro) fondato nel 1973 ricevette un così ampio sostegno tra la popolazione del Sahara occidentale tanto da appoggiare le loro aspirazioni di autodeterminazione e indipendenza. Poco dopo la firma dell’Accordo di Madrid, la maggioranza dei rappresentanti dell’allora Assemblea Generale coloniale (Jama’a) si riunì il 28 novembre 1975 a Gueltat Zemmur per dare il suo appoggio al Fronte Polisario e sciogliersi per essere sostituita dal Consiglio nazionale provvisorio. Il 27 febbraio 1976 il Fronte Polisario proclamò la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RADS)) per evitare il vuoto giuridico creato dal fatto compiuto dell’uscita della Spagna.
L’occupazione marocchina
L’invasione militare del Marocco e l’occupazione del Sahara occidentale il 31 ottobre 1975, che coinvolse 350.000 civili in una marcia verso il territorio, non solo violò le risoluzioni dell’ONU e dell’OUA/UA, ma anche il principio dell’intangibilità dei confini coloniali e il parere consultivo della CIG sul Sahara occidentale. Andò contro la volontà della popolazione del territorio e costituì un attacco all’inviolabilità e alla sovranità della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.
L’ONU e l’OUA/UA sono in linea con la risoluzione 2625 (XXV) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconosce illegale l’acquisizione forzata del territorio da parte del Marocco come potenza occupante, come dichiarato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nelle risoluzioni 34/37 (1979) e 35/19 (1980).
L’occupazione marocchina del Sahara occidentale creò una situazione davvero tragica, che fece fuggire migliaia di abitanti del territorio dalle truppe e dai bombardamenti aerei, alla ricerca di un luogo sicuro in Algeria. Per più di 47 anni, queste persone hanno vissuto in esilio in condizioni difficili, aspettando il giorno del loro ritorno a casa. Fin dall’inizio della sua occupazione il Marocco ha organizzato un assedio militare e un blocco mediatico nei territori sotto il suo controllo al fine di nascondere il genocidio e i crimini contro l’umanità commessi dalle sue truppe e forze di polizia, provocando centinaia di morti, scomparsi, disabili a causa di torture e aggressioni e intimidazioni quotidiane.
La maggior parte delle organizzazioni per i diritti umani hanno riferito ampiamente sulla questione, come l’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), il Consiglio per i diritti umani, la Commissione africana per i diritti umani, Amnesty International, Human Rights Watch.etc., otre alle relazioni dettagliate dei media.
Era palese che alcuni dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vale a dire Francia e Stati Uniti, avevano pianificato l’accordo illegale di Madrid del novembre 1975 tra il Marocco, la Spagna e la Mauritania, nonché l’occupazione del Sahara occidentale. Recentemente, la CIA ha pubblicato centinaia di documenti declassificati sulla questione del Sahara occidentale (vedi https://www.cia.gov). I loro obiettivi non erano solamente aggirare il diritto del popolo del territorio all’autodeterminazione e all’indipendenza, ma anche destabilizzare l’intera regione ed entrare in una spirale senza fine . Sia gli Stati Uniti che la Francia hanno offerto un generoso sostegno al Marocco sotto il profilo militare, politico e finanziario.
Nel 1979 la Mauritania abbandonò la parte meridionale del Sahara occidentale, ciò portò alla firma di un accordo di pace con il Fronte Polisario e al riconoscimento della RADS nel 1984.
Re Hassan II sbagliò la sua stima sull’occupazione del Sahara Occidentale quando disse che sarebbe durata solo una settimana. Si rese conto che era impossibile ottenere una vittoria militare dopo aver sostenuto pesanti costi in termini di vite umane, materiali e migliaia di prigionieri come rivelato nei documenti declassificati della CIA.
Buona volontà contro inganno
I sedici anni di intensa lotta armata avevano quasi risolto il conflitto a favore della RADS dato che il suo esercito avanzava prendendo il controllo sul campo e si incrementavano i risultati diplomatici, coronati dall’adesione della RADS all’OAU nel 1984. L’evolversi del conflitto sahrawi così come gli appelli internazionali per trovare una soluzione tempestiva al conflitto, specialmente in Africa, culminarono quando gli sforzi dell’ONU e dell’OUA conversero. I leader africani svolsero un ruolo decisivo nel raggiungimento di un accordo su un piano di risoluzione per l’organizzazione di un referendum di autodeterminazione per il popolo del Sahara occidentale, mettendo in evidenza la cooperazione della RADS.
La risoluzione OAU AHG/Res. 104 (XIX) del 1983 effettivamente contribuì a gettare le basi per i successivi sforzi dell’ONU-OAU, che si concretizzarono nella risoluzione 40/50 (XXXX) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1985. Tale risoluzione esortava le due parti in conflitto, il Fronte Polisario e il Regno del Marocco, ad avviare negoziati diretti sotto l’egida del l’ONU e dell’OUA, che portarono ad un cessate il fuoco il 6 settembre 1991 e al l’invio della forza ONU/OUA-UA di mantenimento della pace. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si occupò della questione del Sahara occidentale in seguito all’approvazione, nel 1990, del piano di risoluzione e dell’istituzione della Missione delle Nazioni Unite per un referendum nel Sahara occidentale (MINURSO). Entrambe le parti, sotto l’egida del Segretario delle Nazioni Unite e del Presidente dell’OUA, concordarono il cessate il fuoco e l’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione entro febbraio 1992, secondo il calendario approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il referendum fu posticipato poiché il Marocco tentò di estendere i criteri per includere 120.000 marocchini nella lista degli elettori. Era quindi chiaro che l’obiettivo del Marocco nel processo referendario era: a) riuscire a cambiare l’organo elettorale a suo favore o b) manipolare e guadagnare tempo. Il problema fu che il Marocco si rese conto dell’impossibilità di vincere l’esito del referendum, dal momento in cui l’ONU pubblicò l’elenco temporale degli elettori nel 1999. La cosa assurda è che il Consiglio di sicurezza dell’ONU non osò imporre sanzioni contro il Regno del Marocco per aver ostacolato il referendum. L’inazione del Consiglio di sicurezza nei confronti del Marocco potrebbe essere dovuta ad un’esplicita collusione con esso all’interno del Consiglio e del Segretariato generale. La Francia alle spalle stava paralizzando l’azione dell’OUA/UA all’interno del processo di pace ostacolandola nel raggiungimento degli obiettivi. Nessuno dei cinque membri permanenti sostenne l’esercizio immediato del diritto inalienabile della popolazione del territorio all’autodeterminazione e all’indipendenza, proprio come la Francia difende l’occupazione marocchina nel Sahara occidentale. Inoltre, rimasero in silenzio sui crimini commessi dalle autorità marocchine nei territori occupati del Sahara occidentale. È vero che il conflitto nel Sahara occidentale è cambiato radicalmente nelle opinioni di Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Cina, ma non è ancora giunto al punto di contraddire la Francia. Sono stati compiuti sforzi significativi da parte di personalità illustri, in qualità di inviati speciali del Segretario Generale delle Nazioni Unite come il Sig. James Baker III, ex Segretario di Stato degli Stati Uniti e l’Ambasciatore Cristopher Ross, nonché l’ex Presidente della Germania, Sig. Horst Köhler, che sono fallito a causa della mancanza di volontà dei CInque.
Persino il Consiglio non è stato in grado di includere la componente tutela dei diritti umani nel mandato della MINURSO a causa della Francia, nonostante le richieste di meccanismi indipendenti e le relazioni sulla situazione. Oltre a ciò, il Consiglio non ha fatto nulla contro il Marocco per l’espulsione della componente civile della MINURSO nel marzo 2016, che ha inciso drasticamente sulla capacità della missione di svolgere le proprie funzioni. Cinque mesi dopo, nell’agosto 2016, il Marocco approfittò dell’inazione del Consiglio di sicurezza per violare il cessate il fuoco costruendo una strada attraverso la Mauritania nel tentativo di annettere la regione di Guerguerat, compresa la città di La Güera. La Francia utilizza adesso tutta la sua influenza per coinvolgere nel conflitto gli interessi di molte parti internazionali al fine di complicarne la risoluzione. Ha lavorato duramente per coinvolgere l’Unione europea nel saccheggio delle risorse naturali in violazione delle decisioni della Corte di giustizia europea del 2016 e del 2018.
Al contrario, si scatenò un putiferio quando la RADS e il Fronte Polisario si mostrarono decisi a far fallire le manovre marocchine. Se la RADS non avesse risposto alla mossa pericolosa e provocatoria di Guerguerat e non avesse esercitato la sua legittima sovranità su questa zona liberata, Il Marocco sarebbe riuscito a mettere a repentaglio tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e la credibilità delle Nazioni Unite in generale per sempre. Il Consiglio non ha mai riconosciuto la buona volontà della parte saharawi né le sue notevoli concessioni per trovare una soluzione pacifica duratura. Se l’influenza della Francia sulle decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite continuasse, potrebbe portare al peggio nella storia del trattamento della questione del Sahara occidentale da parte del Consiglio.

Guerra o pace
È chiaro che il segretariato delle Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza non si sono mai interessati a far valere il diritto internazionale nell’Africa nordoccidentale, permettendo l’esercizio del diritto all’autodeterminazione per il popolo del Sahara occidentale. Al contrario, hanno lavorato insieme per circa ventinove anni per espropriare la popolazione del territorio e il suo Stato del loro legittimo diritto e concederlo all’occupante, il Regno del Marocco, le cui rivendicazioni sono state smentite dal parere consultivo della CIG nel 1975. La RADS, rappresentata dal Fronte Polisario, ha accettato e accetta ancora di impegnarsi in qualsiasi processo che porti a un referendum di autodeterminazione, altrimenti adotterà le misure necessarie, compresa la lotta armata per liberare il resto dei suoi territori ancora occupati dal Marocco. Ovviamente, i recenti tentativi della Francia, che si sono tradotti, in particolare, nella risoluzione 2495 (2019) del Consiglio di Sicurezza, miravano a cambiare il senso di autodeterminazione per soddisfare il desiderio del Marocco. La tendenza della Francia a colonizzare i territori dei popoli e a dominare le loro risorse naturali non si è mai fermata. Ma, continua a sostenere l’occupazione illegale del Sahara occidentale da parte del Marocco, che è solo una parte di piani più ampi volti a colpire la stabilità di molti paesi del Nord Africa. In ogni caso, non vi è alcun motivo che giustifichi la presenza delle Nazioni Unite nel territorio così come il cessate il fuoco, dal momento che non vi è alcun referendum di autodeterminazione. Decenni di instancabili sforzi e grandi sacrifici condannati al fallimento.
Lo spettro della guerra incombe di nuovo tra i due paesi africani, e nulla lo fermerà a meno che non vi sia una seria volontà da parte della comunità internazionale di porre rapidamente fine a questo conflitto permanente sulla base del diritto internazionale conformemente alle Carte e risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’Unione africana. Finché il Marocco respingerà il referendum di autodeterminazione, non vi è altra soluzione che l’instaurazione di relazioni con la RADS, in quanto membro a pieno titolo dell’UA e uno dei suoi fondatori.
La Repubblica Sahrawi ha compiuto grandi passi avanti nella costruzione di istituzioni statali moderne in grado di fornire servizi nei settori dell’istruzione, della sanità, della stabilità, della giustizia, della modernità e nell’avere un’esperienza democratica unica, nonché una vasta gamma di relazioni internazionali. Il suo braccio politico, il Fronte Polisario, riceve un forte sostegno dalla popolazione. Il ripristino del ruolo cardine dell’UA è cruciale in questa fase, dato che ciò che sta accadendo è sulle terre africane e tra due paesi africani, entrambi membri dello stesso blocco. L’UA deve agire contro il Regno del Marocco per il ritiro immediato dai territori occupati, anche se richiedesse un intervento militare. Con la sua adesione all’Unione africana, il Regno del Marocco è tenuto a rispettare i principi fondamentali contenuti nell’atto costitutivo dell’Unione africana, tra cui, (b) il rispetto delle frontiere esistenti al momento del conseguimento dell’indipendenza, e (f)il divieto dell’uso della forza o della minaccia di usare la forza contro altri Stati membri dell’UA (articolo 4).
Conclusione
La procrastinazione delle Nazioni Unite e i ritardi nell’attuazione del diritto legittimo del popolo del Sahara occidentale all’autodeterminazione e all’indipendenza per più di cinquanta anni, rivelano gli ulteriori motivi di alcuni dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Pianificarono il ritiro spagnolo del Sahara Occidentale, così come l’invasione e l’occupazione militare marocchina del territorio. L’obiettivo era privare il popolo del Sahara occidentale del suo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza. Sono consapevoli di aver violato le risoluzioni dell’ONU e dell’OUA/UA, nonché il principio dell’intangibilità dei confini coloniali e il parere consultivo della CIG sul Sahara occidentale.
Tuttavia, il popolo del Sahara occidentale ha potuto esistere e stabilire il proprio Stato nonostante i pesanti sacrifici e le difficili condizioni. La pace e la stabilità della regione e del Nord Africa in generale, non si possono ottenere a spese dei legittimi diritti delle popolazioni come ciò che sta accadendo nel Sahara occidentale. La presenza dei “cinque” sul campo da più di ventinove anni è sufficiente per scoprire la realtà della SADR e il suo impegno per la pace e la convivenza pacifica. Sì, il Sahara occidentale è ricco di risorse naturali, ma non possono essere sfruttate senza il consenso del suo generoso popolo.