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Credo anche di essere un piccolo tarlo nel sistema – intervista con Mavi Pendibene sulla sua opera L’universo ha la forma di mamma

Di Milena Rampoldi, ProMosaik. L’autrice Mavi
Pendibene, che scrive romanzi esistenziali al femminile, caratterizzati da uno
stile quasi terapeutico che trasporta nel mondo reale della semplicità e della
profondità del vissuto, pubblica il suo ultimo romanzo “L’universo ha la forma
di mamma”, ora tradotto in tedesco da ProMosaik. Il romanzo, tra diario di un
bambino e finzione letteraria, ci riporta nella campagna di una coppia del 68.
Ci fa conoscere il loro mondo, la loro filosofia di vita, la loro quotidianità.
Ma si distingue da altre opere per la forza espressiva di un bambino che vive
l’universo che lo circonda come un universo a forma di mamma.

Una madre che ama per la sua forza, per la sua opposizione al padre, per il
suo silenzio e allo stesso tempo per la sua capacità di difesa intelligente che
la rende superiore al suo partner e non solo, ma più felice. L’uomo negli occhi
del figlio non solo è privo di fantasia perché va al supermercato acquistando
sempre stracchino e pere, ma è anche troppo nervoso, non si adatta alla vita
semplice, e parla della metafora dell’acqua, anziché andare a prendere la pala
durante l’alluvione che simboleggia l’irruzione della natura nella vita della
famiglia nella “bucolica” campagna. Alcune domande che abbiamo posto
all’autrice sul romanzo, molto attuale nella nostra epoca del Covid-19 che ci
fa ripensare al nostro legame perso con la natura autentica.

Quali sono i temi fondamentalmente femminili del
racconto?
Il libro racconta un periodo molto particolare, soprattutto per me e ormai
lontanissimo nel tempo. L’elemento femminile che almeno apparentemente è più
visibile, almeno inizialmente è negativo perché c’è quella sensazione di
sottomissione all’uomo, l’accettazione viscerale che era un’abitudine del
tempo, però in questo c’è anche una ribellione interiore, soprattutto la
sensazione di una forza vitale che secondo me è nel DNA delle donne e che
quando si manifesta è incontenibile. Oggi non è più così per me. Però
l’impressione, questa sensazione di protezione dell’uomo e di sottomissione
serpeggia ancora nel mondo femminile. Credo che non si spiegherebbero
altrimenti i femminicidi.

Come conciliare felicità e semplicità?
Per me è molto semplice vivere, ho bisogno di pochissimo per vivere però
quel poco poi è meraviglioso. Mi piace alzarmi al mattino, aprire la finestra,
sentire i suoni del bosco, del Rio che scorre sul prato, degli animali. Non
sono una consumista, non saprei cosa farmene di un vestito elegante o di una
borsa alla moda. Non mi interessano proprio. Mi sembra che tutto quello che
desidero ce l’ho ogni giorno gratuitamente. E se dovessi immaginare una vita
ideale per me, direi che è proprio quella che vivo.

Che cosa si può imparare oggi in campagna
nell’epoca del Coronavirus?
La natura continua a parlarci e noi continuiamo a non ascoltare. Credo che
anche questa epidemia sia un segno della nostra incapacità di rispettarla e di
amarla. Succederà ancora, succederà sempre di più. Abbiamo dei passi pesanti,
dovremmo camminare in punta di piedi su questa terra che ci ospita e che non ci
appartiene e alla fine quello che ne esce è che siamo veramente bruttissime
creature.

Come ricollegare ecologia e umanesimo oggi?
L’umanesimo inteso come, non Inteso in modo semplicemente antropocentrico,
ma come riscoperta di una dimensione umana è pensare l’uomo in modo diverso,
riconoscere l’appartenenza dell’uomo a qualcosa di più grande e soprattutto
importante e attribuirgli delle responsabilità. In questo senso l’umanesimo si
collega l’ecologia. Siamo responsabili di questo mondo, tutti, nessuno escluso.
E dobbiamo proteggere la terra che ci ospita.

Che cosa significa per te l’impegno politico nella
vita “semplice” di tutti i giorni che descrivi nel racconto?
Io credo che il primo impegno politico sia non far male agli altri, non
danneggiare gli altri. Facendo la propria parte. E se si è responsabili di
tutto questo, allora si può pretendere anche dagli altri che facciano la stessa
cosa. Apparentemente questo impegno politico nella mia vita si vede poco, ma
credo sia in realtà profondo e costante. La libertà impone una vigilanza
continua. Credo anche di essere un piccolo tarlo nel sistema. Non consumo e non
produco. Non faccio parte di questa insensata giostra del consumo e della
crescita. Probabilmente sono patetica in questa mia lotta che apparentemente è
inutile, però io non smetterò mai di farla ed è l’impegno della mia vita. Credo
di appartenere a qualcosa di più grande, di cui sento la responsabilità. Credo
sia questo l’impegno politico.