Lasciate che Israele annetta la Cisgiordania: è il male minore per i Palestinesi
Gideon Levy 13/05/2020 |
Di cosa ha paura l’area di centro sinistra israeliana quando si tratta di annessione? Perché L’Unione Europea e altri paesi ostentano di far tanto chiasso su questo prossimo sviluppo?
Tradotto da Gabriella Rossetti
L’annessione è sempre stata presentata come la madre di tutti i disastri, ma dobbiamo smetterla di temerla e arrivare addirittura a dire di sì. Si sta presentando come l’unica via d’uscita da un punto morto, l’unica scossa che può mettere fine a questo stato di disperazione in cui siamo bloccati, che non può portare da nessuna parte e a niente di buono.
Certo l’annessione è un prezzo intollerabile per l’occupante e una punizione atroce per gli occupati. Legittima i crimini peggiori e distrugge il più giusto dei sogni – ma l’alternativa è anche peggiore. Renderebbe perenne la situazione criminale – una situazione che si è protratta a lungo; istituirebbe una realtà di apartheid – una realtà che esiste da tempo.
Ma l’annessione metterebbe anche fine alle menzogne e costringerebbe tutti a guardare in faccia la verità. E la verità è che l’occupazione è destinata a durare, non c’è mai stata nessun’altra intenzione; ha già creato una situazione irreversibile con 700.000 coloni, compresi quelli di Gerusalemme Est che non se ne andranno mai e senza una loro rimozione i Palestinesi rimarranno con niente altro che dei bantustan, senza uno stato né una burla di stato.
Questo è quel che temono gli oppositori dell’annessione: senza una dichiarazione ufficiale e un processo legale si potrà continuare a seminare illusioni per sempre. L’annessione minaccerebbe la vita fittizia dell’Autorità Palestinese che continua a comportarsi come se fosse uno stato libero e con la sovranità dietro l’angolo; con i pacifisti israeliani che continuano a credere che ci sia ancora una possibilità per la soluzione dei due stati: e l’Unione Europea che pensa che basti emettere (forti!) condanne contro Israele e poi sedersi senza far niente contro l’apartheid, continuando a finanziarla e ad armarla, sbandierando i suoi “valori comuni” con Israele. L’annessione sarebbe una sfida a quelli che negano la realtà e che non si sono mai messi in gioco in vita loro. Perciò si deve essere a favore nonostante l’ingiustizia e i disastri che probabilmente creerà; alla lunga il prezzo sarà inferiore a quello che si paga nella situazione attuale.
È proprio il nemico giurato dell’annessione, Shaul Arieli che ne ha meglio di tutti descritto i vantaggi. In un recente articolo (Haaretz, edizione ebraica del 24 aprile) ha descritto come l’Autorità Palestinese crollerebbe, gli accordi di Oslo sarebbero cancellati, l’immagine di Israele ne uscirebbe danneggiata e potrebbe esplodere un nuovo ciclo di spargimento di sangue. Questi sono pericoli reali che non si possono ignorare ma, aggiunge, “ La decisione dell’annessione assesterebbe un duro colpo agli elementi che tengono in equilibrio la situazione presente e scombinerebbe l’attuale equilibrio.” Cosa potremmo chiedere di più, Shaul Arieli? La stabilità creata dall’occupazione e la sua routine di normalità sono i peggiori nemici di ogni speranza di porvi fine. Non devi essere un anarchico o un marxista per cogliere l’opportunità latente in questa terribile visione. L’annessione, dopo tutto, è più reversibile degli insediamenti: la politica di annessione può un giorno trasformarsi in democrazia.
Abbiamo aspettato che questo colpo venisse sferrato. È la nostra ultima speranza. Chiunque conosca Israele sa che non c’è nessuna possibilità che si svegli una mattina e di propria volontà dica: l’occupazione non è una cosa buona, finiamola. Chiunque conosca i Palestinesi sa che non sono mai stati tanto deboli, isolati, spaccati e privi di ogni spirito combattivo. E chiunque conosca il mondo sa quanto sia stanco del conflitto. Così adesso Israele arriverà e, con l’incoraggiamento del ben noto pacifista di Washington, sveglierà questa realtà dal suo sonno: Annessione. Anschluss. Sulle colline e nelle valli nell’area C e alla fine nell’intera Cisgiordania.
Dato che nessuno intende intende garantire uguali diritti ai Palestinesi, Israele si dichiarerà come stato di apartheid. Due popoli, uno con pieni diritti e l’altro senza nessun diritto – dal palco della Knesset e anche delle Nazioni Unite. È troppo ingenuo o ottimistico pensare che la maggior parte del mondo e eanche un gran numero di Israeliani non rimarranno silenziosi? C’è un’alternativa realistica? E allora, basta con la paura e lasciamoli annettere.