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SARS-CoV-2: made in China o in USA?

MK Bhadrakumar 23/04/2020
Personaggio interessante, l’indiano M.K. Bhadrakumar: per vocazione scrittore, per professione diplomatico di lungo corso. Nel suo blog egli scrive di attualità con occhio globale e con lo strabismo convergente dello “scrittore che insegue la corsa spontanea dei pensieri” e del diplomatico che quei pensieri fiuta, filtra e mette in ordine.

Tradotto da Leopoldo Salmaso
A proposito di Covid-19, nel suo ultimo articolo dal titolo “Il nuovo coronavirus ha nonni e bisnonni: dove stanno?”, Bhadrakumar incomincia subito col dire che le frecciate di Trump a proposito di “virus cinese”, “virus di Wuhan”, “epidemia cinese”, etc… hanno una portata “esplosiva” sul piano geopolitico, trasformando l’origine di SARS-CoV-2 in una “storia epica”.
Egli osserva che i cinesi “toccati sul vivo, sono più che mai determinati a chiarire fino in fondo questa storia” e prevede che “l’epilogo sarà noto pubblicamente molto prima di quanto si possa pensare”.
Bhadrakumar analizza una notizia ignorata dai media occidentali: Zhang Hanhui, ambasciatore cinese a Mosca, il 17 Aprile ha fatto una serie di dichiazioni alla Tass:
1. I cinesi hanno messo a confronto tutti i dati pubblicati dalla comunità scientifica mondiale in 12 diversi paesi – quattro continenti, e hanno trovato 93 sequenze genetiche del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2, tecnicamente designato come variante H1).
2. Hanno ricostruito l’albero genealogico di H1: così sappiamo chi è il “padre” (variante H3), chi sono i “nonni” (H13 e H18), e chi è il “bisnonno” (mv1);
3. A Wuhan è stato trovato solo H3 e nessuno dei “nonni”. Per giunta H3 non si è trovato nel fatidico mercato del pesce.
4. L’ambasciatore Zhang dice testualmente: “Ciò suggerisce che la variante H1 è stata portata nel mercato del pesce da una persona infetta, e che quella fu la scintilla per il focolaio di Wuhan”. Fuori del linguaggio diplomatico: il nuovo coronavirus è stato importato in Cina da qualche straniero.
5. L’ambasciatore dice che, fino a questo punto, si tratta di fatti incontrovertibili: “Le sequenze genetiche non possono mentire”.
Da questo punto in poi, l’ambasciatore Zhang dice che l’indagine è aperta, e che ci sono “indizi rivelatori”:
6. In Italia (esattamente in Lombardia) il primo caso di Covid-19 è fatto risalire al 1° Gennaio. Da quanto pubblicato da Giuseppe Comuzzi (direttore dell’istituto Mario Negri -NdR) su the Lancet, risulta che Covid-19 si è diffusa in Italia ancor prima che in Cina.
7. Fra il 28 Gennaio e il 3 Febbraio una coppia giapponese contrasse l’infezione nelle Hawai (dove c’è una grande base militare USA). La coppia non si recò mai in Cina né incontrò cittadini cinesi.
8. Robert Redfield, direttore dei CDC di Atlanta (USA), ha ammesso che una larga parte delle 80.000 morti associate ad “influenza” negli ultimi mesi del 2019 potrebbero essere collegate a SARS-CoV-2 (vedere qui dal minuto 9:40).
9. Gli USA hanno respinto la richiesta italiana di rintracciare il “paziente zero” riesumando le salme di alcune persone morte negli USA.
L’ambasciatore Zhang continua dicendo che la scienza e la tecnologia sono ben attrezzate per andare a fondo su questa storia e che “Prima o dopo verrà alla luce tutto quello che è stato nascosto”.
Ora torna in scena il fiuto diplomatico di Bhadrakumar: egli nota che, dopo la pubblicazione della Tass, Trump ha moderato il suo linguaggio aggressivo verso la Cina, e cita un discorso fatto due giorni dopo, in cui “Trump non da più la colpa alla Cina, [l’origine cinese del virus] non è più un fatto evidente, adesso se ne può discutere…”…
Conclude Bhadrakumar: “Chiaramente, il diplomatico cinese ha lanciato l’avvertimento che il percorso di Covid-19 può essere ricostruito scientificamente, e lo sarà. E Trump avrà problemi seri se salterà fuori che padre, nonni e bisnonno di SARS-CoV-2 sono domiciliati negli USA”.