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Noi stiamo con Venezuela e Iran

Margaret Kimberley 10/04/2020
L’amministrazione Trump vuole una guerra aperta con l’Iran o col Venezuela, o con entrambi, e quelli di noi che affermano di essere contro la guerra devono stare in guardia e pronti all’azione.

Tradotto da Leopoldo Salmaso
“Chi, fra i democratici, afferma che Trump deve chiedere il permesso prima di uccidere le persone, con ogni probabilità gli darà l’approvazione che lui cerca”.
L’amministrazione Trump non ha rinunciato a cercare un cambio di regime in Venezuela e in Iran. Hanno promesso di non alleggerire le sanzioni che hanno letteralmente ucciso migliaia di persone in entrambi i paesi. In realtà, le hanno aumentate e sostengono che i loro sforzi per fare proprio questo sono in qualche modo umanitari.
Tutti i precedenti tentativi di rimuovere il presidente eletto del Venezuela sono falliti. Nel 2019 gli USA hanno scatenato rivolte vicino al confine colombiano e un tentativo di colpo di stato da parte di una opposizione per la quale, fortunatamente, quello era più un’opportunità fotografica che uno sforzo serio per prendere il potere. L’aspirante usurpatore Juan Guaido ha viaggiato in tutto il mondo e ha ottenuto il sostegno dei vassalli degli USA senza ottenere il risultato desiderato. La recente criminalizzazione del presidente Nicolas Maduro, accusandolo di traffico di stupefacenti, è un segno del fatto che gli USA torneranno di nuovo alla carica.
Quando Trump e il suo procuratore generale non stavano sollevando accuse infondate contro Maduro, borbottavano su “attacchi furtivi” iraniani. Non contenti di aver ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani, si sono rifiutati di lasciare l’Iraq quando il parlamento di quel paese ha ordinato loro di farlo. Si giustificano dicendo di star combattendo una resistenza irachena che, sostengono loro, sarebbe diretta dall’Iran. Naturalmente la violenza in Iraq è il risultato diretto dell’invasione e dell’occupazione del 2003 che ha ucciso 1 milione di persone.
“Si sono rifiutati di lasciare l’Iraq quando il parlamento di quel paese ha ordinato loro di farlo”.
Gli USA sono uno stato fallito, ma hanno ancora il più forte esercito del mondo e, ancora per poco, il più grande potere economico. Non hanno nient’altro da offrire se non la distruzione e la morte poiché la loro infrastruttura fatiscente uccide il loro stesso popolo, come si può vedere nello scoppio della COVID-19.
Sicuramente fabbricheranno pretesti per la guerra, come il misterioso affondamento di una nave venezuelana da parte di una presunta “nave da crociera” con lo scafo trasformato in rompighiaccio. I rompighiaccio non navigano abitualmente nei Caraibi, ma possiamo aspettarci che si verifichino eventi anche più improbabili per convincere il Congresso e il pubblico a prepararsi per una guerra aperta. Il falso Golfo del Tonchino negli anni ’60 e le false accuse su Armi di Distruzione di Massa nel 2003 sono solo due delle menzogne ​​raccontate per giustificare le aggressioni americane.
Le quarantene che si verificano durante la pandemia di COVID-19 sono un momento opportuno per certe malefatte, ma chi di noi dichiara di essere contro la guerra deve stare in guardia e pronto all’azione. Sappiamo già che l’amministrazione Trump vuole una guerra aperta contro l’Iran e sappiamo che i media mainstream e il duopolio politico sosterranno qualsiasi sforzo in quella direzione.
“Possiamo aspettarci che fabbrichino eventi ancor più improbabili pur di convincere il Congresso e il pubblico a prepararsi per una guerra aperta”.
Gli stessi giornalisti compromessi che si scontrano contro le vili divagazioni di Trump durante le conferenze stampa su COVID-19 si metteranno rapidamente in riga se egli rivendica una qualche giustificazione per una guerra. Chi, fra i democratici, afferma che Trump deve chiedere il permesso prima di uccidere le persone, con ogni probabilità gli daranno l’approvazione che cerca. I democratici hanno già fatto di Guaido un leone, e hanno lanciato segnali che darebbero mano libera a Trump in Venezuela. Già ripetono come dato di fatto i pretesti dell’amministrazione Trump sull’Iran. Né il New York Times, né il Washington Post, né la CNN o la MSNBC hanno posto domande dure sull’assassinio di Soleimani, che per definizione è stato un crimine di guerra. Nessuno di loro fa il lavoro che i giornalisti dovrebbero fare, né si chiede perché ci siano delle sanzioni, o mette in discussione la premessa che l’America abbia il diritto di fare ciò che vuole ogni volta che vuole.
Quelli che si definiscono anti-guerra non dovranno mettersi in riga e sostenere i candidati e i partiti che reclamano ulteriori crimini di guerra. La dottrina screditata del male minore deve essere respinta e bisogna mettere all’ordine del giorno l’indipendenza dei politici. In caso di guerra dovrebbe essere chiamato a rispondere non solo Trump, ma anche i democratici che gli danno sostegno.
“I democratici hanno già fatto di Guaido un leone, e hanno lanciato segnali che darebbero mano libera a Trump in Venezuela”.
Anche in quarantena, la gente può e deve uscire in strada. Si possono fare azioni di massa tenendo conto della sicurezza. Se i manifestanti devono indossare mascherine e guanti per la Covid-19, si faccia. L’unica cosa peggiore dell’aggressione da parte degli USA sarebbe un complice silenzio.
L’assassinio di Soleimani ha messo in strada migliaia di persone che non volevano la guerra contro l’Iran. Questo è uno di quei momenti che reclamano azioni decise, non acquiescenza quando la squadra di Trump è apparentemente tranquilla.
Ci deve essere un sostegno indiscusso per i popoli di Iran e Venezuela. Si deve sospendere qualsiasi critica ai loro governi, per quanto sia valida. Queste nazioni sovrane hanno il diritto all’autodifesa e i loro popoli hanno diritto a vivere in pace. La nostra critica va riservata al nostro paese, ai nostri partiti e ai nostri media mainstream. Sono tutti implicati nel marciare a file serrate quando attacchiamo altre nazioni. Dobbiamo essere chiaramente determinati a non fare sconti nell’opporci a tutti gli aggressori e ai loro complici se dovesse accadere il peggio.