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Covid-19: a scuola da Pasteur e Sabin Alcune proposte ragionevoli

Leopoldo Salmaso 31/03/2020
Col passare dei giorni e delle settimane, i leader politici non possono più permettersi di interrogare gli esperti su quando sarà possibile allentare il confinamento domiciliare dell’intera popolazione. 

I piccoli assalti ai supermercati “giustificati dalla fame”1 e i falsi avvisi di visite domiciliari “per controlli anagrafici”2 sono un campanello di allarme che va colto immediatamente se si vuole evitare una disgregazione sociale di portata e accelerazione probabilmente devastanti, come mai visto neppure nei più distopici film di fantafuturo. Perciò i leader politici non devono chiedere “quando”, ma “come” si può incominciare ad allentare la presa, da subito, ovviamente minimizzando i rischi di una significativa ripresa epidemica.

Si tratta, in definitiva, di “assecondare” la curva epidemica naturale accelerando il più possibile la fase di normalizzazione, ed essendo pronti a contrastare i focolai di eventuali, prevedibili riaccensioni con misure proporzionate, fino a un improbabile ma comunque percorribile “confinamento domiciliare selettivo e/o intermittente”3. In figura 1 la scala temporale è doverosamente omessa.

Avendo io coordinato, in Tanzania e anche in Italia, indagini epidemiologiche con i metodi di campionamento demografico impiegati dall’OMS nei paesi impoveriti, metodi che garantiscono un’ottima affidabilità con costi assai convenienti (non solo in denaro ma soprattutto in tempo e risorse umane), propongo di fare lo stesso per la sorveglianza della curva epidemica di Covid-19.

Per prima cosa occorre disciplinare e uniformare in maniera rigorosa le decisioni su chi e quando debba essere sottoposto ai test specifici per l’individuazione del SARS-CoV-2 (per ora PCR su tamponi nasali). In base all’esperienza accumulata nelle diverse regioni italiane, oltre che in paesi come la Corea del Sud, si può raggiungere rapidamente il consenso su poche indicazioni fondamentali, che mi permetto di anticipare con ragionevole approssimazione al solo scopo di accelerare il dibattito e il raggiungimento del necessario consenso:
Tutti gli operatori sanitari, o di professioni collegate, che vengono di frequente a contatto con pazienti sintomatici siano forniti di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) al massimo livello di sicurezza, e siano controllati mediante tampone settimanalmente, fino a estinzione del primo picco epidemico, e poi di nuovo in occasione di focolai secondari.

I pazienti con sintomi sospetti vengano sottoposti al test secondo i protocolli vigenti. I loro contatti vengano collocati in quarantena domiciliare e sottoposti al test solo se sintomatici.

In linea di principio, e solo con deroghe motivate, nessun’altra persona sia sottoposta al test, se non nell’ambito delle indagini a campione di cui al punto seguente.

A cadenza mensile siano effettuate indagini su campioni rigorosamente randomizzati che coprano l’intera popolazione nazionale, con le opportune pesature campionarie. Eventuali indagini su scala regionale o inferiore siano comunque compatibili e complementari con la metodologia adottata a livello nazionale. La campionatura della popolazione si può utilmente pianificare partendo dalla strategia EPI-WHO4.

In secondo luogo, è consigliabile adottare il metodo Delfi5 per valutare il rapporto efficacia/costi delle misure attualmente adottate per il contenimento del primo picco epidemico. Tale metodo sarà eseguito quanto prima possibile, e poi utilmente ripetuto dopo ogni indagine-campione. In estrema sintesi si tratta di questo:

Si convoca un numero ristretto di esperti (virologi, sociologi, economisti). Costoro scelgono le variabili più rilevanti e per ciascuna di esse concordano un valore da 1 a 5 (1= peso minimo; 5 = peso massimo per la diffusione dell’epidemia). Non è ammesso il valore zero perché il punteggio finale si calcola moltiplicando i punteggi parziali, però sono ammessi valori 0,… quando il punteggio di una colonna è talmente favorevole da attenuare il punteggio “pesante” di altre colonne.

Tutto ciò ha un valore puramente convenzionale: non importano i valori assoluti ma solo quelli relativi, cioè la CLASSIFICA. Infatti alla fine, purché i criteri siano chiari e condivisi, la classifica aiuta moltissimo nel valutare il PESO RELATIVO di ciascuna variabile. Si individuano facilmente gli estremi (PUNTEGGIO MINIMO = misure che si possono adottare subito essendo poco rischioso e poco costoso farlo; viceversa occorre cautela prima di allentare le misure con punteggio massimo). La fascia intermedia è arbitraria, ma si discriminerà da sola con l’acquisizione di ulteriori informazioni, anche grazie a quanto descritto sotto.

La tabella 1 ha una pura funzione esemplificativa: infatti i punteggi veri vanno concordati dal gruppo di esperti. I colori verde, giallo, rosso sono attribuiti arbitrariamente, ma offrono un’idea immediata sui rischi relativi di ciascuna misura.

Si notino i seguenti punti:

– Non occorrono comitati di grandi esperti per concordare su quale sia la variabile che meno influisce sulla progressione del contagio (uscita in luoghi aperti, da soli o distanziati, con o senza mascherina), e su quella più rischiosa (incontri in luoghi chiusi fra più di 100 persone, senza mascherine).

– Le variabili in verde hanno tutte punteggi molto bassi, per cui l’uso o meno della mascherina sarebbe poco significativo. Se tali punteggi fossero confermati, le misure di contenimento dell’area verde potrebbero essere allentate molto rapidamente.

– Le variabili in giallo e rosso si scostano enormemente dall’area verde, il che dovrebbe essere un ulteriore fattore rassicurante per l’abbandono delle misure di area verde.

– La RIAPERTURA DELLE SCUOLE mostra un comportamento anomalo, che merita una discussione approfondita.

Perchè riaprire le scuole?

Tralascio argomenti che sono stati oggetto di polemiche roventi (es: nipotini che ucciderebbero i nonni) o immeritatamente ignorati (i costi sociali non monetizzati). Propongo qui le pure considerazioni epidemiologiche.

In tabella 1, se guardiamo il punteggio in prima colonna, la riapertura delle scuole si colloca la massimo livello di rischio, pari a “Incontri in luoghi chiusi fra più di 100 persone, senza mascherine”. Anche gli altri punteggi sono analoghi, con una sola eclatante eccezione: l’efficacia sul lungo termine, colonna 2, con un punteggio che, da solo, sposta questa variabile in piena area verde. Perché? Per due ragioni:


Prima ragione: nonostante le enormi pressioni mediatiche e commerciali, nessun esperto al mondo incoraggia l’illusione che si possano produrre vaccini efficaci contro virus così variabili, né reperire farmaci risolutori6.

Seconda ragione: non potendosi realizzare una vaccinazione artificiale, si può ben assecondare la vaccinazione naturale, esattamente favorendo la circolazione del virus fra le fasce di popolazione che hanno dimostrato di non sviluppare malattia grave. Infatti, ad oggi in tutto il mondo non c’è un solo bambino morto con positività del test per SARS-CoV-2, e nella fascia di età 10-39 anni la letalità associata a questo virus è del 2 per mille.

Riaprire le scuole favorirebbe quello che avviene sul nostro pianeta da 3,7 miliardi di anni: la co-evoluzione in senso sempre più pacifico fra ospiti e parassiti7; ed è quello che si fa regolarmente nei laboratori di tutto il mondo per ottenere vaccini attenuati, cominciando da Pasteur (1886, vaccino antirabbico) e passando per Sabin (1959, vaccino antipolio).



Note