Facciamo un sogno: Fatima Karamazov eletta Primo ministro di un nuovo paese, la Repubblica di Canaan
Fausto Giudice 15/02/2020 |
Il famigerato cosiddetto “piano di pace” di Trump pare aver definitivamente sepolto la fata morgana della soluzione a due Stati per la Palestina/Israele. Siamo stati fra i primi promotori dell’idea di un solo Stato democratico per tutti in Palestina/Israele una ventina d’anni fa. La fiction -non tanto irrealista – qui sotto, scritta nel 2003, ritrova dunque tutta la sua attualità. -FG
Tradotto da Enrico Sanna
A coloro che gli dicono: “Ma lei sogna!”, Sami Aldeeb, il “palestinese planetario” che presiede l’Associazione per un solo Stato democratico in Palestina-Israele, ha preso l’abitudine di rispondere: “Ah! Voi preferite l’incubo attuale!” Bisogna sognare. Ecco dunque una piccola fiction per incoraggiarvi a sognare.
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Jerusalem, AL Qods, 30 gennaio 2030- Per la prima volta in questo secolo e per la seconda volta nella sua storia, Israele si ritrova con una Prima Ministra donna. Ma più importante del suo sesso è l’identità di questa giovane donna – che ha solo quarant’anni – la cui coalizione ha appena vinto le elezioni alla Knesset.
Fatima Karamazov in effetti è di padre russo e non ebreo – egli era, in Unione sovietica, funzionario del PC e ateo – e di madre palestinese musulmana. Nata nel 1990 a Mosca, all’età di 3 anni è arrivata a Umm El Fahm, di cui sua madre era originaria. I suoi genitori si erano conosciuti nel 1987 a Leningrado, dove sua madre faceva studi di medicina. Fatima Karamazov, dirigente dell’Unione slava, oggi il più importante partito israeliano, aveva preso la testa di una coalizione battezzata la “Nuova Alleanza”, che raggruppa 127 gruppi e movimenti ebrei e non ebrei, di cui 42 palestinesi e 50 misti. Il suo programma elettorale, di una semplicità rivoluzionaria, ha sedotto il 32% degli elettori, posizionando la Nuova Alleanza davanti ai partiti tradizionali sionisti, che hanno raccolto dei punteggi che vanno dal 2% al 15%. Davanti all’incapacità di questa miriade di partiti a trovare un accordo minimale, è la NA che è stata investita del compito di formare il nuovo governo. La sua strada sarà seminata di buche. Commentando i risultati delle elezioni il Jerusalem post ha fatto una testata in forma di annuncio di morte, che proclama in grosse lettere nere “La morte del sionismo”. Ha’aretz dal canto suo ha fatto una prima multicolore che mette assieme le bandiere israeliana e palestinese, e che proclama in ebreo, in arabo e in inglese: “Benvenuti nella repubblica di Canaan!”
Tra i punti più controversi del programma della NA, troviamo: lo smantellamento del Muro di più di 800km che divide da 25 anni il paese in due, l’adozione di un nuovo nome per il paese, la proclamazione di una Costituzione sottoposta a referendum e la concessione di tutti i diritti ai cittadini della “zona B”, ovvero la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est, annessi tra il 2008 e il 2010, ma in cui gli abitanti furono privati del godimento della piena cittadinanza israeliana. Ci si ricorderà che questa annessione fu all’origine della “guerra dei sei mesi” del 2011 contro la Siria e l’Iraq, che fece 50.000 morti dal lato israeliano e 600.000 morti dal lato siriano e iracheno. Nessuno è uscito vittorioso da questa guerra che sanci l’inizio del declino israeliano. La NA ha inserito nel suo programma di governo una riduzione del 25% della spesa militare, la riduzione del servizio militare da 3 anni a 1 e mezzo, l’introduzione di un servizio civile di sostituzione e l’incorporazione nell’esercito e nella polizia dei palestinesi. Inoltre la NA ha promesso di permettere ai lavoratori immigrati residenti da almeno 5 anni nel paese di ottenere la nazionalità israeliana o una carta di residenza di 10 anni. Ma ciò che ha alimentato di più i dibattiti della campagna elettorale è stato il progetto attribuito alla Sig.ra Karamazov di cambiare il nome del paese e di inserire questo cambiamento nel progetto della Costituzione sottoposto a referendum. Il nuovo nome dello Stato israelo-palestinese potrebbe essere: Repubblica di Canaan. L’arabo diventerebbe lingua ufficiale dello Stato a fianco dell’ebreo e del russo, il francese e l’inglese avrebbero lo status di lingue nazionali.
La NA ha vinto le elezioni perché ha saputo realizzare una vera alleanza fra le tre componenti principali dell’elettorato: gli immigrati slavi e i loro figli, gli ebrei originari dei paesi arabi e africani, e gli “arabi israeliani”. Gli artefici della campagna sono stati i giovani nati nei “villaggi misti” creati dai loro genitori in Israele e in Cisgiordania a partire dal 2005 e raggruppanti degli israeliani di nascita, degli immigrati slavi e dei palestinesi. Questa iniziativa è partita dai dirigenti dell’Unione Slava, creata nel 2002 da alcuni immigrati dell’ex-Unione Sovietica. La popolazione di questi “villaggi misti” conta attualmente circa 120.000 persone. Questa “nuova maggioranza” relativa è la prima traduzione elettorale di una realtà demografica. Diventerà una maggioranza assoluta quando i 5 milioni di abitanti della “zona B” in età di votare diverranno degli elettori. Per dare un posto ai nuovi eletti della “zona B”, la NA considera di aumentare il numero dei seggi della Knesset dai 120 attuali a 200.
Il “Fronte del Rifiuto Sionista”, che raggruppa 17 gruppi fondamentalisti, aveva avvertito che in caso di vittoria della Karamazov, avrebbe “messo il paese a fuoco o sangue piuttosto che consegnarlo a mani e piedi legati a orde di cristiani e musulmani”. Karamazov, che è stata protetta durante tutto il corso della campagna elettorale da un centinaio di guardie del corpo benevole, per metà russe e per metà palestinesi, ha anche promesso un’amnistia generale per tutti i detenuti politici e militari, sia palestinesi che ebrei dissidenti.
Se il sionismo è morto in questo 30 gennaio 2030, tutto resta da compiere affinché il paese divenga una realtà stabile e tangibile. In attesa, il nuovo governo dovrebbe riflettere la composizione demografica del Paese, pressappoco con altrettanti ministri sia ebrei che non ebrei. Un cristiano palestinese si presagisce come Ministro della Giustizia e una discendente da etiopici come Ministro degli Sport. I Ministri dell’Interno e della Difesa sarebbero degli ebrei di origine marocchina e irachena. Il Ministro degli Affari Esteri sarebbe il numero due dell’Unione Slava, Konstantin Fedorov, anche lui nato nel 1990 da genitori emigrati dall’Unione Sovietica e totalmente degiudaizzati da 3 generazioni. Durante tutto il corso della campagna elettorale ha rifiutato di rispondere alla domanda: “Lei è ebreo?”, dichiarando: “È un affare privato e non pubblico. Quando gli israeliani comprenderanno ciò, potranno infine costruire una società umana normale e banale.”
Jerusalem – Al Qods, capitale di una nuova Repubblica Universale? Con l’elezione di Karamazov questo sogno diviene finalmente una realtà. E la nuova Prima Ministra ha un’alleata prediletta: la presidente USA Marta Emilia Hernandez, dirigente della Rainbow Coalition (Coalizione Arcobaleno), attualmente a metà percorso del suo secondo mandato ( è stata eletta nel 2024 e rieletta nel 2028) e che è stata un modello per Karamazov. Hernandez è stata la prima a indirizzare un lungo telegramma caloroso di felicitazioni a Karamazov, il primo viaggio della quale dovrebbe avere per destinazione Washington. Lei sta attualmente stabilendo l’agenda di una tournée che la condurrà nelle principali capitali della regione e del mondo per far ascoltare la voce di un “nuovo paese”.