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Capitalismo, socialismo e sovrapproduzione

Prabhat Patnaik 24/02/2020
Queste note hanno lo scopo di chiarire un punto già evidenziato in precedenza (People’s Democracy, 30 giugno 2018), ovvero l’assenza, nelle economie socialiste del passato, delle crisi di sovrapproduzione che caratterizzano le economie capitaliste.

Rientra nella natura del capitalismo il verificarsi di «crisi di sovrapproduzione», cioè di crisi causate da una «produzione in eccesso» rispetto alla domanda. Il termine «sovrapproduzione» non designa una produzione di quantità sempre maggiori di merci rispetto alla domanda, che produce un accumulo di scorte invendute. Questo può verificarsi soltanto per un breve periodo iniziale; ma con l’accumularsi delle scorte, la produzione viene tagliata, il che provoca recessione e aumento della disoccupazione.
Il termine «sovrapproduzione», in sostanza, rimanda a una valutazione a priori, nel senso che se la produzione dovesse avere luogo alla massima capacità possibile (o a un determinato livello desiderato di utilizzo della capacità produttiva), la quantità di merci prodotte non potrebbe essere venduta per carenza di domanda. Nel concreto, tuttavia, essa si manifesta sotto forma di recessione e maggiore disoccupazione.
È un errore ritenere che tali crisi abbiano una natura puramente ciclica – cioè che si esauriscano automaticamente dopo un certo periodo di tempo. Al contrario, la Grande Depressione degli anni Trenta – che fu una classica crisi di sovrapproduzione – si protrasse per quasi un decennio e fu infine superata grazie alla guerra, o più precisamente grazie alle spese militari attuate in vista della seconda guerra mondiale.
Dal 2008 è in corso un’altra crisi di sovrapproduzione che si è protratta sino a oggi con vari livelli di intensità. Non è affatto vero, quindi, che le crisi di sovrapproduzione in un contesto capitalista scompaiano automaticamente. Ma ciò che colpisce nelle economie socialiste del passato dell’Unione Sovietica e dell’Europa orientale è l’assenza in esse delle crisi di sovrapproduzione. La domanda è: perché?
Le crisi di sovrapproduzione in un contesto capitalista insorgono per due motivi principali. In primo luogo, in un contesto capitalista le decisioni relative agli investimenti dipendono dalle previsioni di crescita della domanda, che si basano sulla sua crescita attuale: se la domanda rallenta, gli investimenti si contraggono. In secondo luogo, ogni qual volta gli investimenti si contraggono, anche i consumi subiscono una contrazione, e quindi anche il reddito totale (è il cosiddetto effetto «moltiplicatore» degli investimenti).