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L’ultima guerra d’Israele: scenario apocalittico

Gilad Atzmon 09/11/2019
Nel mio libro del 2011, The Wandering Who? (L’errante chi? Un’inquietante introspezione nella psicologia ebraica), ho sviluppato il possibile scenario disastroso in cui Israele è il nucleo di un’escalation globale sulle capacità nucleari emergenti dell’Iran.

Tradotto da Alba Canelli
Ho concluso che la sindrome da stress pre-traumatico di Israele (Pre-TSD) sarebbe stata al centro di tale sviluppo. “Lo stato ebraico e il discorso ebraico in generale sono completamente estranei alla nozione di temporalità. Israele è cieco alle conseguenze delle sue azioni, pensa solo alle sue azioni in termini di pragmatismo a breve termine. Al posto della temporalità, Israele pensa in termini di un presente prolungato”.


Nel 2011, Israele era ancora fiducioso della sua potenza militare, fiducioso che con l’aiuto o almeno con il sostegno degli Stati Uniti d’America, avrebbe potuto infliggere un colpo mortale all’Iran. Ma questa fiducia è diminuita, sostituita da un’ansia esistenziale che può essere giustificata. Negli ultimi mesi, gli analisti militari israeliani hanno dovuto affrontare le spettacolari capacità strategiche e tecnologiche dell’Iran. Il recente attacco a una struttura petrolifera saudita ha inviato un chiaro messaggio al mondo, e in particolare a Israele, che l’Iran è un passo avanti a Israele e all’Occidente. Le sanzioni sono state controproducenti: l’Iran ha sviluppato autonomamente la propria tecnologia. 
L’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e prolifico storico, Michael Oren, ha ripetuto le mie previsioni del 2011 questa settimana nell’ Atlantic e ha descritto uno scenario orribile per il prossimo, e probabilmente ultimo, conflitto israeliano (The Coming Middle East Conflagration).
Oren capisce che un piccolo errore di calcolo israeliano potrebbe portare ad una guerra totale, in cui missili e droni di ogni tipo pioverebbero su Israele, ne travolgerebbero le difese e lascerebbero le città, l’economia e la sicurezza di Israele in rovina.
Oren spiega nel dettaglio come un conflitto tra Israele e l’Iran potrebbe rapidamente trasformarsi in una massiccia “conflagrazione” che devastebbe Israele e i suoi vicini.
In Israele, l’espressione “La guerra tra le guerre” si riferisce alla mirata campagna segreta tra due guerre condotta dallo Stato ebraico per rinviare, preparandosi al prossimo confronto, probabilmente con l’Iran. Negli ultimi anni, Israele ha condotto centinaia di “guerre tra le due guerre” contro obiettivi legati all’Iran in Libano, Siria e Iraq. Oren ipotizza che un singolo errore di calcolo potrebbe facilmente portare a ritorsioni da parte dell’Iran. “Israele si prepara al peggio e parte dal presupposto che i combattimenti possano scoppiare in qualsiasi momento. E non è difficile immaginare come questo possa accadere. La conflagrazione, come molte altre in Medio Oriente, potrebbe essere innescata da una sola scintilla”.
Finora, l’Iran si è controllato nonostante la costante aggressione di Israele, ma questo potrebbe facilmente cambiare. “Il risultato potrebbe essere un contrattacco da parte dell’Iran, utilizzando missili da crociera che penetrerebbero le difese aeree israeliane e colpirebbero obiettivi come il Kiryah, l’equivalente del Pentagono a Tel Aviv. Israele avrebbe reagito massicciamente contro il quartier generale dello Hezbollah a Beirut e decine di siti lungo il confine libanese. E poi, dopo una giornata di scambi su larga scala, inizierebbe la vera guerra…”
Oren prevede che i razzi “pioverebbero su Israele”, fino a 4.000 al giorno. Il sistema Iron Dome (Duomo di ferro) sarebbe sopraffatto da attacchi simultanei su larga scala contro obiettivi civili e militari in tutto il paese. E come se non fosse abbastanza devastante, Israele non è affatto pronto ad affrontare missili guidati con precisione che possono colpire obiettivi in tutto il paese ad una distanza di oltre 1.000 chilometri.
L’aeroporto internazionale Ben Gurion sarà chiuso e il traffico aereo su Israele sarà fermo. Lo stesso potrebbe accadere nei porti israeliani. Gli israeliani in cerca di rifugio in paesi lontani dovrebbero nuotare verso la sicurezza.
In questo scenario, i palestinesi e le milizie libanesi potrebbero unirsi al conflitto e attaccare sul campo le comunità di confine ebraiche, mentre i missili a lungo raggio provenienti da Siria, Iraq, Yemen e Iran atterrerebbero. L’economia israeliana cesserebbe rapidamente di funzionare, le reti elettriche verrebbero tagliate e danneggiate, le fabbriche e le raffinerie rilascerebbero prodotti chimici tossici nell’aria.
Nello scenario da Shoah descritto da Oren, “Milioni di israeliani si stringerebbero in rifugi antiaerei. Centinaia di migliaia di persone sarebbero evacuate dalle zone di confine mentre i terroristi tentano di infiltrarsi. I ristoranti e gli alberghi verrebbero svuotati, così come gli uffici delle imprese ad alta tecnologia nel paese start-up. Gli ospedali, molti dei quali utilizzano strutture sotterranee, verrebbero rapidamente sommersi, anche prima che il cielo si oscuri sotto i fumi tossici degli impianti chimici e delle raffinerie di petrolio in fiamme”.
Oren prevede che la reazione brutale di Israele all’attacco, compresa la violenta repressione delle probabili manifestazioni in Cisgiordania e a Gaza, provocherebbe vittime civili su larga scala e accuse per crimini di guerra.
Come sostiene Oren, non ha inventato questa previsione, è uno degli scenari simili previsti dai funzionari militari e governativi israeliani.
Se tali eventi si verificheranno, gli Stati Uniti saranno vitali per la sopravvivenza dello Stato ebraico fornendo munizioni, supporto diplomatico, politico e legale, e, dopo la guerra, negoziando trague, ritiri, scambi di prigionieri e probabilmente “accordi di pace”. Tuttavia, gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump sono alquanto imprevedibili, soprattutto alla luce dell’attuale procedimento di impeachment contro Trump.
Nel 1973, gli Stati Uniti hanno contribuito a salvare Israele fornendo al suo esercito le munizioni necessarie. Gli Stati Uniti lo faranno di nuovo? Gli usamericani hanno le armi necessarie per contrastare la balistica, i missili di precisione e i droni iraniani? Ancora più importante, che tipo di sostegno potrebbero fornire gli Stati Uniti d’America per aumentare il morale degli israeliani umiliati ed esausti che lasciano i rifugi sotterranei dopo quattro settimane senza elettricità o cibo e vedono le loro città completamente distrutte? 
Questo ci porta all’essenziale. Il sionismo giurò di emancipare gli ebrei dal loro destino liberandoli da se stessi. Ha giurato di porre fine all’autodistruzione degli ebrei creando un rifugio sicuro per essi. Perché solo sette decenni dopo la fondazione dello Stato ebraico, il popolo che ha sofferto nel corso della sua storia è riuscito ancora una volta a creare il potenziale per la propria catastrofe? 
In L’errante chi? io do una possibile risposta: “Cogliere la nozione di temporalità è accettare che il passato sia plasmato e rivisto alla luce di una ricerca di senso. Storia e pensiero storico sono la capacità di ripensare il passato e il futuro”. Pertanto, il revisionismo è la vera essenza del pensiero storico. Trasforma il passato in messaggio morale, trasforma la morale in atto etico. Purtroppo, è proprio qui che lo Stato ebraico è estremamente carente. Nonostante la promessa sionista di introdurre introspezione, moralità e pensiero universale nella nascente cultura ebraica, lo Stato ebraico non è riuscito a rompere con il passato ebraico perché non comprende realmente la nozione di “passato” come sostanza etica elastica e dinamica.