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Israele sta mettendo a tacere le ultime voci che cercano di fermare gli abusi contro i palestinesi.

Jonathan Cook – 12 novembre 2019
I palestinesi stanno rapidamente perdendo le ultime voci in grado di alzarsi a difenderli contro gli abusi sistematici associati all’occupazione israeliana. Se il processo non sarà non invertito, il dominio dei coloni e dei soldati crescerà sempre più spietato e la repressione sarà sempre più dura.

È stata una settimana di terribili abusi commessi dai soldati israeliani in Cisgiordania, non molto diversa dalle altre 2.670 settimane subite dai palestinesi dall’inizio dell’occupazione nel 1967.
La differenza è stata che numerose evidentissime violazioni dei diritti umani sono state filmate e sono diventate virali sui social media.
Uno di questi filmati mostra un padre palestinese che a Hebron, in Cisgiordania, conduce suo figlio all’asilo tenendolo per mano. La coppia viene fermata da due soldati pesantemente armati, presenti a Hebron per far rispettare il dominio di alcune centinaia di coloni ebrei illegali sulla popolazione palestinese della città.
I soldati urlano al padre, lo spingono ripetutamente e violentemente e poi lo afferrano per la gola mentre accusano suo figlio di aver lanciato pietre. Mentre il padre cerca di proteggere il figlio dal terribile confronto, un soldato estrae il suo fucile e lo punta in faccia al padre.
È un incidente minimo rispetto agli standard della lunga occupazione militare di Israele. Ma simboleggia potentemente le esperienze imprevedibili, umilianti, terrificanti e talvolta mortali affrontate quotidianamente da milioni di palestinesi.
Un video di un altro episodio simile è comparso la scorsa settimana. Una poliziotta israeliana intima a un palestinese di allontanarsi. Il ragazzo si gira e si allontana lentamente, le mani in alto. Pochi istanti dopo viene colpito da un proiettile di gomma alla schiena. Cade a terra, contorcendosi per il dolore.
Non è chiaro se l’uomo sia stato colpito per esercitarsi al tiro al bersaglio o semplicemente per divertimento.
La ragione per cui tali abusi sono così comuni è che non vengono quasi mai indagati e ancor meno vengono puniti i responsabili.
Non è semplicemente che i soldati israeliani si sono assuefatti alle sofferenze che infliggono quotidianamente ai palestinesi. È proprio dovere dei soldati schiacciare la volontà dei palestinesi per la libertà, lasciandoli completamente senza speranza. Questo è ciò che è richiesto a un esercito che controlla permanentemente una popolazione sotto occupazione.
Il messaggio è sottolineato dall’impunità di cui godono i soldati. Qualunque cosa facciano, hanno il sostegno non solo dei loro comandanti, ma del governo e dei tribunali.
Proprio questo aspetto è stato sottolineato alla fine del mese scorso. Un cecchino dell’esercito israeliano, di cui non è stato fatto il nome, è stato condannato per aver sparato a un ragazzo di 14 anni a Gaza lo scorso anno. Il ragazzino aveva partecipato a una delle proteste settimanali davanti alla barriera di separazione.
Tali processi e condanne sono una grande rarità. Nonostante le prove a carico dimostrino che Uthman Hillis fu colpito al petto con un colpo d’arma da fuoco senza che rappresentasse una minaccia, il tribunale ha condannato il cecchino all’equivalente di un mese di servizi comunitari.
Nella bilancia distorta della giustizia israeliana, il costo della vita di un bambino palestinese ammonta, per il suo assassino,a non più di un mese di compiti extra in cucina
Ma la stragrande maggioranza delle 220 morti palestinesi alla barriera di Gaza negli ultimi 20 mesi non sarà mai indagata. Né le decine di migliaia di ferimenti di palestinesi, molti dei quali sono rimasti permanentemente disabili.
C’è un’altra tendenza altrettanto inquietante. Il pubblico israeliano è ormai così abituato a vedere i video di YouTube sui soldati, i loro figli e le loro figlie, che abusano dei palestinesi, che prendono automaticamente la difesa dei soldati, per quanto grandi siano gli abusi.
Il video del padre e del figlio minacciati a Hebron ha provocato alcune denunce. Ma la maggior parte degli israeliani si è schierata a sostegno dei soldati. Amos Harel, un analista militare del quotidiano liberale Haaretz, ha osservato che tra gli israeliani è in corso un “processo irreversibile”: “I soldati sono puri e qualsiasi critica nei loro confronti è completamente vietata”.
Visto che lo Stato israeliano offre impunità ai suoi soldati, l’unica deterrenza è la consapevolezza che tali abusi vengono monitorati e registrati per i posteri , e che un giorno questi soldati potrebbero dover affrontare le loro responsabilità in un processo per crimini di guerra.
Ma Israele sta lavorando duramente per arrestare coloro che stanno indagando , ovvero i gruppi per i diritti umani.
Per molti anni Israele ha negato ai controllori delle Nazioni Unite, compresi esperti di diritto internazionale come Richard Falk e Michael Lynk , l’ingresso nei Territori Occupati nel tentativo palese di ostacolare il loro lavoro sui diritti umani.
La scorsa settimana anche Human Rights Watch, con sede a New York, ha subito un contraccolpo. La Corte Suprema Israeliana ha approvato la deportazione di Omar Shakir, il suo direttore israelo-palestinese.
Prima della sua nomina da parte di HRW, Shakir aveva richiesto il boicottaggio delle imprese presenti negli insediamenti ebrei illegali. I giudici hanno accettato l’argomentazione dello Stato: Shakir ha infranto la legislazione israeliana che tratta Israele e gli insediamenti come indistinguibili e proibisce il sostegno a qualsiasi tipo di boicottaggio.
Ma Shakir sa che il motivo principale per cui Israele ha bisogno di soldati in Cisgiordania, mantenendoveli a opprimere i palestinesi per più di mezzo secolo, è proteggere i coloni che vi furono inviati in violazione del diritto internazionale.
La punizione collettiva dei palestinesi, come le restrizioni ai movimenti e il furto di risorse, è stata inevitabile nel momento in cui Israele ha inviato i primi coloni in Cisgiordania. Questo è esattamente il motivo per cui per uno Stato è un crimine di guerra trasferire la sua popolazione nel territorio occupato.
Shakir non sperava in un’udienza equa. Uno dei tre giudici, Noam Sohlberg, è lui stesso un colono. Vive ad Alon Shvut, un insediamento vicino a Hebron.
Il trattamento israeliano di Shakir fa parte di un modello. Negli ultimi giorni altri gruppi per i diritti umani hanno affrontato il peso della vendetta di Israele.
A Laith Abu Zeyad, un operatore palestinese di Amnesty International, è stato vietato di viaggiare, negandogli il diritto di partecipare al funerale di un parente in Giordania. In precedenza gli era già stato rifiutato il diritto di accompagnare sua madre per la chemioterapia nella Gerusalemme Est occupata.
E la scorsa settimana Arif Daraghmeh, un operatore palestinese di B’selem, un gruppo israeliano per i diritti umani, è stato arrestato a un posto di blocco e interrogato sulle foto che aveva scattato alla polizia israeliana mentre reprimeva delle proteste palestinesi. Daraghmeh ha dovuto essere portato in ospedale dopo essere stato costretto ad aspettare al sole.
Tutto ciò è un segno della schiacciante fiducia di Israele nella propria impunità, anche se così facendo viola apertamente i diritti di coloro il cui compito è monitorare i diritti umani.
I palestinesi, nel frattempo, stanno rapidamente perdendo le ultime voci in grado di alzarsi a difenderli contro gli abusi sistematici associati all’occupazione israeliana. Se il processo non sarà non invertito, il risultato è chiaro: il dominio dei coloni e dei soldati crescerà sempre più spietato e la repressione sarà sempre più dura..
Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul National, Abu Dhabi.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org