La Trilogia Working Class: scrivere per non farsi togliere la pelle
Alberto Prunetti 27/10/2019 |
108 metri, il secondo episodio della Trilogia Working Class dopo Amianto. Una storia operaia.
La prima ricognizione sulla manutenzione delle scritture operaie la pubblicai su Giap in un periodo in cui era difficile per me avere risposte concrete dall’industria editoriale. Oggi la situazione è diversa: sto scrivendo il terzo e ultimo tomo della Trilogia Working Class che uscirà per Laterza, forse nel 2020; la trilogia Working Class è in corso di traduzione in svariate lingue straniere; la casa editrice Alegre ha lanciato una collana di libri working class di cui sono il curatore.
All’estero, soprattutto in Inghilterra, si pubblica nuova narrativa working class e la critica compie ricognizioni su questi ambiti, si veda ad esempio il saggio del 2017 Working-Class Literature(s). Historical and International Perspectives a cura di John Lennon e Magnus Nilsson.
Anche l’accademia dedica al tema degli studi operai e della labour history parecchi convegni in cui spesso sono invitati scrittori working class. Il testo che segue, infatti, servirà anche da base per il mio intervento del prossimo 2 novembre al Festival of Italian Literature in London, dove parlerò di letteratura working class assieme a Anthony Cartwright, con la moderazione di Paolo Nelli.
1. A che serve la narrativa working class?
Viviamo in tempi strani. Da anni ci ripetono che la classe operaia non esiste, e da anni muoiono almeno tre operai al giorno.
Sì, la classe operaia esiste ma si trasforma e non è quella di un tempo. Se uso l’espressione «working class», lo faccio proprio per marcare una cesura. L’immaginario della tuta blu è quello di un maschio bianco con le mani sporche d’olio. Un’immagine dovuta al rilievo che nella classe operaia italiana hanno avuto i metalmeccanici, la sezione più combattiva. Eppure la classe operaia è sempre stata molteplice: operai-massa, tecnici, lumpen, disoccupati, aristocrazia operaia, etc. L’inglese usa un termine più estensivo e inclusivo: working class, «classe lavoratrice», indica tutti coloro che per campare devono vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario.