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Egitto: la telenovela Mohamed Ali Secrets è stata virale, ma non ha fatto cadere il Maresciallo-Faraone

Rabha Attaf 28/10/2019
Lo scorso 20 settembre gli egiziani erano di nuovo in strada, al Cairo, ad Alessandria, Al-Gharbiya, Kafr El-Cheikh, Mansura, Mahalla El-Kubra, Suez, Damiette, fino ad Assuan.

Tradotto da Silvana Fioresi

Editato da Fausto Giudice
Come una scia di polvere, l’ira si è propagata in una quindicina di città del paese. Alle grida “Sissi vattene!” i manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente e la caduta del regime. Sfidando il divieto di manifestare, in vigore dal colpo di Stato militare del luglio 2013, che destituì il presidente Mohamed Morsi, i giovani contestatari hanno tentato di sfidare, una notte dopo l’altra, la polizia che non esitò a sparare colpi veri, oltre a bombe lacrimogene.
La mitica piazza Tahrir è stata chiusa in fretta e almeno 516 manifestanti furono arrestati al Cairo e in altre città del paese, secondo la Commissione egiziana per i diritti e le libertà. Questa ONG locale di difesa dei diritti umani ha diffuso velocemente un numero verde di allarme sui social a titolo preventivo per le sparizioni forzate.
Il detonatore di questa fiondata di contestazioni è stata una serie di video virali, pubblicati sui social da metà settembre da parte di Mohamed Ali, ex-attore di serie B diventato imprenditore edile subappaltatore per il ministero della Difesa… e infine ingannato. Dalla Catalogna, dove si era rifugiato con la sua famiglia, questo giovane uomo di affari ha messo in rete sul suo canale Youtube, come una telenovela a puntate, “I segreti di Mohamed Ali”. Accusa il maresciallo Al-Sissi di sperperare il denaro pubblico nel suo futuro palazzo, e l’esercito di inghiottire dei miliardi di lire egiziane in progetti immobiliari, tra cui un hotel di lusso in una zona periferica del Cairo.
La sua società, Amalk Contractors, che ha effettivamente eseguito dei lavori sul cantiere della sontuosa residenza presidenziale in costruzione nella nuova capitale faraonica, non è stata pagata. Ossia, un conto aperto di 25 milioni di lire egiziane (1,4 milioni di euro) che gli sono rimasti sul gozzo! La sua vendetta non ha limiti! Un episodio dopo l’altro, racconta la vita lussuosa di Al-Sissi e del suo clan, racconto illustrato da estratti di discorsi del presidente nei quali esso chiede agli egiziani di stringere la cintura, “per edificare un grande Egitto”!
È soltanto il caso? Lo stesso giorno in cui Al-Sissi volava per New York per assistere all’Assemblea delle Nazioni Unite in cui doveva pronunciare un discorso il 25 settembre, Mohamed Ali chiamava per la prima volta gli egiziani a manifestare la loro rabbia nelle strade, dopo la partita di calcio tra le due grandi squadre della capitale. Lanciatore di allerta per gli uni, pagliaccio per gli altri, lui, che si prende ormai per un leader, ha messo in rete un nuovo video nel quale chiede agli egiziani di partecipare a una “marcia del milione” venerdì 27 settembre, in tutte le grandi piazze del paese. “Ero anch’io sorpreso come voi nel vedere il numero delle persone scese in strada (…), questa rivoluzione del popolo. (…) Dobbiamo unirci (…) e organizzarci per scendere nelle grandi piazze. Abbiamo tempo fino a venerdì per riuscirci”, affermava, prima di chiedere alle autorità di liberare le persone arrestate durante la prima manifestazione.
Tuttavia, questo attacco in regola, inedito, contro il maresciallo Al-Sissi e il suo clan di affaristi gallonati, ha lasciato gli egiziani in uno stato di attesa. La speculazione ha proceduto a buon ritmo: le rivelazioni di Mohamed Ali sui conflitti tra generali per avere delle parti nei progetti lucrativi e nelle imprese “privatizzate” dall’esercito avrebbero provocato una rabbia nera presso gli ufficiali tenuti in disparte dagli affari. L’opposizione al regime militare, quanto a lei, si è sbrigata di farsi un varco. Dal suo esilio in Libano, il popolare Ayman Nour, presidente del partito social-liberale «Domani la rivoluzione », ha richiesto l’applicazione di una transizione democratica con lo svolgimento di elezioni il più presto possibile. Dal suo letto d’ospedale militare di Maadi, Samy Annan, generale in pensione condannato a 10 anni di prigione in gennaio 2018 per aver deposto la sua candidatura alle presidenziali senza il permesso dei suoi pari del Consiglio Supremo delle Forze Armate, ha diffuso sui social un “appello alle forze vive dell’esercito”, esortando “i figli dell’esercito a proteggere la volontà del popolo”.
Ad ogni modo, il presidente non si è espresso su queste manifestazioni. Al momento della diffusione dei primi video, Al-Sissi si era contentato di smentirli durante la ottava Conferenza Nazionale della Gioventù… organizzata in fretta, secondo certe fonti, per dargli l’occasione di rispondere pubblicamente al suo detrattore. “Sono menzogne che hanno come fine di spezzare la volontà degli egiziani e di far loro perdere la speranza e la fiducia in loro stessi (…). Ho costruito dei palazzi e continuerò a farlo. Ma non per me! Non per me, ma per la costruzione dello Stato, per l’Egitto! (…). Ogni anziana signora sta pregando per me, dentro casa, e mi crede», declamò prendendo a testimone l’assistenza selezionata durante un atelier intitolato “L’influenza dei media sullo smantellamento dello Stato attraverso la propagazione di menzogne”. Risposta del lupo alla pastorella, enfatizzato dal tremolio paterno d’obbligo, senza dimenticare la retorica abituale riguardo “la minaccia per la sicurezza nazionale” e i sacrifici necessari alla “costruzione di uno Stato”!
Ma dietro le quinte la rabbia del piccolo faraone si è scatenata sul generale-maggiore Abbas Kamel, capo dei Servizi Generali d’Informazione (GIS, sotto il comando del presidente), che la trasmise a sua volta sull’ambasciatore d’Egitto in Spagna, e anche sul capo della Sicurezza nazionale, accusato di essersi lasciato scappare il solforoso Mohamed Ali. Ebbene, ci sono di nuovo attriti tra i due servizi d’informazione concorrenti, entrambi implicati nell’omicidio di Giulio Regeni, giovane dottorando italiano il cui corpo seviziato è stato ritrovato il 3 febbraio 2016 in un fosso sull’autostrada tra Il Cairo ed Alessandria…
Gli egiziani continuano ad essere sospesi agli episodi successivi di questa telenovela rocambolesca che è stata girata anche nelle strade, ma senza il risultato previsto. Le gesticolazioni di Mohamed Ali alla fine hanno avuto solo l’effetto di un fuoco di paglia. Tuttavia, è certo che la pentola bolle da un bel po’ di tempo in Egitto, anche se la società affronta una repressione dalle dimensioni senza precedenti.