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FOCUS ON AFRICA. Inflazione nello Zimbabwe, vaccino contro l’ebola nella Repubblica Democratica del Congo

Federica Iezzi 28 settembre 2019
La nostra rubrica del sabato sul continente africano vi porta anche in Tanzania dove è stato convocato il rappresentante locale dell’Organizzazione mondiale della sanità dopo che l’Onu ha accusato il governo di non aver condiviso i casi sospetti di ebola.

Tanzania
La Tanzania ha convocato il rappresentante locale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo che l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite ha accusato il governo di non aver condiviso informazioni dettagliate su sospetti casi di Ebola.
Secondo le informazioni in possesso dell’OMS all’inizio del mese è morta una donna a Dar-es-Salaam, che in seguito sarebbe risultata positiva all’ebola.
Nonostante diverse richieste, i dati clinici, i risultati delle indagini, i possibili contatti e i potenziali test di laboratorio eseguiti non sono stati comunicati all’OMS.
Il governo tanzaniano ha formalmente informato l’OMS a metà settembre di non aver confermato o sospettato casi di ebola.
Le autorità dell’Africa orientale e centrale sono state allertate per il possibile accrescimento dell’attuale focolaio di ebola in Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove l’infezione in 13 mesi ha ucciso oltre 2.000 persone.
Zimbabwe
La valuta dello Zimbabwe è stata sottoposta a forti pressioni nelle ultime settimane. A partire dall’inizio della settimana, il valore di 40 Zimdollars equivale a circa 2,75 dollari nel cambio interbancario e a 2,66 dollari nel mercato nero di Harare.
Ormai il lavoro informale e non regolamentato è l’unica opzione percorribile in un’economia afflitta da un’inflazione allettante, salari stagnanti e carenze di beni essenziali.
Il tasso di disoccupazione ufficiale dello Zimbabwe è notoriamente difficile da definire. Secondo le stime del Labour and Economic Development Research Institute of Zimbabwe, i giovani di età compresa tra 18 e 34 anni rappresentano circa il 60% dei disoccupati del Paese.
L’economia del Paese sta attraversando una regressione strutturale, sostanzialmente deindustrializzante.
La regressione può essere fatta risalire al 2000, quando lo Zimbabwe iniziò il controverso sequestro di fattorie di proprietà bianca per la ridistribuzione a cittadini neri senza terra durante il governo Mugabe.
Al suo apice nel 1992, il settore manifatturiero del Paese rappresentava poco più di un quarto della totale produzione economica. Entro il 2002, a seguito dei sequestri di terreni, la produzione è crollata a meno del 10% della produzione totale del Paese, rimanendo al di sotto del 12% dal 2009 al 2014. Oggi viene utilizzata solo circa la metà della capacità produttiva del Paese.
In una normale economia formale, la manodopera dovrebbe spostarsi da settori a bassa produttività e basso reddito come l’agricoltura a settori ad alta produttività e ad alto reddito come l’industria manifatturiera. Il lavoro in realtà sta tornando all’agricoltura e ad altri settori economici a basso reddito.
La mancanza di opportunità professionali e la catastrofica situazione economica sta causando disordini sociali, che sono cresciuti nel corso dell’anno, in seguito alla decisione di estromettere l’uso di valute estere che avevano contribuito a stabilizzare l’economia dopo il crollo del dollaro dello Zimbabwe nel 2009.
Repubblica Democratica del Congo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato che la Repubblica Democratica del Congo inizierà a utilizzare un secondo vaccino contro l’ebola nell’ambito degli sforzi per ridurre l’epidemia che ha ucciso più di 2.000 persone negli ultimi 13 mesi.
Il vaccino sperimentale, prodotto dalla società americana Johnson & Johnson, sarà introdotto da metà ottobre in aree che non hanno trasmissione attiva dell’ebola.
Il prodotto completerà un altro vaccino sperimentale, prodotto dal colosso farmaceutico statunitense Merck, che fino ad oggi è stato somministrato a circa 225.000 persone.
L’ex ministro della sanità del Paese Oly Ilunga Kalenga, si era fortemente opposto all’uso del secondo vaccino, che non si è dimostrato efficace.
La Johnson & Johnson ha testato il nuovo vaccino su oltre 6.000 volontari in numerosi studi.
L’approccio dell’OMS è incentrato sulla cosiddetta ‘strategia ad anello’, in base alla quale tutte le persone a contatto con casi confermati di ebola ricevono il vaccino.
Spesso viene eseguita una ‘vaccinazione geografica mirata’ di interi quartieri considerati ad alto rischio virale.
Una combinazione tossica di insicurezza profondamente radicata nella regione e diffidenza diffusa nei confronti dell’epidemia hanno notevolmente ostacolato il tentativo di fermare la diffusione del virus.