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Da Dutroux e Outreau* a Epstein: flashback sulla pedocriminalità, arma suprema di biopotere Un’intervista con Frédéric Lavachery

Fausto Giudice 01/09/2019
Se esiste una cospirazione sul caso di Jeffrey Epstein, sarebbe proprio quella dell’ appiattimento: tutti i grandi media e gli/le opinion maker del mondo democratico hanno presentato a questo proposito un encefalogramma totalmente piatto.


Tradotto da Silvana Fioresi


Così come il caso Weinstein aveva smosso cielo e terra, il caso Epstein non smuove proprio niente. Ci si è accontentati di riportare dei fatti supposti, addotti, o stabiliti, e soprattutto di minimizzarne la portata.

Nel mondo francofono il primato del nascondere la testa sotto la sabbia e del rifiuto di indagare va senza dubbio a Arnaud Leparmentier, corrispondente del Monde a New York, il cui dialogo on line coi lettori è una ricchissima antologia di perle mediamenzognere e di riduzioni ad minimum (leggi qui).

Com’è possibile che il caso Epstein non abbia mobilitato l”infanteria e la cavalleria del giornalismo investigativo, ad eccezione del Miami Herald? Perché quest’assenza di appelli, di hashtags, di #metoo ? L’ipotesi più verosimile si trova sicuramente nelle figure delle vittime e dei carnefici: da una parte delle ragazzine anonime, dall’altra degli uomini potenti come “clienti”. L’implicazione dei servizi segreti – CIA e Mossad innanzitutto – è senza dubbio l’altro fattore di raffreddamento degli ardori.

Come rompere l’omertà? Innanzitutto, riflettendo, a cominciare dall’esperienza storica dell’ultimo quarto di secolo in materia di lotta contro la pedocriminalità. Quindi ho fatto qualche domanda a un vecchio amico, Frédéric Lavachery. Prima di assumersi come figlio naturale di Haroun Tazieff e di lanciarsi nella vulcanologia tra i monti dell’Alvernia, Frédéric, esiliato in Belgio dopo il maggio 1968, è stato attivo nel movimento che ha seguito l’esplosione di quello che è stato chiamato il caso Dutroux. Ci consegna qui una sorta di bilancio di esperienza, atto ad alimentare la necessaria riflessione. -FG

” A quelli che hanno perso tutto, la storia toglie ancora, e dà ancora a quelli che hanno preso tutto. Perché la prescrizione, che racchiude tutto, scagiona l’ingiusto e respinge le vittime. La storia non confessa mai.”

Maurice Merleau-Ponty, prefazione a “Signes”, Gallimard, 1960

Fausto Giudice : Frédéric, sei stato un investigatore militante su centinaia di dossier che vi sono arrivati, a te e ai tuoi colleghi, in seguito al caso Dutroux, che è esploso nel 1996 in Belgio. Tra l’altro tu hai seguito attentamente il caso di Outreau in Francia. Un quarto di secolo dopo l’avvio del caso Dutroux, dei casi detti di pedofilia sono apparsi un po’ dappertutto nel mondo, mettendo in causa delle grandi istituzioni, come la Chiesa Cattolica – negli USA, in Irlanda, in Francia – ma anche e soprattutto il mondo politico. Jeffrey Epstein, l’organizzatore del « Lolita Express », si è appena suicidato in prigione. A tuo parere, possiamo credere a questo suicidio?

Frédéric Lavachery : Credere o non credere al suicidio di questo tipo, è la stessa cosa. Abbiamo l’opinione che incoraggia le nostre opinioni. Il mondo è diviso in quattro: quelli che non hanno sentito parlare dell’affare, quelli che se ne fregano, quelli che credono al suicidio e quelli che non ci credono. Come potrebbe la realtà arrivare alle nostre coscienze se i nostri pensieri e le nostre riflessioni sono bloccate dagli stampi delle nostre scelte anteriori al punto che le nostre immaginazioni sposino le stesse forme?

Perché ci interroghiamo su questo suicidio? Per la sorte delle vittime di Epstein? Per la sorte in generale delle vittime di tali personaggi? Per la sorte dei complici di Epstein? Per la sorte dei nostri governi? Per sostenere le nostre scelte precedenti di fronte a tali avvenimenti? I bambini vittime dello spettacolo istituzionale e mediatico dell’affare di Outreau sono vittime dei nostri dibattiti che non riescono a far emergere la realtà, nella coscienza collettiva come nello svolgimento delle istituzioni. Centinaia o forse migliaia di articoli sono stati scritti su Outreau. Il soggetto ritorna regolarmente nei dibattiti televisivi, due decine di libri e due film hanno spulciato l’argomento, ciascuno a suo modo, e la realtà non è ancora stata svelata. Tornerò più tardi sull’argomento.



A proposito di questo suicidio: non conosco il dossier, quindi non so niente. Ho saputo dalla televisione che l’associazione Innocenza in pericololavorava con le autorità americane e aveva chiesto l’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura di Parigi. Innocenza in pericolo dubita fortemente del suicidio perché, dice, secondo i suoi avvocati, Epstein si era impegnato a rivelare dei nomi. Non sospetto Innocenza in pericolo di partito preso. Ho potuto constatare, dal 2001, che questa associazione fornisce un lavoro serio sui documenti e le testimonianze. Ho anche potuto constatare che, per quel che riguarda il Belgio e la Francia, non vuole andare aldilà del limite che rovinerebbe la sua credibilità istituzionale, qualunque sia la qualità delle sue investigazioni. Non è la sola a rallentare e poi a indietreggiare davanti a questo limite, è il destino che l’imperativo della credibilità impone a tutti i professionisti della protezione dell’infanzia o dell’investigazione.

La maggior parte degli investigatori dilettanti ha lo stesso problema, anche quelli che hanno motivazioni impeccabili riguardo l’etica. Quale etica? Quella della dignità della persona vulnerabile quando essa dipende dalle nostre scelte quotidiane. Credibilità: siamo nel registro della fede. istituzionale: siamo nel registro della potenza del potere. Il destino del bambino sottomesso alla tortura è totalmente iscritto nel legame di questi due registri. Da dove, da chi allora potrà veder venire la speranza di essere salvato? Conosciamo la canzone, «il primo che dice la verità, deve essere giustiziato” [“Le premier qui dit la vérité. Il doit être exécuté.”, parole della canzone « La vérité » di Guy Béart sulla libertà di espressione, NdlT]. La verità… che cos’è la verità, da dove l’Umanità ha preso questo concetto tanto banale quanto arduo? Probabilmente dagli imperativi di sopravvivenza e di adattamento da una parte (principio di realtà), e di gestione di gruppi di umani dall’altra (fede da accordare ai sistemi di sapere o di credenze). Rimane il fatto che è un concetto eminentemente soggettivo, intimamente legato alle condizioni nelle quali ciascuno forgia le sue convinzioni. Ed è sempre un individuo-soggetto sociale che, pronunciandolo, esprime una relazione sociale che presenta delle sfide. L’autopsia di Epstein conferma il suicidio per impiccagione nella sua cella. Questo fatto ricorda alcune celebri impiccagioni belghe legate ad affari di Stato di sfondo prostituzionale o pedocriminale di criminalità istituzionale, impiccagioni riuscite a Paul Latinus nel 1984, poi a Patrick Haemers nel 1993, ma confronto non significa ragione. La ragione, però, richiede il confronto.

FG : Torniamo indietro : potresti riassumerci i principali insegnamenti che hai tratto dal caso Dutroux e dalle sue ricadute, in Belgio e altrove ?

FL : I casi criminali diventano affari di Stato attraverso la criminalità istituzionale. Esiste un limite dopo il quale il biglietto per la realtà non è più valido, la storia e i dibattiti che la fanno devono per forza iscriversi in uno spazio ristretto, in una fortezza di credenze che chiamiamo verità. Questo resta il fatto per il caso Dutroux come per quello di Broglie, per l’affare Boulin come per l’affare Cools, per il caso Lumumba come per il caso Benalla, ecc… Il caso di Outreau è un modello del genere, in cui la componente belga è stata solo timidamente – ma in modo importante, ed è la prima volta – abbordata in un libro recente, Outreau, Angles morts di Jacques Delivré e Jacques Cuvillier, pubblicato lo scorso giugno dalle éditions du Pétiole, su PUMBO.fr. È il quarto libro serio sul caso di Outreau, il primo – basato sulla ricerca delle realtà subite dai bambini vittime – è stato quello di Marie-Christine Gryson-Dejehansart, Outreau, la Vérité abusée, 12 enfants reconnus victimes, apparso con le edizioni Hugo nel 2009, edizioni digitali rivisitate e aumentate nel 2015, da leggere prima di fare un qualunque commento riguardo a Outreau.

C’è poi anche il libro che Cherif Delay ha scritto nel 2011 con l’aiuto del giornalista Serge Garde, Je suis debout, delle edizioni Le Cherche-Midi, poi il libro di Jacques Thomet, Retour à Outreau, contre-enquête sur une manipulation pédocriminelle, uscito nel 2012 col solo editore che ha accettato il manoscritto, le edizioni Kontre-kulture. Almeno altri 18 libri parlano dell’affare di Outreau, senza contare gli innumerevoli panegirici dell’avvocato Dupont-Moretti, che ignorano o travisano tutti i fatti. Quello che sto dicendo non è ideologia, è un dato stabilito rigorosamente dagli autori di queste quattro opere sulla base del voluminoso dossier giudiziario, di numerose testimonianze messe a confronto, delle loro rispettive esperienze, della massa considerevole di articoli e di libri pubblicati sul caso. Per quanto io abbia un immenso rispetto per il lavoro di quattro autori primordiali quali Chérif Delay, Marie-Christine Gryson-Dejehansart, e i tre Jacques, Thomet, Cuvillier e Delivré, ho però una critica fondamentale da rivolgere loro – ma può essermi ugualmente rivolta per non aver svolto il lavoro: la posta in gioco, lo sfondo degli angoli morti di Outreau, per riprendere il titolo del libro di Cuvillier et Delivré, è la sorte che ognuno ha riservato al bambino, reale – quella dei bambini vittime di Outreau e di tutti gli Outreau – e potenziale: il crimine contro l’umanità che minaccia il bambino, dappertutto, come minaccia la donna o il vecchio così facilmente posto sotto tutela criminale.

A questo proposito, leggere, di Valérie Labrousse, Les dépossédés, Enquête sur la mafia des tutelles, pubblicato nel 2014 con le Éditions du Moment. Estratto della presentazione:


900 000 maggiorenni sotto protezione giuridica in Francia. Così tante sono le prede potenziali per le reti specializzate negli abusi tutelari. Valérie Labrousse ha raccolto numerose testimonianze e indagato per dieci anni su questa vera e propria mafia dove l’omertà è d’obbligo. Professionisti dell’immobiliare, dei mercatini, assicuratori, pompe funebri, banchieri, case di riposo, centri sanitari, servizi alla persona, associazioni di utilità pubblica, municipalità, i predatori sono ovunque, si infilano in una falla del sistema che va avanti senza alcun controllo. Con il pretesto della gestione dei vecchi, della minaccia d’Alzheimer, le connivenze si estendono fino ai meccanismi dello Stato e delle istituzioni, esperti, notai, avvocati, medici, affari sociali, magistrati. Un sistema perverso dove il maltrattamento impazza. Dirottamento di patrimoni, ma anche minacce, violenze: la persona protetta è diventata una vittima, le famiglie sono distrutte.

Per il dibattito su questa inchiesta: https://bit.ly/2Lbh2Zy e https://bit.ly/2MBAz8N

Per individuare la realtà è indispensabile trovare la logica di tutti i fatti di cui possiamo essere venuti a conoscenza. Ci sono informazioni nel dossier che si possono capire, analizzare indipendentemente dalle altre? Se sì, quali e perché? Se no, allora bisogna trovare la logica fino al punto dell’impotenza. Nessuno lo ha ancora fatto fino in fondo per Outreau ed è quello che ho provato a fare per le vittime di Dutroux, Nihoul e gli altri. Organizzare le informazioni per scelta ideologica, ovvero pedagogica, ma che resta sempre ideologica, fa andare fuori strada.

L’epoca dell’affare Dutroux è quella della nascita di quell’argomento trito giornalistico-politico-sociologico della “teoria del complotto”. Le torri gemelle di Manhattan c’entrano molto ed entrambe sono entrate in risonanza in Belgio tramite il libro dal titolo orribile imposto dall’editore, Dossier pédophilie, le scandale de l’affaire Dutroux [Dossier pedofilia, lo scandalo del caso Dutroux], che ho scritto con Jean Nicolas, giornalista d’investigazione discutibile ma talentuoso ficcanaso. Il libro è uscito nel settembre 2001 con le edizioni Flammarion. È finito in prima pagina in Belgio per diversi giorni mentre le torri erano appena crollate a New-York. Nessun giornalista lo aveva letto ma lo hanno tutti demolito. Diversi giornalisti investigativi che hanno trattato questo caso si sono anche occupati del caso di Outreau proprio come il professore Claude Allègre ha fatto una brillante carriera scientifica travestendo i dati, come sul clima. Chi paga? La domanda non rientra nella « teoria del complotto » ma nella logica elementare dell’osservazione dei fatti. Per Allègre, si sa che sono gli industriali americani del petrolio. E per i giornalisti investigativi tipo Allègre?

Non nego la paranoia complottista che cresce grazie alle reti chiamate sociali. Ho degli amici, persone sincere e incorruttibili, che credono che le tracce degli aerei, o alcune di esse, siano la traccia di una contaminazione deliberata dell’atmosfera di agenti chimici che hanno degli scopi per lo Stato inconfessabili. Le stesse persone sono convinte che l’uomo non ha mai toccato il suolo lunare. Quanti siamo a credere che la Terra sia piatta o che il mondo sia stato creato in 6000 anni? All’altro capo della tela ideologica, la violenza su bambini in rete esiste ma non il traffico di organi. Ognuno, oggi, ha la possibilità di fare ascoltare la propria voce se ha accesso ad internet e tutti i poteri ne sono sconvolti. Le condizioni di urgenza della realtà di questi fatti sono radicalmente cambiate con lo sviluppo di internet. L’esercizio del potere ne è stato affettato e il trattamento degli affari di Stato da parte della popolazione, di giornalisti o delle autorità ha cominciato ad integrare questa nuova realtà con il caso Dutroux. Il caso di Outreau, che ha visto il suo ultimo processo nel 2015, ha consacrato questo nuovo paradigma. Basta redigere un paragone cronologico sommario dei due affari per constatare un numero di coincidenze che sfidano il caso, ma nessuno a mia conoscenza ha ancora pensato o osato occuparsene pubblicamente, questa opacità ha resistito alla lisciviazione permanente degli schermi da parte dei social:

– 1996: l’anno bianco in Belgio. La congiuntura Dutroux fa vacillare lo Stato. La marcia bianca del 20 ottobre ha riunito, secondo il mio calcolo, più di 600.000 persone. 615.000 secondo le cifre non pubblicate dei servizi dello Stato, informazione che mi è stata fornita dal giudice d’istruzione Jean-Claude Leys, candidato al posto di direttore della Sicurezza dello Stato. Tutti danno la cifra di 350.000, strombazzata dalla stampa e ripresa senza stima né verifica neppure da parte dei parenti delle vittime di Dutroux e tutti i loro partigiani.

– ancora 1996: creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sulla maniera in cui è stata svolta l’inchiesta nel caso Dutroux-Nihoul e consorti, nei suoi risvolti polizieschi e giudiziari.

– 1996-1997: più di un milione e mezzo di persone si sono mobilitate in Belgio a sostegno dei parenti delle vittime di Dutroux, che costituivano un enorme « punto interrogativo sullo Stato di diritto », per riprendere l’espressione di Carine Russo durante gli ossequi della piccola Loubna Benaîssa alla Grande Moschea di Bruxelles. In scala francese, questo fatto avrebbe messo nove milioni di persone in strada di fronte allo Stato, per più di due anni. Si capisce la necessità di una commissione d’inchiesta parlamentare e la tenacia che l’ha animata sapendo che le elezioni legislative erano programmate per il 1999.

– 1997: estratto del verbale delle audizioni della commissione Valini, (https://bit.ly/2ZuuRax ):
“Nel 1997 delle assistenti sociali si rendono conto che, nei due figli della coppia Delay-Badaoui, ci sono dei problemi di natura sessuale (Audizione di Pascale POUILLE-DELDICQUE, avvocata di Myriam Badaoui, vedi rapporto p 425) “.

– 1997: durante una marcia bianca organizzata dal comitato bianco della città costiera belga di La Panne, non lontano da Dunkerque, una piccola delegazione è venuta da Outreau nella speranza di trovare sostegno per ottenere dal Procuratore della Repubblica l’apertura di un’ inchiesta su una rete pedocriminale implicante persone importanti. Sono dovuti rientrare a mani vuote.

– Fine 1998, “il servizio sociale dell’UTAS (Unità territoriale di azione sociale) di Outreau mi trasmette un rapporto nel quale era presente una rivelazione di Jean, riguardo un’aggressione in un seminterrato di un immobile… nel quadro di questa inchiesta, Pierre è stato ascoltato, ma nel 1999 un’informazione della Procura ci ha informato che il caso è stato chiuso. (Audizione di Claire BEUGNET- ASE [Aiuto sociale per l’infanzia]) ” (…) “; c’è poi una segnalazione della collega del servizio sociale locale per aggressione di Jean nel seminterrato; Pierre è ascoltato a questo proposito. Il caso è stato chiuso (Audizione di Sabine JOLY – UTAS). La Procura mi ha informato che un’inchiesta era stata affidata alla squadra dei crimini su minori, che ha ascoltato il bambino [Jean] agli inizi del 1999. Nel primo semestre del 1999 sono stata informata della chiusura del caso – ma non so più in che modo. (Audizione di Claire BEUGNET- ASE) “, (estratti del verbale della commissione).

– 1999: una cellula dei Renseignements généraux francesi [servizio di intelligence interna, equivalente dell’AISI, NdlT] opera clandestinamente in Belgio per « vedere come fanno i Belgi per smascherare le reti di pedofili e prenderli come esempio », secondo quanto mi ha detto uno dei membri incaricati di contattare dei militanti del movimento bianco. Quando gli ho replicato che erano lì per evitare allo Stato francese di veder esplodere una bomba stile Dutroux sotto il sedere, mi ha detto «sì ».

– 2001: ricorso davanti al giudice Fabrice Burgaud e apertura del caso giudiziario-politico-mediatico di Outreau, sabotaggio della commissione rogatoria del giudice Burgaud da parte della polizia belga, pressioni inverosimili su Flammarion per impedire l’uscita del nostro libro, processo a Flammarion intentato a Parigi dal Re dei Belgi e dal suo governo per censurare il nostro libro.

– 2002: libro del giornalista investigativo belga René-Philippe Dawant, “Dutroux, l’inchiesta manipolata”.

– 2004: processo Outreau a Saint-Omer mentre quello di Dutroux è in atto a Arlon.

– 2005: uscita in ottobre del libro dei giornalisti investigativi belgi René-Philippe Dawant e Georges Huercano-Hidalgo, Contre-enquête à Outreau ; sexe, mensonges et vérité [Contro inchiesta a Outreau: sesso, bugie e verità], dell’edizione Luc Pire – Voix Du Jour.

– sempre 2005: in novembre e dicembre processo Outreau in appello, a Parigi.

– 2006: commissione d’inchiesta parlamentare francese incaricata di cercare le cause delle disfunzioni della giustizia nel caso detto di Outreau e di formulare delle proposte per evitare che si ripetano.

Il lato belga del caso di Outreau non ha potuto essere esplorato come il lato francese del caso Dutroux. Dal 1997 ho indagato abbastanza per sapere che questo doppio angolo morto non rende ciechi né le reti dei trafficanti né i servizi occulti dei due Stati, compresi i giornalisti corrotti.

Criminalità istituzionale e credibilità istituzionale sono due concetti di grande importanza da una parte per la filosofia del diritto, il diritto costituzionale, il diritto pubblico e il diritto penale, e dall’altra per la sociologia politica. Ma, da più di vent’anni, non c’è mai stato nessuno studio di questi concetti, universitari o altro. Sono stati rivelati, alla fine del secolo, nella congiuntura combinata dei due casi Dutroux e Outreau. A mia conoscenza nessuno ha ancora aperto i neuroni su questi concetti per analizzare la realtà Outreau. Il bambino torturato giace in questo angolo morto della coscienza cittadina.


In memoria di tutti i bambini vittime della pedofilia. Il 30/03/1997

FG : Una lastra posta di fronte alla casa di Marc Dutroux a Marcinelle proclama : « In memoria di tutti i bambini vittime della pedofilia ». Personalmente, questa frase mi disturba: si può essere vittime del morbillo, dell’influenza, del colera, ma della pedofilia? Non bisognerebbe piuttosto parlare di pedocriminalità? Cosa pensare del concetto stesso di «pedofilia » ?

FL : Questa domanda sottolinea la condizione subalterna del bambino nell’immaginario della nostra civiltà. La difesa da parte della Chiesa cattolica dei preti che abusano sessualmente dei bambini o quella di certi altri pedocriminali, evoca spesso che il bambino può essere tentatore, come anche gli stupratori di donne evocano la provocazione della donna che espone le gambe, la scollatura o i capelli. Chi rimane scioccato dall’espressione « mi sono fatto/a stuprare, aggredire, rubare…”? Vi hanno stuprato, aggredito, rubato, ma la sintassi accettata da tutti rende la vittima complice dell’aggressore e esprime il senso di colpa della vittima.

Nella pedocriminalità, termine che si deve, penso, ai genitori di Melissa Russo, o perlomeno è da loro che l’ho sentito per la prima volta, bisogna distinguere l’individuo criminale dal sistema criminale nel quale eventualmente si inserisce. Un ladro come uno stupratore può essere isolato, socialmente o nella sua attività criminale, come può far parte di un sistema. Ma una criminalità organizzata perenne ha per forza tessuto la sua tela in seno alle istituzioni. Esiste quindi una pedocriminalità istituzionale. La funzione dei processi Dutroux e Outreau non fu forse quella di spegnere il fuoco che minacciava la pedocriminalità organizzata nelle sue dimensioni istituzionali?

Perché la segnalazione nel 2015 di Epstein e di Jean-Luc Brunel per dei fatti commessi su delle francesi o in Francia, scatenò una procedura giudiziaria solo in questa fine di agosto 2019 ? La commissione parlamentare belga ha indietreggiato davanti alla questione chiaramente posta delle «protezioni », evocando delle disfunzioni in seno alle istituzioni pubbliche e un “offuscamento della norma” da parte di certi funzionari, mentre aveva fatto molti passi in avanti nelle proprie inchieste prima di attaccarsi all’aspetto “protezioni”.

La commissione parlamentare francese fu una sinistra pagliacciata, informata com’era dei rischi corsi dal regime belga per l’audacia della sua commissione. Ogni commissione fu un’impresa di sminamento in funzione della congiuntura rispettiva dei due paesi. Ora, la cronologia dei due casi implica una contaminazione reciproca della gestione della crisi sia da parte della stampa che dalla politica di ogni paese. La commissione belga è intervenuta all’inizio della congiuntura, quella francese alla fine. C’è quindi un sospetto fortissimo che la commissione Valini sia stata condotta pur conoscendo i rischi presi in Belgio durante la commissione Verwilghen.


FG : Si assiste a un movimento di opinione manipolato, soprattutto nei paesi di tradizione cattolica, secondo il quale opera un complotto che mira alla dissoluzione delle identità collettive e individuali in nome della “teoria del genere”, dell’omogenitorialità, del transgenere. Questo complotto passerebbe per un’infiltrazione dell’ONU e degli Stati Nazionali tramite delle « potenti lobby » che mirano alla distruzione della famiglia e al miglioramento della libera circolazione di corpi ridotti a merce. In pratica, una critica reazionaria e conservatrice dell’esercizio del biopotere che, lui, è una realtà innegabile. Quale visione progressista o rivoluzionaria possiamo opporre a questa gente che organizza delle «marce per la vita » (dei feti), dei congressi mondiali delle famiglie e inveiscono contro quello che chiamano « l’omosessualismo » ? In altri termini, quale visione emancipatrice possiamo trarre dall’analisi dei meccanismi pedocriminali ?

FL : La rivendicazione di un « diritto all’infanzia » illustra bene una perversa tendenza dell’ideologia alla deriva, comune come anche istituzionale, del diritto da una parte, e dall’altra del rapporto con l’infanzia nella società che conosco, quella dell’Europa francofona collegata alla mondializzazione dei poteri centrali, economici e finanziari grazie ai loro strumenti istituzionali. Il bambino è un soggetto di diritto e non l’oggetto di un diritto di vita o di morte di cui i genitori sarebbero i titolari in virtù della legge. La rivendicazione di un diritto nasce dalla sua negazione. Non si pensa a un diritto di fare figli più che al diritto di respirare, tranne se ci viene vietato di fare figli o di respirare; se sono incapace di respirare, ho il diritto di esigere dalla medicina che mi aiuti a respirare? Se non posso avere figli, ho il diritto di esigere dalla medicina di aiutarmi ad averne? Questa analogia è fallace, nel primo caso si tratta di me, anche nel secondo, ma tramite un bambino strumentalizzato per la soddisfazione di qualunque mio desiderio. La PMA, vista sotto questo angolo, sarebbe già al limite. La GPA sarebbe, in sé, una forma di pedocriminalità istituzionale. (PMA : Procreazione medicalmente assistita senza padre ; GPA : gestazione per altri [maternità surrogata]).

Capisco gli avversari dell’aborto, è una questione di credo. Si crede all’anima umana come non ci si crede. Anima, spirito, coscienza, sono sinonimi? Non sono forse l’espressione ideologica dei nostri interrogativi angoscianti e primordiali? La neurobiologia del cervello pensa di avvicinarsi alla scoperta della sede materiale della coscienza. Ci riuscirà? Supponendo che ci riesca, potrà stabilire che la coscienza embrionale non esiste nell’embrione? Abortire è un crimine, qualunque sia il suo statuto nel diritto penale? Un crimine contro l’Umanità per minaccia volontaria alla vita umana? Una forma di genocidio per la dimensione istituzionale di questa minaccia alla vita? Il problema etico è lo stesso riguardo al diritto di morire con dignità, tramite il ricorso all’eutanasia?

Ogni criminale oggi ha il diritto di essere giudicato per le sue motivazioni e non solo per lo scandalo del fatto che ha commesso, col quale mette in pericolo l’ordine civile e l’ordine ideologico. Le condizioni dell’aborto – psicologiche, sociali, materiali, mediche – esigono che lo Stato legiferi, non la Chiesa. La legge Giscard-Veil è una misura di salvaguardia perfettamente giustificata dall’etica. Al diritto all’infanzia assocerei il diritto alla conoscenza delle proprie origini, il diritto di sapere chi sono i propri genitori. Fanno oggi parte della stessa congiuntura ma procedono dai due lati opposti della procreazione. La collisione dei due promette dei bei dibattiti. Non capisco perché molti di quelli che vogliono dei figli senza poterne avere esigono la GPA invece che l’adozione. Sospetto grandemente l’ombelichismo, come può esserlo il fatto di concepire dei figli in modo naturale. Il vocabolario d’uso lo indica, parlando di riproduzione: non ci si riproduce, si procrea. Che il feticismo di sé possa essere accordato dalla legge è strano, senza parlare del mercato tecnologico, medico, industriale e finanziario del bambino che ne sarà la conseguenza se non ne è la causa. Non è l’aspetto meno spaventoso della dinamica della coppia PMA-GPA. Transumanesimo o postumanesimo si profilano dietro le prodezze del genio genetico. La GPA sarebbe un cavallo di Troia di queste follie che pretendono di sradicare il dolore, mirano all’immortalità e permettono al maschio umano di partorire?

Mi chiedi quale visione emancipatrice possiamo trarre dall’analisi del meccanismo pedocriminale. L’emancipazione è sempre una questione di dignità, di rispetto di sé rispetto a ciò che si considera come il bene. Che cos’è il bene, se non il diritto alla vita come sviluppo della personalità senza alterazione dell’identità del soggetto? Tutto ciò si legge nello sguardo di ciascuno, dalla nascita alla morte, se perdo la mia dignità per colpa di un altro, l’altro è indegno. La mia libertà non inizia dove si ferma quella degli altri, quella degli altri è la condizione che determina la mia e non posso essere libero se dipendo dalla sottomissione o dall’alienazione di qualcun altro. La sola visione emancipatrice, progressista o rivoluzionaria che vedo si basa su due prospettive combinate, la prima è culturale prima di poter diventare costituzionale, la seconda è in partenza di ordine costituzionale. Bisognerà:


– che la parola della vittima di un fatto istituzionale o di una politica strutturale sia ammessa come legittima a priori, ascoltata a tutti i livelli della struttura pubblica a sua richiesta o su richiesta dei cittadini, e che la sua credibilità sia presunta;

– che ogni persona eletta possa giustificare ogni suo atto in funzione delle sue possibili incidenze, anche lontane, sulla condizione fatta alla persona più vulnerabile del pianeta. Potrà sbagliarsi, ma avrà l’obbligo di aver riflettuto e dovrà poterlo provare.

Corollario: nei trattati, adozione della clausola della nazione favorita in materia di diritti umani e dei cittadini. La clausola della nazione favorita è un principio liberale che risale al 13° secolo per regolare gli scambi commerciali tra gli Stati.

La mia conclusione: il rispetto del bambino è la chiave della resistenza contro la legge del più forte.

Ti ringrazio, Fausto, per avermi dato l’occasione di attirare l’attenzione su queste quattro opere indispensabili, necessarie ma non sufficienti perché la realtà delle torture sui bambini nella o nelle reti di Outreau non siano sepolte sotto la verità giudiziaria.

Sono io a ringraziarti. I commenti sono benvenuti. Si possono inviare a Tlaxcala, che li pubblicherà man mano qui sotto.

Qualche precisione sul caso Epstein

Il giorno precedente l’arresto di Epstein

La data del 5 luglio è importante. Il giorno dopo, Jeffrey Epstein, che aveva appena trascorso tre settimane in Francia, dove possedeva un appartamento in avenue Foch, è stato arrestato al suo ritorno da Parigi all’uscita del suo jet privato, sulla pista di atterraggio dell’aeroporto di Teterboro, nel New Jersey. Incolpato per «traffico di minori », il milionario si è suicidato nella sua cella il 10 agosto.

Negli USA, la sua morte ha messo termine alle azioni penali contro di lui, ma non le civili. Soprattutto, il ministero americano della Giustizia ha giurato che i suoi eventuali complici sarebbero perseguiti dalla giustizia. In Francia, numerose voci hanno reclamato l’apertura di un’inchiesta sui legami del finanziere con l’Esagono. Oltre al suo appartamento, Epstein aveva elencato nella sua agenda – pubblicata da Gawker nel 2015 – una ventina di nomi nella sezione “Massaggio Parigi”. Secondo i procuratori americani, “massaggio” era un nome in codice per “atto sessuale”.

«Nell’ambito delle verifiche legate al caso Epstein, gli scambi con le autorità americane competenti proseguono questa settimana e una decisione d’orientamento sarà finalmente presa dalla procura di Parigi », precisa a 20 Minutes una fonte giudiziaria. Per il momento, non si sa se le verifiche mirano soltanto a Jeffrey Epstein o ugualmente ad eventuali contatti francesi.

Delle accuse che seguono Brunel da più di trent’anni

Virginia Roberts Giuffre, una vittima presunta di Epstein, afferma di essere stata “forzata” ad avere una relazione sessuale con Jean-Luc Brunel. Nella sua prima denuncia, nel 2015, aveva accusato l’agente francese di aver «consegnato delle decine di ragazze » minorenni a Epstein. Contattato da 20 Minutes, l’avvocato americano del settantenne, che lo rappresentava ancora nello scorso aprile, non ha risposto. Nel 2015, lo scout aveva negato ogni comportamento inappropriato legato «direttamente o indirettamente» ai crimini di Jeffrey Epstein, denunciando delle « falsità ».

Le accuse contro il francese, che si vantava nel 2008, durante l’emissione Paris Dernière di aver notato e lanciato la carriera di Sharon Stone, Milla Jovovich e Christy Turlington, non sono di ieri. Nel 1988, nel reportage American girls in Paris dell’emissione 60 Minutes, una modella accusò Brunel di averla drogata e violentata. La settimana scorsa, altre tre ex top model, tra cui l’olandese Thysia Huisman, l’hanno accusato di fatti simili durante lo stesso periodo.

Una lettera di credito di Jeffrey Epstein

Queste accuse non gli hanno impedito di continuare la sua carriera. Le circostanze del suo incontro con Jeffrey Epstein non sono conosciute ma fin dall’inizio degli anni 2000 Jean-Luc Brunel viaggia regolarmente a bordo del jet privato del milionario americano. Il 21 giugno 2002 è a bordo con Jeffrey Epstein, Virginia Roberts Giuffre e la franco-britannica Ghislaine Maxwell, accusata da diverse vittime presunte di aver giocato all’”adescatrice” per Epstein per anni. Fondatore di Karin Models, Brunel apre poi l’agenzia MC2 a Miami nel 2005, con una lettera di credito di Jeffrey Epstein. E quando il finanziere decaduto sconta una pena di tredici mesi di prigione per « sollecitazione di minore alla prostituzione », nel 2008, gli rende visita in prigione 67 volte, secondo gli archivi consultati dal Guardian.

* Note

Il caso Dutroux

Sei scomparse di bambine e ragazzine hanno scosso l’opinione pubblica belga nel 1995 e 1996. Una rete di traffico di bambine e di ragazze è emersa il 13 agosto 1996. Una serie di testimonianze su reti dello stesso tipo che implicavano esponenti politici di rilievo da decine di anni arriva agli investigatori. Una commissione parlamentare d’inchiesta non riuscirà a spuragre lo scandalo.

Il caso di Outreau

Nel 1995 degli operatori sociali segnalano dei maltrattamenti su bambini vicino a Boulogne-sur-Mer, in Francia, nel comune di Outreau. La giustizia chiude il caso. Le segnalazioni continuano e un giudice d’istruzione sarà nominato nel 2001. Farà emergere una rete di torture sessuali su bambini che implicano delle personalità di rilievo.



I due casi diventeranno affari di Stato. Non sono chiusi, sono stati messi sotto lucchetto.