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Le parole di Friedman si abbattono sul Piano del Secolo: “Uno sputo in faccia ai Palestinesi”

Umberto De Giovannangeli 10/06/2019
L’ambasciatore Usa a Gerusalemme in un’intervista al Nyt ha dichiarato che Israele aveva il diritto di annettersi parti della Cisgiordania, mettendo in imbarazzo anche Netanyahu.

La sua uscita gli ha fatto “conquistare” l’appellativo di “Ambasciatore dei coloni”, paladino della “Grande Israele”.Con quell’intervista al New York Times, è diventato il nuovo eroe dell’ultradestra israeliana. Solo che lui non corre per un posto alla Knesset né per contendere a Benjamin Netanyahu la leadership del Likud e l’investitura a candidato premier alle elezioni del 17 settembre. Perché il “lui” in questione un lavoro ce l’ha già ed è anche di particolare importanza e visibilità: Ambasciatore degli Stati Uniti d’America a Gerusalemme.
L’intervista che David M.Friedman ha concesso l’altra settimana al NYT ha provocato un terremoto politico che potrebbe seppellire il Deal of the Century, il “Piano del secolo” con il quale Donald Trump vorrebbe passare alla Storia come il Presidente che è riuscito laddove tutti i suoi predecessori hanno miseramente fallito: risolvere l’eterno conflitto israelo-palestinese. Che la strada fosse irta di ostacoli, The Donald lo aveva messo nel conto. Ma, stando ai rumors raccolti a Washington in ambienti della Casa Bianca, non solo il tycoon dell’uscita del suo ambasciatore non sapeva nulla, ma che è rimasto fortemente irritato dalle affermazioni di colui che lo dovrebbe rappresentare nello Stato ebraico. Va bene essere sempre e comunque dalla parte d’”amico Bibi”. Va bene aver spostato l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme – scelta pressoché solitaria, visto che un anno dopo a seguire gli Usa nel trasloco diplomatico è stato solo il Guatemala – ma Friedman ha esagerato sostenendo apertamente che Israele aveva il diritto di annettersi parti della Cisgiordania, alla faccia delle risoluzioni Onu che parlano di Territori Occupati.
L’esternazione dell’Ambasciatore ha imbarazzato lo stesso Netanyahu, rinvigorito il fronte pacifista israeliano e compattato quello palestinese. Alle esternazioni di Friedman, Haaretz, il quotidiano progressista di Tel Aviv, ha dedicato un editoriale di fuoco. “Le parole dell’Ambasciatore Friedman sono come sputare in faccia ai Palestinesi – è l’incipit dell’editoriale -. E fanno male a chiunque cerchi una soluzione giusta al conflitto israelo-palestinese basato sulla divisione della terra e sul riconoscimento del diritto all’autodeterminazione di entrambi i popoli.” Per due anni Friedman, ricorda Haaretz, ha contribuito a stilare il Deal of the Century, insieme al genero e consigliere anziano del presidente Donald Trump, Jared Kushner, e all’inviato speciale di Trump per il medio Oriente Jason Greenblatt… Le sue affermazioni, che sono identificate con la posizione del diritto annessionista di Israele, distruggono la legittimità di Friedman come un onesto mediatore e giustificano retroattivamente le critiche dei palestinesi riguardo al piano di pace di Trump. Dopo queste osservazioni, è difficile rimanere sorpresi dai sospetti dei palestinesi, che sono in parte espressi dalla loro dichiarata intenzione di boicottare il vertice in Bahrain, dove gli Stati Uniti dovrebbero divulgare la sezione economica del piano”. Quello di Haaretz è un potente j’accuse rivolto all’”ambasciatore dei coloni”: “Nell’intervista Friedman ha persino accusato l’amministrazione Obama di aver permesso – non esercitando il diritto di veto – l’approvazione, nel 2016, della Risoluzione 2334 da parte Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che afferma che gli insediamenti israeliani violano il diritto internazionale – dando così credito agli argomenti palestinesi ‘che l’intera Cisgiordania e Gerusalemme Est appartengono a loro’. ’Certamente Israele ha il diritto di annettersi una parte della” West Bank ”, ha detto Friedman. L’ambasciatore si è comportato in un modo irresponsabilmente ingannevole. Israele non ha un tale diritto perché, secondo il Diritto internazionale, si tratta di un Territorio occupato che non può essere annesso. Questa era anche la posizione dell’amministrazione degli Stati Uniti, fino ad ora. Il ritiro da questa posizione è anche la ragione per cui cinque senatori democratici hanno presentato la scorsa settimana una risoluzione a sostegno di una soluzione a due stati e che si oppone all’annessione di qualsiasi parte della Cisgiordania. I democratici sanno ciò che sa il campo di pace israeliano: solo una soluzione a due stati può garantire i diritti di entrambi i popoli e l’annessione unilaterale dei territori è contraria agli interessi di Israele. Se gli Stati Uniti sono sinceri sul voler tenere una conferenza di pace con la partecipazione palestinese e agire da mediatore onesto tra le due parti, i suoi rappresentanti devono essere neutrali. Friedman rappresenta gli interessi dei coloni e non soddisfa queste precondizioni”.
Durissima è anche la presa di posizione del fronte pacifista israeliano: “L’ambasciatore Friedman non è nuovo a prese di posizione che tendono ad affossare il dialogo con i palestinesi e la ricerca di un accordo di pace fondato sulla soluzione a due Stati – ci dice Tamar Zandberg, la leader del Meretz, la sinistra pacifista israeliana, raggiunta telefonicamente nel suo ufficio alla Knesset -. Le affermazioni fatte non sono degne di un ambasciatore che, per la funzione che svolge, dovrebbe essere super partes e non ingerire pesantemente, come ha fatto, con la vita politica d’Israele. Se questo è l’antipasto del Deal of the Century siamo messi proprio male…”. Come non bastasse, a “picconare” il “Piano del secolo” sembra mettersi anche il segretario di Stato, Mike Pompeo. Secondo il capo della diplomazia Usa, la proposta potrebbe facilmente apparire come “un accordo che solo a Israele potrebbe piacere”. Altro che “Piano del secolo”: quello messo a punto dai più ascoltati consiglieri di The Donald per il Medio Oriente, viene declassato da Pompeo a “un piano non particolarmente originale, che potrebbe essere respinto. “ Le parole pronunciate dal segretario di Stato, uno dei falchi dell’amministrazione Trump, sono contenute in un audio in mano al Washington Post e, spiega il quotidiano americano, è stato registrato durante un incontro a porte chiuse con dei leader ebrei americani. “Si potrebbe obiettare”, ha detto Pompeo, che tale accordo sia “inapplicabile” e “potrebbe non ricevere consensi”: “La gente potrebbe dire – continua Pompeo – ‘non è particolarmente originale, non mi piace. Contiene due cose buone e nove cattive, non ci sto’”.
Le considerazioni dell’ex direttore della Cia sono precedenti all’intervista di Friedman. Una intervista che non ha colto di sorpresa la dirigenza palestinese. “Il signor Friedman si muove perfettamente sulla linea tracciata dal presidente Trump dal primo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca – dice in esclusiva ad HuffPost Hanan Ashrawi, più volte ministra dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), oggi figura di primo piano dell’Olp -. Stiamo parlando di uno dei più convinti assertori del trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, ed oggi si è manifestato per quello che è: l’’Ambasciatore dei coloni’. Se un pregio l’intervista al New York Times ha, è il pregio della chiarezza. Brutale, inequivocabile. Il signor Friedman – aggiunge Ashrawi, la prima donna ad aver ricoperto l’incarico di portavoce della Lega araba – ha sposato le posizioni della destra più radicale israeliana, le ha rilanciate, dandole legittimità, in totale disprezzo della legalità internazionale e delle risoluzioni Onu che definiscono la West Bank, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza, Territori Occupati. Siamo oltre il regime di apartheid imposto da Israele nei Territori Occupati.
L’ambasciatore Friedman sembra aprire la nuova campagna elettorale del grande amico Netanyahu, indicandogli la strada da battere: annettersi parti della West Bank, modificando unilateralmente i confini dello Stato d’Israele. Un atto di una gravità inaudita”. Al punto che il ministero degli Esteri dell’Anp sta pensando di aprire un procedimento alla Corte Penale dell’Aja contro Friedman, definendolo “ignorante in politica, storia e geografia, e che appartiene allo stato delle colonie, non ha nulla in comune con la logica, la giustizia, la legge”.