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IL PONTE BALCANICO. Il patriarca ortodosso serbo in Siria rafforza i legami con Assad

Marco Siragusa 10 giugno 2019
Irinej ha incontrato il presidente siriano, una visita dai riflessi politici: Damasco ribadisce sostegno contro l’indipendenza del Kosovo, la chiesa ortodossa quello contro le interferenze straniere.

Si è conclusa sabato la lunga visita del patriarca della Chiesa Ortodossa serba Irinej in Siria, dove ha incontrato esponenti religiosi e politici come il presidente siriano Bashar Al-Assad e quello libanese Michel Aoun. La visita è stata l’occasione per affrontare importanti questioni interne alla Chiesa Ortodossa e ricevere solidarietà per la tesa situazione in Kosovo.
Il 31 maggio il patriarca della Chiesa Ortodossa serba Irinej ha iniziato la sua visita ufficiale in Siria. Accolto a Damasco dal patriarca di Antiochia Giovanni X, il 2 giugno i due hanno celebrato la Divina Liturgia nella chiesa della Santa Croce. Successivamente, Irinej ha avuto modo di visitare il monastero di Lady of Balmana nella provincia di Tartous e quello di St. Goerge nella campagna di Homs.
Qui, durante una cerimonia religiosa, il patriarca ha offerto al monastero un’icona raffigurante San Sava, il fondatore e patrono della Chiesa Ortodossa serba. Secondo le ricostruzioni storiche, negli ultimi anni della sua vita il santo partì per un lungo viaggio arrivando fino in Palestina e Siria.
Al di là degli aspetti religiosi che uniscono le due chiese, l’incontro è stato il pretesto per affrontare un tema caldo nel mondo dell’ortodossia: il riconoscimento dell’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa dopo oltre quattro secoli, voluto dall’arcivescovo di Costantinopoli. L’idea delle due chiese, entrambe vicine a quella russa, è di riuscire a convocare l’Assemblea generale dell’ortodossia per giungere ad una definitiva risoluzione della questione.
Entrambi i rappresentanti rivendicano la necessità di superare le divergenze interne e giungere ad una rinnovata unità del mondo ortodosso “specialmente in questi tempi difficili”, attraverso il dialogo e l’accordo sulle principali questioni relative alla fede.
La visita, però, ha avuto anche importanti ripercussioni politiche. In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa siriana Sana, il patriarca Irinej ha espresso la propria vicinanza al popolo siriano colpito dalla guerra spingendosi a paragonare, in maniera un po’ forzata, quanto sta succedendo in Siria con quello accaduto in Serbia alla fine degli anni ’90. Per il patriarca, la Serbia ha vissuto in passato le stesse condizioni con l’attacco delle maggiori potenze interessate ad imporre il controllo e la propria influenza sul paese.
Questa lettura della storia è stata ribadita e sostenuta anche dallo stesso presidente siriano Bashar Al-Assad che nell’incontro avvenuto lunedì scorso con il patriarca ha sottolineato la vicinanza dei due paesi, vittime di interferenze straniere volte a minarne la sovranità e il tessuto sociale ma in grado di difendersi con tenacia da questi tentativi.
La discussione non poteva non toccare la questione del Kosovo, in un momento particolarmente delicato per i fragili equilibri con Belgrado. Assad ha rinnovato il sostegno all’unità territoriale serba rinunciando a riconoscere l’indipendenza di Pristina. Il Kosovo è infatti considerato la culla della chiesa ortodossa serba che in passato non ha fatto mancare il proprio appoggio a rivendicazioni fortemente identitarie e nazionalistiche.
L’incontro tra i due è stato fortemente criticato dal ministro degli Esteri del Kosovo Behgjet Pacolli, che considera Assad un criminale di guerra.
Sebbene negli ultimi decenni la Chiesa Ortodossa serba abbia visto fortemente ridursi il proprio peso politico, rimane ancora una voce autorevole. La lunga visita in Siria è servita quindi a mantenere saldi i rapporti con alleati importanti come la Chiesa siriaca e il governo di Assad, non solo su temi politici ma anche interni al variegato mondo dell’ortodossia.